Dopo cent'anni bisogna riconoscere ciò che è accaduto. E tornare a vivere insieme.
C'è una storia che non passa, anche se sono trascorsi cento anni. La storia delle stragi degli armeni nel 1915 non è passata. Lo si è visto dalle reazioni del Governo turco alle parole di papa Francesco
sul "genocidio", pronunciate a San Pietro domenica scorsa. Lo si è visto anche nell`atteggiamento delle autorità armene dello Stato e della diaspora. Due posizioni contrapposte: gli armeni rivendicano il genocidio e i turchi parlano di un dramma tra tanti altri drammi dell`impero ottomano in guerra. Alle spalle ci sono decenni di negazione, polemiche, dolori. Così si può continuare per secoli. Intanto le frontiere tra Armenia e Turchia sono chiuse. Due mondi sono contrapposti. La storia sembra bloccata.
Bisogna ricordare quegli eventi. Orhan Pamuk, il grande romanziere turco, ha posto la questione. Dopo l'assassinio del giornalista armeno di Istanbul, Hrant Dink, nel 2007, tanti turchi hanno manifestato con cartelli "Io sono Hrant" ed è partita una richiesta di perdono agli armeni per Metz Yeghérn, il Grande Male, cioè la strage: ha raccolto ben 30 mila firme di turchi.
Qualcosa si muove anche in Turchia verso il riconoscimento della storia. Alcuni storici turchi collaborano alle ricerche.
La realtà, infatti, è stata quella di un massacro di 1.500.000 armeni nel 1915, voluto dai Giovani Turchi, laici e nazionalisti, timorosi che la presenza armena fosse la base di possibili secessioni territoriali. Fu pianificata una pulizia etnica con marce della morte, stragi, esilio. Per realizzarla bisognava mobilitare le masse turche e curde: divenne guerra al cristiano. Non mancarono però parecchi "giusti" turchi che salvarono le vite dei perseguitati.
Perché - questo è poco noto - fu una strage non solo di armeni, ma anche delle altre comunità cristiane: caldei, siro-cattolici e siro-ortodossi, assiri, protestanti e in parte greci. Sì, una strage di cristiani, spesso un martirio perché non vollero rinunciare alla fede.
Papa Francesco lo ha dichiarato domenica scorsa di fronte ai dirigenti armeni: è stato il primo genocidio del Novecento. Averlo dimenticato ha aperto la via alla catena di genocidi che arriva sino a oggi: «Pare che la famiglia umana rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore».
Il Papa guardava anche al presente: «Sentiamo il grido soffocato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi». Francesco non intende assolutamente attaccare la Turchia, bensì proporre una via d`uscita: «Il cammino di riconciliazione tra popolo armeno e popolo turco». Scriveva Dink, prima di essere ucciso: «Difendere il vivere insieme: tale dev'essere il nostro solo obiettivo». C`è stata una storia terribile. Sono passati cent'anni. Bisogna riprendere a vivere insieme, aprire le frontiere, far rifiorire nel mondo globale quella civiltà di convivenza e di intrecci che è stata distrutta.
Commenti
Posta un commento