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Aggrappiamoci alla speranza per credere ancora nel futuro

Si chiude l'anno. Vengono spontanei i bilanci. Se ci guardiamo attorno, è difficile un bilancio positivo. Ci sono troppe guerre in corso.  Il disordine internazionale è forte: tutti contro tutti. Così il futuro non è rassicurante. Ci si sente esposti. L'Europa è criticata per la sua staticità.  La nostra Italia, ancora ricca complessivamente e rispetto ad altri, registra povertà crescenti e un diffuso malessere. Il malessere prende gli anziani che crescono di numero e vorrebbero più famiglia e più cure. Tocca i giovani che guardano al futuro, preoccupati per il lavoro che manca.  Il malessere riguarda tutti. Quale la sua origine? Tante, ma soprattutto la mancanza di speranza. Lo mostra il pessimismo diffuso. Il Giubileo riguarda la speranza. Per un anno Francesco e Leone l'hanno predicata.  La speranza non è la fiducia in un progresso costante per sé e per la società. Per Mircea Eliade, studioso delle religioni, questa è come una moderna superstizione, tanto che s...
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Usa ed Europa, due visioni opposte: la forza contro il diritto

  La seduta del Parlamento europeo del 18/12 - Foto di Fred MARVAUX © European Union 2025 - EP La Strategia di sicurezza nazionale di Trump è un duro attacco alla storia e ai valori della Ue L'edizione 2025 della Strategia di sicurezza nazionale ( National Security Strategy-NSS ) dell'amministrazione Trump sta facendo discutere soprattutto per i severi giudizi sull'Unione europea e sullo stato dell'Europa in generale. Questo testo viene stilato dalla fine degli anni Ottanta senza scadenza regolare: più che un documento operativo, traccia il quadro generale di riferimento della politica americana in termini di sicurezza. Alcune amministrazioni Usa non lo hanno reso noto, anche se in questi ultimi anni è invalsa l'abitudine di divulgarlo, favorendo un dibattito pubblico. Il NSS non è da confondere con altri importanti documenti americani in genere riservati - come il National Military Strategy o la National Defense Strategy , più dettagliati ed esecutivi.  L'edi...

Se vent'anni dopo l'Italia risfodera l'esercito di leva

Soldati italiani nel cortile del Palazzo Ducale di Venezia nel 1990 - Foto Meierhofer da Wikimedia Commons Questo clima aumenta l'ansia dei giovani, che vivono una stagione di incertezza sul futuro Si può produrre ora più armi, a motivo del clima bellico in Europa, in verità utili a rappezzare un'industria automobilistica in crisi. Poi è sorta la domanda: chi le imbraccerà? Rinasce l'idea della leva obbligatoria o del Servizio nazionale (si dice in Francia). In vari Paesi si riflette sul ripristino della leva, seppure non universale: si pensa d'incentivare i giovani ad arruolarsi, pur evitando l'obbligatorietà. Rafforzare la difesa appare necessario di fronte al pericolo (per alcuni imminente) di attacco nemico (oggi la Russia) o di guerra ad alta intensità. Si parla pure di scuola di coesione nazionale e, in genere, di "fare ordine" nel mondo giovanile un po' sfilacciato e demotivato. Tra i 27 Stati dell'Ue alcuni hanno la leva obbligatoria (Aust...

Sessant'anni dopo, il Vaticano II indica ancora le sfide del futuro

Un'immagine di Paolo VI L'8 dicembre 1965 si chiudeva il Concilio che mise al centro gli ultimi e l'unità dei cristiani L'8 dicembre 1965 si chiudeva il Concilio Vaticano II. Un giorno prima, Paolo VI e i padri conciliari avevano approvato la Costituzione Gaudium et spes. La Chiesa del mondo contemporaneo , un testo che diceva molto a partire dalle prime parole iniziali: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto... sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo...». Paolo VI, chiudendo il Vaticano II, confermò questo spirito.   Disse: «L'antica storia del samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio». Questo aveva avuto al suo centro l'umanità contemporanea e non era avvenuto - come cominciavano a dire alcuni - «a scapito della fedeltà dovuta alla tradizione».  Così Paolo VI continuava sul Concilio: «Una simpatia immensa l'ha tutto pervaso. La s...

Una missione a sostegno di una nuova stagione di pace. Dal 27 novembre al 2 dicembre il Pontefice visita terre che incarnano l'incontro fra culture

  Papa Leone XIV, il patriarca Bartolomeo e altri capi delle Chiese cristiane si raccolgono in preghiera a Nicea il 28 Novembre - Foto di Nikos Papachristou/Patriarcato Ecumenico Dal 27 novembre al 2 dicembre, papa Leone compie il suo primo viaggio: va in Turchia e in Libano. A partire da Giovanni Paolo II, il Papa, all'inizio del ministero, si reca a Istanbul, in visita al Patriarcato ecumenico, guidato da Bartolomeo.  Paolo VI, nel 1964, compì il suo primo viaggio nel mondo in Terra Santa, dove incontrò Athenagoras, predecessore di Bartolomeo: cominciava l'ecumenismo tra cattolici e ortodossi. Monsignor Roncalli (Giovanni XXIII), da delegato apostolico in Turchia, visitò il Patriarcato, fatto inusitato in tempi non ecumenici.   Le memorie cristiane di queste terre motivano il viaggio di Leone: in particolare i 1.700 anni del Concilio di Nicea, basilare per la cristianità indivisa. Questa fu una terra abitata dai cristiani, non solo all'epoca bizantina, ma anche dopo l...

L'Africa: il continente dei giovani solo e tradito dai propri leader

Un gruppo di giovani di Bukavu (Repubblica Democratica del Congo) - Foto di Didier Mugisho Mirindi da Wikimedia Commons L'Africa sta crescendo e cambiando, ma a fronte di enormi squilibri economici e continui conflitti I media parlano dell'Africa in modo limitato, riducendo spesso il continente a una serie di crisi violente dall'origine oscura, causa di povertà e migrazioni. Ma l'Africa è più di questo.  Sta diventando il continente più giovane del mondo con un'età media di 19 anni (in Europa è 42) e 800 milioni sotto i 25 anni su una popolazione totale di 1,5 miliardi. Ma è anche il continente al centro di un interesse economico globale per energia, terre rare e agricoltura. In molti puntano a ottenere una parte delle materie prime africane, favorendo grandi investimenti.  Ma la ricchezza non è distribuita in modo equo: un continente più ricco di ieri paradossalmente è al contempo con più poveri. Pochi molto ricchi e tantissimi poveri, in specie giovani. La ragi...

I bisognosi vanno messi al centro della nostra fede. Nella Giornata mondiale a loro dedicata siamo invitati a considerarli una "questione familiare"

Foto Sant'Egidio La Chiesa celebra il 16 novembre la IX Giornata mondiale dei poveri, un'idea di papa Francesco per mettere gli ultimi al centro della Chiesa. Non è un fatto solo umanitario. Nemmeno una celebrazione dell'assistenza cattolica e delle sue istituzioni.  Ricordare i poveri con una giornata è decisivo per la coscienza del cristiano e la comunità ecclesiale. Il povero è nel cuore della fede cristiana. Papa Leone ha scritto, con un tocco personale, nell'esortazione Dilexi te : «Tante volte mi domando perché, pur essendoci tale chiarezza nelle Sacre Scritture a proposito dei poveri, molti continuano a pensare di poter escludere i poveri dalle loro attenzioni». È una domanda da porci in questa giornata. Perché ci avviciniamo poco ai poveri e non diventiamo loro amici? Francesco avrebbe detto: perché non li tocchiamo? Spesso pensiamo che ci sono istituzioni preposte alla loro assistenza.  Giovanni Crisostomo, il Padre della Chiesa che ha tanto riflettuto sulla ...