Passa ai contenuti principali

"Serve rispetto, ma difendo la libertà" Intervista al Fatto Quotidiano

di Giancarlo Calapà 

Non è il conflitto tra due mondi, tra Occidente cristiano e Islam. È un errore affermarlo, è infondato. Siamo in una società globalizzata in cui niente è semplice". È perentorio Andrea Riccardi, deputato indipendente di centro, ex ministro per la cooperazione internazionale (governo Monti), fondatore nel 1968 della Comunità di Sant`Egidio, docente di storia contemporanea a Roma Tre e, soprattutto, tra i più importanti studiosi dei rapporti tra le religioni. "La globalizzazione non è adatta - spiega - alle semplificazioni".  
Quindi l`attacco terroristico a Parigi non è parte di uno scontro di civiltà?
Quanto accaduto in Francia è dovuto a tre grandi fattori: l`ideologia islamica totalitaria, che oggi circola sul web in modo massiccio e preoccupante; le periferie drammatiche, anonime, senza lavoro, di Parigi e delle grandi metropoli occidentali; la guerra alle porte, abbiamo dimenticato di essere sulla
linea del fronte, la Libia, la Siria, l`Iraq. Fattori a cui si deve aggiungere la regia delle organizzazioni terroristiche esistenti.
 
Lei domenica è stato all`oceanica marcia della pace parigina.
Andrea Riccardi alla Marche Repubblicaine di Parigi,
11 gennaio 2015
Si, ho potuto vedere questa manifestazione straordinaria. Con un popolo conscio di dover difendere la pace, il pluralismo politico, religioso e etnico, il senso della nazione. Un immenso corteo con

tantissimi musulmani, sdegnati per quanto accaduto, per questa strage che ha portato via la vita anche a due musulmani.  
Però, diceva, esiste un problema di islamismo radicale totalitario militarmente organizzato?
Si. Nel mondo musulmano c`è un grande dibattito in corso, un grande scontro che va oltre quello tradizionale tra sciiti e sunniti.
E la comunità ebraica ritorna a essere un obiettivo dei terroristi. Si pone di nuovo una questione di solidarietà tra le religioni non contrastante con la laicità. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen domenica hanno sfilato insieme, evitandosi però.
Vero. Ma è anche vero che non si sono per nulla evitati il vecchio rettore della moschea di Parigi e il rabbino di Francia.
 
Le religioni devono confrontarsi, non combattersi. Crede che giornalisti e vignettisti di Charlie Habdo abbiano esagerato in questi anni?
I nostri amici americani lo sostengono. Io, innanzitutto, difendo la libertà quando è pagata in questo modo. E ritengo inopportuno dare un`altra risposta. Se mi avesse fatto questa domanda prima della strage di Parigi, le avrei risposto che per me i sentimenti religiosi vanno rispettati. Ma non è che chi non li rispetta merita la morte, sia chiaro. O che bisogna rispettarli per evitare attentati. Sono assolutamente contrario a chi sostiene: se la sono cercata.
 
Tra i problemi ci sono le periferie quindi?
Ivry a Parigi negli anni Trenta era teatro delle lotte del Partito comunista francese. Oggi è una periferia senza comunità umana come tante altre, le parrocchie sono accorpate e le sezioni di partito non esistono più. Esiste soltanto una grande immigrazione musulmanache vive in luoghi orribili. Ma la banlieue di Parigi è drammaticamente uguale alle periferie di Milano, Torino, Roma... i recenti fatti
di Tor Sapienza (a novembre la rivolta contro il centro per migranti nel quartiere est della capitale, ndr) sono prima stati raccontati come una reazione xenofoba, poi invece abbiamo scoperto, grazie all`inchiesta "Mondo di mezzo", esser stati una reazione mafiosa. La cosa che mi preoccupa è la fine dei corpi intermedi, di quelle organizzazioni il cui scopo è occuparsi dei problemi della strada.
 
Quindi, conferma, non siamo in presenza di uno scontro di civiltà?
La globalizzazione non è adatta alle semplificazioni volute da una comunicazione affrettata e da una politica superficiale. "Per amare bisogna conoscere", diceva Giovanni Vannucci, grande mistico del Ventesimo secolo.
Invece, troppo spesso, sembra che basti un clic su internet per conoscere le cose. Non è così. La nostra è una società troppo ignorante. Quando ero bambino vedere un africano camminare a Trastevere sembrava già un film. Oggi la complessità quotidiana trova rifugio nel settarismo. Bisogna riattivare l'umanità nelle grandi periferie, intervenire, non lasciarle ancora nello stato in cui versano. Il problema si risolve lì, altro che scontro di civiltà.


Il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2015 

Andrea Riccardi su "Il Fatto Quotidiano"

Commenti

Post popolari in questo blog

Solo il cardinale Matteo Zuppi sta cercando davvero la pace

Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto dal metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca  La Santa Sede non rompe mai le relazioni, specie in tempo di crisi, e si sforza di "umanizzare la guerra" La situazione in Ucraina, con una guerra quasi al terzo anno e l'inverno alle porte, si annuncia difficile. La resistenza ucraina, appoggiata dagli occidentali, non può bloccare il processo di decomposizione della società, anche a seguito di gravi distruzioni causate dai bombardamenti russi, con l'esodo all'estero di 7 milioni di ucraini. Il popolo sta pagando un prezzo enorme e non si vede la fine.  Intanto, in Russia, a Kazan, si sono riuniti, presieduti da Putin, i Brics cui partecipano Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran e altri. Nonostante non ci sia unanimità, la riunione a Kazan mostra che la Russia di Putin non è isolata. I governi occidentali - scrive Salvatore Settis s...

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens...

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe...