"Tra loro c'è stato un conflitto sugli immigrati - scrive Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana di questa settimana. E aggiunge "Ma Bergoglio non è ideologico: a lui interessano solo i poveri"
Donald Trump è presidente degli Stati Uniti. Sembrava impossibile, vedendo le cose dall'Europa. Ma è avvenuto. Ora ci s'interroga su che politica farà, perché parte del nostro futuro è determinata dalle sue scelte. Il ruolo degli Stati Uniti resta rilevante anche in un mondo multipolare. Trump appare isolazionista: gli Usa non sono per lui il poliziotto del mondo. L'Europa è lontana. Non sappiamo però quali saranno le scelte del neopresidente, dopo l'ingresso nello studio ovale della Casa Bianca, e quali saranno i condizionamenti dell'Amministrazione su di lui. In cento giorni, si svelerà. Gli Stati Uniti sono stati, dalla Seconda guerra mondiale e con la guerra fredda, la grande e unica garanzia contro la barbarie della storia. Molto è cambiato e Trump continuerà a cambiare. Oggi gli europei dovrebbero essere loro stessi (alleati agli Stati Uniti) la garanzia del loro futuro. Un problema centrale è la difesa comune europea, su cui investire, se vogliamo essere padroni del nostro futuro, come soggetto credibile e responsabile nel mondo. La Comunità di difesa, agli albori dell'integrazione europea, nel 1954, falli perché non si volle rinunciare allo stretto rapporto Stato nazionale/Forze armate.
Il futuro è oggi pieno d'incognite. La Germania vorrà una difesa comune? Lo accetteranno gli altri europei? Ci vuole più Europa. Altrimenti i Paesi europei resteranno in balia di una storia cui contribuiranno sempre meno.
Donald Trump si troverà, d'altra parte, a confrontarsi con papa Francesco. Tra i due c'è stato un conflitto sugli immigrati, quando il candidato-presidente definì il Papa «politicizzato» e aggiunse rozzamente: «Se mai l'Isis attaccasse il Vaticano, il Papa dovrebbe sperare e pregare che Donald Trump sia presidente». Non è però una questione personale. Del resto molti vescovi e cattolici americani hanno scelto Trump, anche perché non volevano votare la Clinton, soprattutto per le posizioni sull'etica. Certo Trump è stato abortista, ma ha cambiato posizione. Ha avuto un buon sostegno dai cattolici americani: il 52% l'ha scelto contro il 45% per Hillary. Forse di più, perché gli intervistati nascondevano il loro favore per Trump. In questi giorni si passano in rassegna i punti di conflitto tra Francesco e il neopresidente: le questioni ecologiche, il rapporto con l'islam, gli effetti di un liberismo incontrollato, i poveri... Si arriverà allo scontro tra la Chiesa di Roma e l`ultimo impero, quello americano? In realtà, l'approccio di Bergoglio non è mai ideologico. Parte dalla realtà, anche riguardo ai politici: «Voglio solo capire», ha dichiarato, «quali sono le sofferenze che il loro modo di procedere causa ai poveri e agli esclusi». È uno scenario aperto e in movimento che potrà riservare sorprese d'ogni genere. Un atteggiamento passivo e spaventato è fuori luogo, soprattutto da parte europea. Tutti possono, nella loro misura, essere attori del futuro.
Donald Trump è presidente degli Stati Uniti. Sembrava impossibile, vedendo le cose dall'Europa. Ma è avvenuto. Ora ci s'interroga su che politica farà, perché parte del nostro futuro è determinata dalle sue scelte. Il ruolo degli Stati Uniti resta rilevante anche in un mondo multipolare. Trump appare isolazionista: gli Usa non sono per lui il poliziotto del mondo. L'Europa è lontana. Non sappiamo però quali saranno le scelte del neopresidente, dopo l'ingresso nello studio ovale della Casa Bianca, e quali saranno i condizionamenti dell'Amministrazione su di lui. In cento giorni, si svelerà. Gli Stati Uniti sono stati, dalla Seconda guerra mondiale e con la guerra fredda, la grande e unica garanzia contro la barbarie della storia. Molto è cambiato e Trump continuerà a cambiare. Oggi gli europei dovrebbero essere loro stessi (alleati agli Stati Uniti) la garanzia del loro futuro. Un problema centrale è la difesa comune europea, su cui investire, se vogliamo essere padroni del nostro futuro, come soggetto credibile e responsabile nel mondo. La Comunità di difesa, agli albori dell'integrazione europea, nel 1954, falli perché non si volle rinunciare allo stretto rapporto Stato nazionale/Forze armate.
Il futuro è oggi pieno d'incognite. La Germania vorrà una difesa comune? Lo accetteranno gli altri europei? Ci vuole più Europa. Altrimenti i Paesi europei resteranno in balia di una storia cui contribuiranno sempre meno.
Donald Trump si troverà, d'altra parte, a confrontarsi con papa Francesco. Tra i due c'è stato un conflitto sugli immigrati, quando il candidato-presidente definì il Papa «politicizzato» e aggiunse rozzamente: «Se mai l'Isis attaccasse il Vaticano, il Papa dovrebbe sperare e pregare che Donald Trump sia presidente». Non è però una questione personale. Del resto molti vescovi e cattolici americani hanno scelto Trump, anche perché non volevano votare la Clinton, soprattutto per le posizioni sull'etica. Certo Trump è stato abortista, ma ha cambiato posizione. Ha avuto un buon sostegno dai cattolici americani: il 52% l'ha scelto contro il 45% per Hillary. Forse di più, perché gli intervistati nascondevano il loro favore per Trump. In questi giorni si passano in rassegna i punti di conflitto tra Francesco e il neopresidente: le questioni ecologiche, il rapporto con l'islam, gli effetti di un liberismo incontrollato, i poveri... Si arriverà allo scontro tra la Chiesa di Roma e l`ultimo impero, quello americano? In realtà, l'approccio di Bergoglio non è mai ideologico. Parte dalla realtà, anche riguardo ai politici: «Voglio solo capire», ha dichiarato, «quali sono le sofferenze che il loro modo di procedere causa ai poveri e agli esclusi». È uno scenario aperto e in movimento che potrà riservare sorprese d'ogni genere. Un atteggiamento passivo e spaventato è fuori luogo, soprattutto da parte europea. Tutti possono, nella loro misura, essere attori del futuro.
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