Un articolo di Maurizio Carucci su Avvenire sul modo di comunicare della
Santa Sede, dal Concilio ad
oggi, il nuovo libro di Scelzo:
La penna di Pietro. Alla
presentazione, tra gli altri,
Celli, Gànswein, Riccardi,
Lombardi, Navarro Valls.
Roma. «La Chiesa trova oggi la sua principale sfida sul come annunciare Gesù e ilVangelo e dunque sul come comunicare in un contesto di miliardi di persone». Lo ha detto monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, presentando La penna di Pietro, libro scritto da Angelo Scelzo, vicedirettore della Sala stamp a vaticana, dedicato alla storia della comunicazione vaticana dal Concilio Vaticano II a papa Francesco. Nella gremita aula magna della Lumsa (Libera Università degli studi Maria Santissima Assunta) c`erano padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, l`arcivescovo Georg Gànswein, prefetto della Casa Pontificia, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant`Egidio, e Joaquin NavarroVal1s, già portavoce di Giovanni Paolo II. «Il tempo del Concilio - ha raccontato l`autore - si è posto come il tempo di maturazione di una stagione importante della comunicazione ecclesiale. La Chiesa ha preso coscienza della sua capacità di "fare notizia", e un gruppo importante di giornalisti più attenti alla sua vita, i cosiddetti vaticanisti, ha preso professionalmente sul serio la nuova occasione che gli veniva offerta». Tutti i Papi sono stati comunicatori. Benedetto XVI, per esempio, ha avuto una grande apertura verso la Rete e il mondo digitale. Padre Lombardi ha ricordato che «Ratzinger ci ha dato una trilogia su Gesù. La grandissima attenzione su papa Francesco di cui tutti godiamo - ha aggiunto il direttore della Sala Stampa vaticana - dal punto di vista comunicativo a me di problemi li pone, perché lui desidera una Chiesa non troppo centralistica e tuttavia il Papa manifesta una leadership e una attrattiva così forti. La domanda è: riusciremo ad avere anche noi una comunicazione non centralizzata? È una bella sfida».
Roma. «La Chiesa trova oggi la sua principale sfida sul come annunciare Gesù e ilVangelo e dunque sul come comunicare in un contesto di miliardi di persone». Lo ha detto monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, presentando La penna di Pietro, libro scritto da Angelo Scelzo, vicedirettore della Sala stamp a vaticana, dedicato alla storia della comunicazione vaticana dal Concilio Vaticano II a papa Francesco. Nella gremita aula magna della Lumsa (Libera Università degli studi Maria Santissima Assunta) c`erano padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, l`arcivescovo Georg Gànswein, prefetto della Casa Pontificia, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant`Egidio, e Joaquin NavarroVal1s, già portavoce di Giovanni Paolo II. «Il tempo del Concilio - ha raccontato l`autore - si è posto come il tempo di maturazione di una stagione importante della comunicazione ecclesiale. La Chiesa ha preso coscienza della sua capacità di "fare notizia", e un gruppo importante di giornalisti più attenti alla sua vita, i cosiddetti vaticanisti, ha preso professionalmente sul serio la nuova occasione che gli veniva offerta». Tutti i Papi sono stati comunicatori. Benedetto XVI, per esempio, ha avuto una grande apertura verso la Rete e il mondo digitale. Padre Lombardi ha ricordato che «Ratzinger ci ha dato una trilogia su Gesù. La grandissima attenzione su papa Francesco di cui tutti godiamo - ha aggiunto il direttore della Sala Stampa vaticana - dal punto di vista comunicativo a me di problemi li pone, perché lui desidera una Chiesa non troppo centralistica e tuttavia il Papa manifesta una leadership e una attrattiva così forti. La domanda è: riusciremo ad avere anche noi una comunicazione non centralizzata? È una bella sfida».
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