Passa ai contenuti principali

Genocidio degli armeni: una strage di cristiani. Editoriale di Andrea Riccardi


Dopo cent'anni bisogna riconoscere ciò che è accaduto. E tornare a vivere insieme.

C'è una storia che non passa, anche se sono trascorsi cento anni. La storia delle stragi degli armeni nel 1915 non è passata. Lo si è visto dalle reazioni del Governo turco alle parole di papa Francesco
sul "genocidio", pronunciate a San Pietro domenica scorsa. Lo si è visto anche nell`atteggiamento delle autorità armene dello Stato e della diaspora. Due posizioni contrapposte: gli armeni rivendicano il genocidio e i turchi parlano di un dramma tra tanti altri drammi dell`impero ottomano in guerra. Alle spalle ci sono decenni di negazione, polemiche, dolori. Così si può continuare per secoli. Intanto le frontiere tra Armenia e Turchia sono chiuse. Due mondi sono contrapposti. La storia sembra bloccata.
Bisogna ricordare quegli eventi. Orhan Pamuk, il grande romanziere turco, ha posto la questione. Dopo l'assassinio del giornalista armeno di Istanbul, Hrant Dink, nel 2007, tanti turchi hanno manifestato con cartelli "Io sono Hrant" ed è partita una richiesta di perdono agli armeni per Metz Yeghérn, il Grande Male, cioè la strage: ha raccolto ben 30 mila firme di turchi.
Qualcosa si muove anche in Turchia verso il riconoscimento della storia. Alcuni storici turchi collaborano alle ricerche.
La realtà, infatti, è stata quella di un massacro di 1.500.000 armeni nel 1915, voluto dai Giovani Turchi, laici e nazionalisti, timorosi che la presenza armena fosse la base di possibili secessioni territoriali. Fu pianificata una pulizia etnica con marce della morte, stragi, esilio. Per realizzarla bisognava mobilitare le masse turche e curde: divenne guerra al cristiano. Non mancarono però parecchi "giusti" turchi che salvarono le vite dei perseguitati.
Perché - questo è poco noto - fu una strage non solo di armeni, ma anche delle altre comunità cristiane: caldei, siro-cattolici e siro-ortodossi, assiri, protestanti e in parte greci. Sì, una strage di cristiani, spesso un martirio perché non vollero rinunciare alla fede.
Papa Francesco lo ha dichiarato domenica scorsa di fronte ai dirigenti armeni: è stato il primo genocidio del Novecento. Averlo dimenticato ha aperto la via alla catena di genocidi che arriva sino a oggi: «Pare che la famiglia umana rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore».
Il Papa guardava anche al presente: «Sentiamo il grido soffocato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi». Francesco non intende assolutamente attaccare la Turchia, bensì proporre una via d`uscita: «Il cammino di riconciliazione tra popolo armeno e popolo turco». Scriveva Dink, prima di essere ucciso: «Difendere il vivere insieme: tale dev'essere il nostro solo obiettivo». C`è stata una storia terribile. Sono passati cent'anni. Bisogna riprendere a vivere insieme, aprire le frontiere, far rifiorire nel mondo globale quella civiltà di convivenza e di intrecci che è stata distrutta. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Solo il cardinale Matteo Zuppi sta cercando davvero la pace

Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto dal metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca  La Santa Sede non rompe mai le relazioni, specie in tempo di crisi, e si sforza di "umanizzare la guerra" La situazione in Ucraina, con una guerra quasi al terzo anno e l'inverno alle porte, si annuncia difficile. La resistenza ucraina, appoggiata dagli occidentali, non può bloccare il processo di decomposizione della società, anche a seguito di gravi distruzioni causate dai bombardamenti russi, con l'esodo all'estero di 7 milioni di ucraini. Il popolo sta pagando un prezzo enorme e non si vede la fine.  Intanto, in Russia, a Kazan, si sono riuniti, presieduti da Putin, i Brics cui partecipano Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran e altri. Nonostante non ci sia unanimità, la riunione a Kazan mostra che la Russia di Putin non è isolata. I governi occidentali - scrive Salvatore Settis s

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe