Andrea Riccardi,
storico della Chiesa; fondatore della Comunità di Sant'Egidio, ex
ministro dell'Immigrazione e co-direttore del progetto su "Il libro nero
della condizione dei cristiani nel mondo", perché questo fenomeno
avviene adesso?
«Parlare di questa persecuzione è un fenomeno continuo, purtroppo. Lo vediamo con i due cristiani arsi vivi l'altro giorno in Pakistan. È un fenomeno multiplo, con storie diverse, e che compone un panorama mondiale impressionante. E un fenomeno innanzitutto da capire, e che ci lascia attoniti».
Quello che emerge dall'analisi del volume è il numero dei Paesi coinvolti nelle violazioni della libertà religiosa: ben 81 su 196. Un numero molto alto, quasi la metà dei Paesi nel mondo. Non è dato impressionante?
«Sì, il numero dei Paesi coinvolti è alto, e sono due le risposte a questo aspetto. La prima è che i cristiani vivono in luoghi in larga parte instabili, oppure nel Sud del mondo. E la seconda è che in fondo sono donne e uomini "umani"».
Che cosa intende dire?
«Che con la loro umanità, in modo misterioso ma reale, finiscono per infastidire i poteri, le culture della violenza, i fondamentalismi. E anche i processi di disumanizzazione di tante parti del mondo, penso alle mafie o a quello che accade in Amazzonia. E poi c'è il tema delle minoranze in Medio Oriente, la cui perdita si rivelerà un grande danno per le società musulmane abbandonate a processi totalitari, perché i cristiani sono una garanzia di pluralismo».
Il Vaticano sostiene che i cristiani rischiano di scomparire da alcune zone calde del mondo, la Siria ad esempio.
«Questo processo dura da decenni. Ma è vero purtroppo che i cristiani oggi stanno letteralmente scomparendo dalla Siria e dall'Iraq. Così come sono scomparsi dalla Turchia. Tutto ciò è un dramma, una trasformazione di ecologia umana in tanti ambienti del mondo».
Poi non c'è solo il Medio Oriente, ma scacchieri emergenti come l'Asia e l'Africa.
«Del Pakistan abbiamo detto. In Africa i cristiani rappresentano una diga contro la violenza, la disumanizzazione, lo sfruttamento. Penso ai missionari rapiti in Centrafrica. Penso all'organizzazione jihadista Boko Haram in Nigeria, laddove uccidere i cristiani fa notizia».
Ma se parliamo di spettacolarizzazione ci sono anche le decapitazioni di occidentali da parte del Califfato islamico.
«A volte si pensa che i fondamentalisti siano dei primitivi che vivono sulle montagne. Mentre invece conducono guerre mediatiche modernissime contro un Occidente indifeso».
Papa Francesco ha deciso di andare, fuori dalle agende già prefissate, a fine mese proprio in Turchia, Paese musulmano al 99 per cento. Dove parlerà davanti a Siria e Iraq. Dicendo cosa, secondo lei?
«Il suo sarà un viaggio ecumenico, ma anche un viaggio di testimonianza per quelle piccolissime comunità cristiane. E sarà un viaggio di dialogo, in un grande Paese musulmano non arabo. Istanbul oggi è una città-mondo, alla periferia dell'Europa e all'inizio del mondo musulmano, dalla quale il Papa potrà rivolgersi a tanti altri universi».
La Repubblica, 6 novembre 2014
«Parlare di questa persecuzione è un fenomeno continuo, purtroppo. Lo vediamo con i due cristiani arsi vivi l'altro giorno in Pakistan. È un fenomeno multiplo, con storie diverse, e che compone un panorama mondiale impressionante. E un fenomeno innanzitutto da capire, e che ci lascia attoniti».
Quello che emerge dall'analisi del volume è il numero dei Paesi coinvolti nelle violazioni della libertà religiosa: ben 81 su 196. Un numero molto alto, quasi la metà dei Paesi nel mondo. Non è dato impressionante?
«Sì, il numero dei Paesi coinvolti è alto, e sono due le risposte a questo aspetto. La prima è che i cristiani vivono in luoghi in larga parte instabili, oppure nel Sud del mondo. E la seconda è che in fondo sono donne e uomini "umani"».
Che cosa intende dire?
«Che con la loro umanità, in modo misterioso ma reale, finiscono per infastidire i poteri, le culture della violenza, i fondamentalismi. E anche i processi di disumanizzazione di tante parti del mondo, penso alle mafie o a quello che accade in Amazzonia. E poi c'è il tema delle minoranze in Medio Oriente, la cui perdita si rivelerà un grande danno per le società musulmane abbandonate a processi totalitari, perché i cristiani sono una garanzia di pluralismo».
Il Vaticano sostiene che i cristiani rischiano di scomparire da alcune zone calde del mondo, la Siria ad esempio.
«Questo processo dura da decenni. Ma è vero purtroppo che i cristiani oggi stanno letteralmente scomparendo dalla Siria e dall'Iraq. Così come sono scomparsi dalla Turchia. Tutto ciò è un dramma, una trasformazione di ecologia umana in tanti ambienti del mondo».
Poi non c'è solo il Medio Oriente, ma scacchieri emergenti come l'Asia e l'Africa.
«Del Pakistan abbiamo detto. In Africa i cristiani rappresentano una diga contro la violenza, la disumanizzazione, lo sfruttamento. Penso ai missionari rapiti in Centrafrica. Penso all'organizzazione jihadista Boko Haram in Nigeria, laddove uccidere i cristiani fa notizia».
Ma se parliamo di spettacolarizzazione ci sono anche le decapitazioni di occidentali da parte del Califfato islamico.
«A volte si pensa che i fondamentalisti siano dei primitivi che vivono sulle montagne. Mentre invece conducono guerre mediatiche modernissime contro un Occidente indifeso».
Papa Francesco ha deciso di andare, fuori dalle agende già prefissate, a fine mese proprio in Turchia, Paese musulmano al 99 per cento. Dove parlerà davanti a Siria e Iraq. Dicendo cosa, secondo lei?
«Il suo sarà un viaggio ecumenico, ma anche un viaggio di testimonianza per quelle piccolissime comunità cristiane. E sarà un viaggio di dialogo, in un grande Paese musulmano non arabo. Istanbul oggi è una città-mondo, alla periferia dell'Europa e all'inizio del mondo musulmano, dalla quale il Papa potrà rivolgersi a tanti altri universi».
La Repubblica, 6 novembre 2014
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