Vincenzo Nigro su "La Repubblica" del 6 settembre 2013
Andrea Riccardi è tornato al suo lavoro, quello di storico cattolico: ha appena consegnato le bozze del suo nuovo libro, naturalmente su papa Francesco. Ma l'ex ministro della Cooperazione del governo Monti, il fondatore e leader della Comunità di Sant'Egidio segue da vicino soprattutto la cronaca di questi giorni, ovvero l`evoluzione della guerra in Siria con l'azione diplomatica di papa Bergoglio.
Papa Francesco ha smosso le acque sulla Siria: ha invitato a un digiuno, seguito da ministri cattolici e forse anche laici del governo della Repubblica italiana. E ha costruito un'azione diplomatica.
«Nel vuoto, nel disorientamento europeo, l'iniziativa di papa Francesco si staglia in maniera limpida come quella di un leader di alto livello. Il papa fa il suo mestiere di pastore, invita al digiuno, alla preghiera la sua comunità e tutte le comunità. Ma lo fa per svegliare le coscienze: ci siamo assuefatti, noi opinione pubblica assieme ai leader politici. Sarajevo, il Ruanda trovavano nell'opinione pubblica una risposta corale, una coscienza vigile, reattiva. Qui sembriamo addormentati, tra crisi economica e vittimismo di una impotenza che in Italia ingigantiamo e che finisce per paralizzarci. Dobbiamo essere realisti, l'Italia non è un impero: ma è un paese importante nel Mediterraneo, che però in questi mesi è come bloccato dalla mancanza di reazione, di azione positiva».
Ma lei crede che i ministri col digiuno dimostrino "azione positiva", oppure rispondono a logiche di schieramento interno e magari di aggiustamento preelettorale?
«Io credo che anche per un ministro il digiuno è una questione di coscienza, fondamentale. Ma naturalmente un ministro, un primo ministro, devono lavorare per allargare il campo del negoziato. Se poi digiunano, ottimo per chi digiuna: ma va costruita la politica».
Papa Francesco fa digiunare i credenti, e poi avvia un'azione diplomatica.
«È dal 2003, guerra in Iraq, che non vedevo un'azione così forte in campo diplomatico del Vaticano. Allora furono le missioni di Etchegaray in Iraq e di Laghi negli Stati Uniti, dopo l`attivismo poderoso di Wojtyla al tempo della guerra fredda. Un'azione decisa da un pontefice che ha appena nominato Parolin segretario di Stato, ovvero un diplomatico nella tradizione di Casaroli e Silvestrini, un diplomatico che ha negoziato in Vietnam, ha seguito le vicende della chiesa cattolica con il governo cinese».
Il Vaticano si mobilita non appena sono gli americani a decidere di intervenire. Sembra un`azione anti-Obama.
«No, assolutamente: questa non è un'azione anti-americana. Innanzitutto quando papa Francesco scrive a Putin lo fa per scuotere anche lui dall'inerzia, dalla passività con cui non è stata fatta pressione su chi come Assad doveva essere bloccato molto tempo prima. L`invito all`America è quello di evitare che il succedaneo dell`inerzia colpevole di altri non diventi l`azione che però non ha una visione, che non sappia prevedere cosa c'è dopo».
Andrea Riccardi è tornato al suo lavoro, quello di storico cattolico: ha appena consegnato le bozze del suo nuovo libro, naturalmente su papa Francesco. Ma l'ex ministro della Cooperazione del governo Monti, il fondatore e leader della Comunità di Sant'Egidio segue da vicino soprattutto la cronaca di questi giorni, ovvero l`evoluzione della guerra in Siria con l'azione diplomatica di papa Bergoglio.
Papa Francesco ha smosso le acque sulla Siria: ha invitato a un digiuno, seguito da ministri cattolici e forse anche laici del governo della Repubblica italiana. E ha costruito un'azione diplomatica.
«Nel vuoto, nel disorientamento europeo, l'iniziativa di papa Francesco si staglia in maniera limpida come quella di un leader di alto livello. Il papa fa il suo mestiere di pastore, invita al digiuno, alla preghiera la sua comunità e tutte le comunità. Ma lo fa per svegliare le coscienze: ci siamo assuefatti, noi opinione pubblica assieme ai leader politici. Sarajevo, il Ruanda trovavano nell'opinione pubblica una risposta corale, una coscienza vigile, reattiva. Qui sembriamo addormentati, tra crisi economica e vittimismo di una impotenza che in Italia ingigantiamo e che finisce per paralizzarci. Dobbiamo essere realisti, l'Italia non è un impero: ma è un paese importante nel Mediterraneo, che però in questi mesi è come bloccato dalla mancanza di reazione, di azione positiva».
Ma lei crede che i ministri col digiuno dimostrino "azione positiva", oppure rispondono a logiche di schieramento interno e magari di aggiustamento preelettorale?
«Io credo che anche per un ministro il digiuno è una questione di coscienza, fondamentale. Ma naturalmente un ministro, un primo ministro, devono lavorare per allargare il campo del negoziato. Se poi digiunano, ottimo per chi digiuna: ma va costruita la politica».
Papa Francesco fa digiunare i credenti, e poi avvia un'azione diplomatica.
«È dal 2003, guerra in Iraq, che non vedevo un'azione così forte in campo diplomatico del Vaticano. Allora furono le missioni di Etchegaray in Iraq e di Laghi negli Stati Uniti, dopo l`attivismo poderoso di Wojtyla al tempo della guerra fredda. Un'azione decisa da un pontefice che ha appena nominato Parolin segretario di Stato, ovvero un diplomatico nella tradizione di Casaroli e Silvestrini, un diplomatico che ha negoziato in Vietnam, ha seguito le vicende della chiesa cattolica con il governo cinese».
Il Vaticano si mobilita non appena sono gli americani a decidere di intervenire. Sembra un`azione anti-Obama.
«No, assolutamente: questa non è un'azione anti-americana. Innanzitutto quando papa Francesco scrive a Putin lo fa per scuotere anche lui dall'inerzia, dalla passività con cui non è stata fatta pressione su chi come Assad doveva essere bloccato molto tempo prima. L`invito all`America è quello di evitare che il succedaneo dell`inerzia colpevole di altri non diventi l`azione che però non ha una visione, che non sappia prevedere cosa c'è dopo».
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