Riportiamo l'Editoriale di Andrea Riccardi per Famiglia Cristiana del 18 gennaio 2015
Nella tragedia riscoperti legami profondi. Ora tocca alla politica
Ho sentito che dovevo esserci alla marcia di Parigi, domenica scorsa.
Che avrei aggiunto? Solo una testimonianza personale di vicinanza alla Francia dopo la barbarie terroristica.
Il colpo è stato forte per tutti: ci siamo scoperti vulnerabili. Per la prima volta dall`occupazione nazista, finita nel 1944,1e sinagoghe di Parigi sono state chiuse per lo Shabbat.
La marcia di domenica è stata una grande esperienza. C`erano - sembra - due milioni di persone. La gente marciava, si accalcava dietro le transenne, salutava dalle finestre. Parigi, con le sue periferie e con le tante comunità etniche e religiose, è scesa in strada. I leader religiosi sfilavano con i politici e la gente comune.
Da una grande città, come Parigi, con tante fratture sociali, è emerso un "popolo francese" che reagiva al terrore. Non è retorica, ma a Parigi abbiamo fatto l`esperienza di sentirci popolo. Un fatto raro nel tempo della globalizzazione, dove prevalgono l`individuo, il virtuale, un mondo vaporoso e disorientato... È un tempo, in cui si smarrisce il senso di un destino comune, che invece è stato espresso con forza da un popolo variegato ma coeso. La laicità francese si componeva con le religioni. Un intenso pathos percorreva tutte le generazioni.
Il terrorismo non ha piegato la Francia. La lotta al terrorismo non è all`islam: questo era chiaro a tutti.
Nella tragedia, la Francia ha riscoperto anche il legame tra le persone, la necessità di essere insieme se si vuole avere un futuro. I francesi però non si sono mostrati autosufficienti. Non c`è stata traccia di antichi orgogli. La Francia ha chiamato a raccolta i Paesi europei e quelli amici a esserle vicino: c`era un popolo francese ed europeo a Parigi. Abbiamo visto tanti leader europei e del mondo. Nessun Paese può battere il terrorismo da solo. Questa domenica parigina segna l`inizio di un processo di nuova coesione. C`è molto da fare a livello di governi: costruire un`intelligence efficace, condurre una politica estera comune coerente. Ma c`è un`altra lezione: la necessità di uscire dall`anonimato, rassegnato e impotente, in cui tanti europei si ritrovano, stanchi e disillusi della politica. La marcia di domenica non può essere solo una emozione che passa. Essere popolo e sentirci europei è l`esperienza che salverà l`umanità delle nostre città e farà argine al terrorismo.
LA RISPOSTA DELLA GENTE
Un momento della manifestazione che si è tenuta a Parigi domenica scorsa. Circa due milioni di persone hanno sfilato per prendere posizione contro il fanatismo religioso e ricordare le 17 vittime del terrorismo islamico. In testa al corteo molti capi di Stato europei (e non) in segno di solidarietà alla Francia.
Nella tragedia riscoperti legami profondi. Ora tocca alla politica
Ho sentito che dovevo esserci alla marcia di Parigi, domenica scorsa.
Che avrei aggiunto? Solo una testimonianza personale di vicinanza alla Francia dopo la barbarie terroristica.
Il colpo è stato forte per tutti: ci siamo scoperti vulnerabili. Per la prima volta dall`occupazione nazista, finita nel 1944,1e sinagoghe di Parigi sono state chiuse per lo Shabbat.
La marcia di domenica è stata una grande esperienza. C`erano - sembra - due milioni di persone. La gente marciava, si accalcava dietro le transenne, salutava dalle finestre. Parigi, con le sue periferie e con le tante comunità etniche e religiose, è scesa in strada. I leader religiosi sfilavano con i politici e la gente comune.
Da una grande città, come Parigi, con tante fratture sociali, è emerso un "popolo francese" che reagiva al terrore. Non è retorica, ma a Parigi abbiamo fatto l`esperienza di sentirci popolo. Un fatto raro nel tempo della globalizzazione, dove prevalgono l`individuo, il virtuale, un mondo vaporoso e disorientato... È un tempo, in cui si smarrisce il senso di un destino comune, che invece è stato espresso con forza da un popolo variegato ma coeso. La laicità francese si componeva con le religioni. Un intenso pathos percorreva tutte le generazioni.
Il terrorismo non ha piegato la Francia. La lotta al terrorismo non è all`islam: questo era chiaro a tutti.
Nella tragedia, la Francia ha riscoperto anche il legame tra le persone, la necessità di essere insieme se si vuole avere un futuro. I francesi però non si sono mostrati autosufficienti. Non c`è stata traccia di antichi orgogli. La Francia ha chiamato a raccolta i Paesi europei e quelli amici a esserle vicino: c`era un popolo francese ed europeo a Parigi. Abbiamo visto tanti leader europei e del mondo. Nessun Paese può battere il terrorismo da solo. Questa domenica parigina segna l`inizio di un processo di nuova coesione. C`è molto da fare a livello di governi: costruire un`intelligence efficace, condurre una politica estera comune coerente. Ma c`è un`altra lezione: la necessità di uscire dall`anonimato, rassegnato e impotente, in cui tanti europei si ritrovano, stanchi e disillusi della politica. La marcia di domenica non può essere solo una emozione che passa. Essere popolo e sentirci europei è l`esperienza che salverà l`umanità delle nostre città e farà argine al terrorismo.
LA RISPOSTA DELLA GENTE
Un momento della manifestazione che si è tenuta a Parigi domenica scorsa. Circa due milioni di persone hanno sfilato per prendere posizione contro il fanatismo religioso e ricordare le 17 vittime del terrorismo islamico. In testa al corteo molti capi di Stato europei (e non) in segno di solidarietà alla Francia.
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