Sul quotidiano Avvenire, Andrea Galli intervista Andrea Riccardi sul suo nuovo libro: Vita consacrata. Una lunga storia. Ha ancora un futuro? (vedi post)
C'è «una constatazione che lo storico non può ignorare», scrive Andrea Riccardi nel suo ultimo volumetto Vita consacrata, una lunga storia. Ha ancora un futuro? (San Paolo, pagine 96, euro 7,50), ovvero «il declino numerico di molte comunità sembra dire che il mondo dei religiosi è ormai al tramonto oppure destinato all`irrilevanza».
L'annotazione è scabra e apparentemente impietosa, ma, scrive il fondatore della Comunità di Sant`Egidio, nella veste di storico della Chiesa, «bisogna avere il coraggio di partire da questa realtà». Perché le cifre hanno una loro durezza. Per fare solo un paio esempi tra quelli citati: su circa 120 congregazioni femminili con più di 1.000 religiose, ce ne sono oggi meno di 20 in crescita; e su 45 congregazioni maschili che contano più di 1.000 membri, solo 6 hanno un "trend" positivo. Se in molti casi i numeri sono tornati ai livelli di inizio `900 e qualcuno parla di «stabilizzazione degli effettivi», è vero però che nel frattempo sono aumentati moltissimo i fedeli, quindi il peso specifico dei religiosi sull`insieme della popolazione cattolica è fortemente diminuito. L`età media nella maggioranza delle congregazioni, si può aggiungere, è alta, per cui il quadro fa intravedere la prossima estinzione di non pochi Istituti. Ma lo scritto di Riccardi è qualcosa di più profondo e "aperto" di una diagnosi infausta. E un invito a interrogarsi su una vicenda, quella dei religiosi appunto, centrale nella vita della Chiesa degli ultimi 200 anni e che presenta diversi aspetti "spiazzanti".
La vita consacrata entra nel mirino degli Stati nazionali a partire dalla Rivoluzione francese, ma è proprio sotto questa pressione, che arriva alla coercizione e alla violenza, che avviene la più grande esplosione dei religiosi nella storia della Chiesa, con una miriade di nuove fondazioni, soprattutto femminili, e a inizio `900 con la ripresa degli ordini storici. L'espansione missionaria della Chiesa in quelle realtà che oggi sono le sue più giovani frontiere, Asia e Africa, è merito dello slancio delle nuove congregazioni. Una crescita impressionante che si arresta però di blocco, come per un infarto, di fronte alla rivoluzione antropologica degli anni 60. Riccardi ne indaga i motivi, complessi, portando la riflessione su alcuni punti fermi: gli ordini religiosi - in larga misura una dote specifica del cattolicesimo - sono portatori di una carica profetica e di una "paradossalità" propria del Vangelo in un certo senso uniche, per cui non è semplice pensare alla Chiesa senza di essi, e forse non è possibile. La Chiesa ne ha bisogno. Chi pensasse che movimenti o nuove esperienze laicali possano prenderne in toto l`eredità, spesso non comprende appieno il cambiamento che ciò comporterebbe nell`"ecosistema" della cattolicità. E soprattutto, le cifre e le tendenze su cui lo storico deve pur misurarsi, non devono portare a sottovalutare la capacità di ripresa che è propria, più che degli uomini, dello Spirito. Di fronte a uno scenario di declino ce n`è insomma anche uno di speranza, possibile recuperando il cuore pulsante della vita religiosa: una capacità di visione e una di resistenza. Quella che il teologo Paul Tillich descriveva così: «Oggi noi dobbiamo resistere all`insensata ideologia del progresso che determina la nostra esistenza interna e esterna».
C'è «una constatazione che lo storico non può ignorare», scrive Andrea Riccardi nel suo ultimo volumetto Vita consacrata, una lunga storia. Ha ancora un futuro? (San Paolo, pagine 96, euro 7,50), ovvero «il declino numerico di molte comunità sembra dire che il mondo dei religiosi è ormai al tramonto oppure destinato all`irrilevanza».
L'annotazione è scabra e apparentemente impietosa, ma, scrive il fondatore della Comunità di Sant`Egidio, nella veste di storico della Chiesa, «bisogna avere il coraggio di partire da questa realtà». Perché le cifre hanno una loro durezza. Per fare solo un paio esempi tra quelli citati: su circa 120 congregazioni femminili con più di 1.000 religiose, ce ne sono oggi meno di 20 in crescita; e su 45 congregazioni maschili che contano più di 1.000 membri, solo 6 hanno un "trend" positivo. Se in molti casi i numeri sono tornati ai livelli di inizio `900 e qualcuno parla di «stabilizzazione degli effettivi», è vero però che nel frattempo sono aumentati moltissimo i fedeli, quindi il peso specifico dei religiosi sull`insieme della popolazione cattolica è fortemente diminuito. L`età media nella maggioranza delle congregazioni, si può aggiungere, è alta, per cui il quadro fa intravedere la prossima estinzione di non pochi Istituti. Ma lo scritto di Riccardi è qualcosa di più profondo e "aperto" di una diagnosi infausta. E un invito a interrogarsi su una vicenda, quella dei religiosi appunto, centrale nella vita della Chiesa degli ultimi 200 anni e che presenta diversi aspetti "spiazzanti".
La vita consacrata entra nel mirino degli Stati nazionali a partire dalla Rivoluzione francese, ma è proprio sotto questa pressione, che arriva alla coercizione e alla violenza, che avviene la più grande esplosione dei religiosi nella storia della Chiesa, con una miriade di nuove fondazioni, soprattutto femminili, e a inizio `900 con la ripresa degli ordini storici. L'espansione missionaria della Chiesa in quelle realtà che oggi sono le sue più giovani frontiere, Asia e Africa, è merito dello slancio delle nuove congregazioni. Una crescita impressionante che si arresta però di blocco, come per un infarto, di fronte alla rivoluzione antropologica degli anni 60. Riccardi ne indaga i motivi, complessi, portando la riflessione su alcuni punti fermi: gli ordini religiosi - in larga misura una dote specifica del cattolicesimo - sono portatori di una carica profetica e di una "paradossalità" propria del Vangelo in un certo senso uniche, per cui non è semplice pensare alla Chiesa senza di essi, e forse non è possibile. La Chiesa ne ha bisogno. Chi pensasse che movimenti o nuove esperienze laicali possano prenderne in toto l`eredità, spesso non comprende appieno il cambiamento che ciò comporterebbe nell`"ecosistema" della cattolicità. E soprattutto, le cifre e le tendenze su cui lo storico deve pur misurarsi, non devono portare a sottovalutare la capacità di ripresa che è propria, più che degli uomini, dello Spirito. Di fronte a uno scenario di declino ce n`è insomma anche uno di speranza, possibile recuperando il cuore pulsante della vita religiosa: una capacità di visione e una di resistenza. Quella che il teologo Paul Tillich descriveva così: «Oggi noi dobbiamo resistere all`insensata ideologia del progresso che determina la nostra esistenza interna e esterna».
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