Intervista al fondatore di Sant'Egidio - Le religioni devono confrontarsi, gli altri non sono infedeli
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant`Egidio:
per la prima volta di domenica le chiese si sono riempite di imam ma
anche di semplici musulmani.
«È stato un segnale importante. È ora di finirla di dire ai musulmani che devono dissociarsi. La loro presenza durante la Messa di oggi è stata molto più importante di tanti altri convegni organizzati in questi anni per far capire che l`Islam è una religione che può e vuole convivere con gli altri». Purtroppo è un gesto che arriva dopo molto, forse troppo tempo.
«Ogni mondo ha i suoi tempi. Credo che ci sia una grande paura in noi. Per esorcizzarla trasformano i musulmani in nemici, si creano muri, barriere, confini ma la realtà è molto più complessa. Questa non è una guerra, è terrorismo. Non ci sono frontiere, il terrore è in mezzo a noi e va affrontato in modo diverso.».
Come?
«Ci vogliono nervi saldi, tenuta civile e politica, vigilanza che va chiesta anche ai musulmani nei confronti dei loro correligionari perché non si ripeta l`indulgenza nei confronti del compagno che sbaglia. E poi bisogna tornare a parlare delle nostre città, delle nostre periferie. Ci preoccupiamo tanto dei cervelli in fuga ma non ci accorgiamo del fatto che tanti giovani vengano scartati dalla società. Ci vuole fermezza e maggiori interventi di polizia, ma serve anche un discorso sulla società, la società civile deve assolutamente risorgere. Purtroppo non mi sembra che stia avvenendo molto in questo senso».
In che modo bisogna intervenire sulla società?
«La comunità islamica va inserita e integrata e i giovani devono assumere un ruolo da protagonisti e le comunità religiose devono dialogare fra loro. Su questi aspetti mi chiedo quale possa essere l`impegno delle istituzioni. Abbiamo costruito una società di adulti che non vogliono invecchiare e non si pongono il problema di trasmettere il loro sapere ai giovani. Forse ha ragione Jean Marie Colombani, ex direttore di «Le Monde», a chiedere un servizio civile obbligatorio come strumento di coesione e integrazione dei giovani».
In Francia si discute della necessità di prevedere una patente per gli imam, un modo per distinguere chi è per la pace da chi non lo è. «Il vero problema è il rapporto tra l'Islam e la cultura italiana. Bisogna fare in modo che le religioni possano confrontarsi ma non mi sembra che in questi ultimi anni si stia facendo qualcosa. È importante che lo Stato dia i patentini che rischiano di essere una forma di repressione ma è necessario che ci sia integrazione. Solo attraverso la coesione si può vincere questa battaglia. Oggi abbiamo messo la parola fine sugli altri da considerare come infedeli».
Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità Sant`Egidio, intervistato da Flavia Amabile su La Stampa del 1 agosto 2016
«È stato un segnale importante. È ora di finirla di dire ai musulmani che devono dissociarsi. La loro presenza durante la Messa di oggi è stata molto più importante di tanti altri convegni organizzati in questi anni per far capire che l`Islam è una religione che può e vuole convivere con gli altri». Purtroppo è un gesto che arriva dopo molto, forse troppo tempo.
«Ogni mondo ha i suoi tempi. Credo che ci sia una grande paura in noi. Per esorcizzarla trasformano i musulmani in nemici, si creano muri, barriere, confini ma la realtà è molto più complessa. Questa non è una guerra, è terrorismo. Non ci sono frontiere, il terrore è in mezzo a noi e va affrontato in modo diverso.».
Come?
«Ci vogliono nervi saldi, tenuta civile e politica, vigilanza che va chiesta anche ai musulmani nei confronti dei loro correligionari perché non si ripeta l`indulgenza nei confronti del compagno che sbaglia. E poi bisogna tornare a parlare delle nostre città, delle nostre periferie. Ci preoccupiamo tanto dei cervelli in fuga ma non ci accorgiamo del fatto che tanti giovani vengano scartati dalla società. Ci vuole fermezza e maggiori interventi di polizia, ma serve anche un discorso sulla società, la società civile deve assolutamente risorgere. Purtroppo non mi sembra che stia avvenendo molto in questo senso».
In che modo bisogna intervenire sulla società?
«La comunità islamica va inserita e integrata e i giovani devono assumere un ruolo da protagonisti e le comunità religiose devono dialogare fra loro. Su questi aspetti mi chiedo quale possa essere l`impegno delle istituzioni. Abbiamo costruito una società di adulti che non vogliono invecchiare e non si pongono il problema di trasmettere il loro sapere ai giovani. Forse ha ragione Jean Marie Colombani, ex direttore di «Le Monde», a chiedere un servizio civile obbligatorio come strumento di coesione e integrazione dei giovani».
In Francia si discute della necessità di prevedere una patente per gli imam, un modo per distinguere chi è per la pace da chi non lo è. «Il vero problema è il rapporto tra l'Islam e la cultura italiana. Bisogna fare in modo che le religioni possano confrontarsi ma non mi sembra che in questi ultimi anni si stia facendo qualcosa. È importante che lo Stato dia i patentini che rischiano di essere una forma di repressione ma è necessario che ci sia integrazione. Solo attraverso la coesione si può vincere questa battaglia. Oggi abbiamo messo la parola fine sugli altri da considerare come infedeli».
Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità Sant`Egidio, intervistato da Flavia Amabile su La Stampa del 1 agosto 2016
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