Nel giorno della pubblicazione dell'enciclica di papa Francesco sull'ambiente "Laudato sì", Andrea Riccardi pubblica un commento sul Corriere della Sera, di cui riportiamo i passaggi essenziali:
Alla notizia di un`enciclica sull'ecologia, qualcuno ha ironizzato sulla sortita verde del Papa in un campo opinabile. In realtà i testi pontifici su temi di attualità hanno sempre suscitato critiche. Di che s`immischia la Chiesa? - fu la reazione alla prima enciclica sociale nel 1891, la Rerum Novarum, di Leone XIII (poi celebratissima). Nel 1967, molte critiche furono fatte alla Populorum progressio di Paolo VI. Perché il Papa discuteva di sviluppo? Infatti Montini, accusato di terzomondismo, aprì la questione degli ingiusti rapporti tra Nord e Sud del mondo. Papa Francesco, con Laudato si', situa nell`alveo delle «encicliche sociali» dei predecessori (molto citati nel suo testo). Come loro, lancia un messaggio di responsabilità e speranza: «l`umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la casa comune». L`originalità è il tema ecologico. Anzi il Papa rivisita l'idea di «bene comune», cara ai cattolici: è la «casa comune», l'ecologia ambientale, culturale e umana. C`è fretta! - dice. La velocità delle azioni umane sull`ambiente contrasta con «la naturale lentezza dell`evoluzione biologica». Politica, scienza e cultura non colgono l`urgenza, perché «la frammentazione del sapere... conduce a perdere il senso della totalità». Mancano visioni globali. Karol Wojtyla, che era un poeta, scriveva: «Io credo tuttavia che l`uomo soffra soprattutto per mancanza di visione». Per Paolo VI, nella Populorum progressio, «il mondo soffre per mancanza di pensiero». Francesco propone una visione problematica del mondo globale: l`umanità trascinata da una invisible hand, in cui «diventa difficile fermarsi per recuperare la profondità della vita».
Il Papa chiama la politica ad agire «con una visione ampia» e un «nuovo approccio integrale». L`enciclica è anche un manifesto di buona e nuova politica. Il Papa «francescano» crede molto alla funzione della politica, non sottomessa «alla tecnologia o alla finanza». Anche se dice che alcuni settori economici sono più potenti degli Stati. E si cominciano ad avvertire le loro opposizioni alle idee del Papa. L'economia non deve governare a fronte di politiche e Stati indeboliti. È convinzione di Bergoglio, dagli anni argentini, che gli Stati debbano riprendere la loro funzione regolatrice. La politica però ha bisogno di visione: «non rinunciamo a farci domande sui fini e sul senso di ogni cosa» - conclude Francesco. L'enciclica propone un grande dibattito sul futuro del pianeta: «abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti...».
È la nuova funzione del Papa: porre questioni alla coscienza contemporanea. La Chiesa, su molti problemi, non ha certo una parola definitiva scientificamente: «basta però guardare la realtà con sincerità per vedere che c`è un grande deterioramento della nostra casa comune». Si sente il peso della lunga esperienza umana e storica della Chiesa. È la legittimazione con cui Paolo VI si presentò all`Onu nel 1965: «Noi, quali esperti di umanità...».
La Chiesa conosce il mondo nelle sue pieghe, le periferie inabitabili e i mondi agricoli degradati. Ascolta «i gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un`altra rotta». Accanto a osservazioni sull`ambiente, l'enciclica è una vera invettiva contro chi pone sé e i propri interessi al centro. Francesco parla di «antropocentrismo assoluto e relativismo pratico». Da qui nasce la logica di chi afferma: «lasciamo che le forze invisibili del mercato regolino l`economia...»? Il Papa guarda ai bambini sfruttati sessualmente e agli anziani abbandonati. Si chiede: «che limiti possono avere la tratta degli esseri umani, la criminalità organizzata, il narcotraffico, il commercio di diamanti insanguinati o di pelli di animali in via di estinzione? Non è la stessa logica relativista che giustifica l`acquisto di organi dei poveri allo scopo di venderli... o lo scarto di bambini perché non rispondono al desiderio dei loro genitori?». Con l'autorità del Papa proclama: «Noi non siamo Dio. La terra ci precede.... E ammonisce: stiamo distruggendo la terra e creando una società violenta e conflittuale. Ci vuole un nuovo «progetto comune». Un dibattito rinnovato sull`ecologia aiuterà. Ma bisogna andare alla radice umana della crisi. Gli abitanti della terra devono cambiare stile di vita. La Chiesa, con venti secoli di storia (e ritorna il tema dell`esperienza), è in grado di contribuire a una «spiritualità ecologica», rivalutando sobrietà e senso di responsabilità verso la terra e gli altri. Non basta parlare di ecosistemi, ma ci vogliono valori spirituali, come la «sana sobrietà» e la «felice umiltà». Il Papa osserva: «La scomparsa dell`umiltà, in un essere umano eccessivamente entusiasmato dalla possibilità di dominare tutto... può solo finire col nuocere alla società e all'ambiente». Ogni passo dell'uomo può migliorare o peggiorare la società e la terra, perché «abbiamo bisogno gli uni degli altri» - conclude Francesco. Così la prima enciclica di questo Papa passa «francescanamente» dal guardare all'ambiente a proporre la fraternità universale.
Alla notizia di un`enciclica sull'ecologia, qualcuno ha ironizzato sulla sortita verde del Papa in un campo opinabile. In realtà i testi pontifici su temi di attualità hanno sempre suscitato critiche. Di che s`immischia la Chiesa? - fu la reazione alla prima enciclica sociale nel 1891, la Rerum Novarum, di Leone XIII (poi celebratissima). Nel 1967, molte critiche furono fatte alla Populorum progressio di Paolo VI. Perché il Papa discuteva di sviluppo? Infatti Montini, accusato di terzomondismo, aprì la questione degli ingiusti rapporti tra Nord e Sud del mondo. Papa Francesco, con Laudato si', situa nell`alveo delle «encicliche sociali» dei predecessori (molto citati nel suo testo). Come loro, lancia un messaggio di responsabilità e speranza: «l`umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la casa comune». L`originalità è il tema ecologico. Anzi il Papa rivisita l'idea di «bene comune», cara ai cattolici: è la «casa comune», l'ecologia ambientale, culturale e umana. C`è fretta! - dice. La velocità delle azioni umane sull`ambiente contrasta con «la naturale lentezza dell`evoluzione biologica». Politica, scienza e cultura non colgono l`urgenza, perché «la frammentazione del sapere... conduce a perdere il senso della totalità». Mancano visioni globali. Karol Wojtyla, che era un poeta, scriveva: «Io credo tuttavia che l`uomo soffra soprattutto per mancanza di visione». Per Paolo VI, nella Populorum progressio, «il mondo soffre per mancanza di pensiero». Francesco propone una visione problematica del mondo globale: l`umanità trascinata da una invisible hand, in cui «diventa difficile fermarsi per recuperare la profondità della vita».
Il Papa chiama la politica ad agire «con una visione ampia» e un «nuovo approccio integrale». L`enciclica è anche un manifesto di buona e nuova politica. Il Papa «francescano» crede molto alla funzione della politica, non sottomessa «alla tecnologia o alla finanza». Anche se dice che alcuni settori economici sono più potenti degli Stati. E si cominciano ad avvertire le loro opposizioni alle idee del Papa. L'economia non deve governare a fronte di politiche e Stati indeboliti. È convinzione di Bergoglio, dagli anni argentini, che gli Stati debbano riprendere la loro funzione regolatrice. La politica però ha bisogno di visione: «non rinunciamo a farci domande sui fini e sul senso di ogni cosa» - conclude Francesco. L'enciclica propone un grande dibattito sul futuro del pianeta: «abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti...».
È la nuova funzione del Papa: porre questioni alla coscienza contemporanea. La Chiesa, su molti problemi, non ha certo una parola definitiva scientificamente: «basta però guardare la realtà con sincerità per vedere che c`è un grande deterioramento della nostra casa comune». Si sente il peso della lunga esperienza umana e storica della Chiesa. È la legittimazione con cui Paolo VI si presentò all`Onu nel 1965: «Noi, quali esperti di umanità...».
La Chiesa conosce il mondo nelle sue pieghe, le periferie inabitabili e i mondi agricoli degradati. Ascolta «i gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un`altra rotta». Accanto a osservazioni sull`ambiente, l'enciclica è una vera invettiva contro chi pone sé e i propri interessi al centro. Francesco parla di «antropocentrismo assoluto e relativismo pratico». Da qui nasce la logica di chi afferma: «lasciamo che le forze invisibili del mercato regolino l`economia...»? Il Papa guarda ai bambini sfruttati sessualmente e agli anziani abbandonati. Si chiede: «che limiti possono avere la tratta degli esseri umani, la criminalità organizzata, il narcotraffico, il commercio di diamanti insanguinati o di pelli di animali in via di estinzione? Non è la stessa logica relativista che giustifica l`acquisto di organi dei poveri allo scopo di venderli... o lo scarto di bambini perché non rispondono al desiderio dei loro genitori?». Con l'autorità del Papa proclama: «Noi non siamo Dio. La terra ci precede.... E ammonisce: stiamo distruggendo la terra e creando una società violenta e conflittuale. Ci vuole un nuovo «progetto comune». Un dibattito rinnovato sull`ecologia aiuterà. Ma bisogna andare alla radice umana della crisi. Gli abitanti della terra devono cambiare stile di vita. La Chiesa, con venti secoli di storia (e ritorna il tema dell`esperienza), è in grado di contribuire a una «spiritualità ecologica», rivalutando sobrietà e senso di responsabilità verso la terra e gli altri. Non basta parlare di ecosistemi, ma ci vogliono valori spirituali, come la «sana sobrietà» e la «felice umiltà». Il Papa osserva: «La scomparsa dell`umiltà, in un essere umano eccessivamente entusiasmato dalla possibilità di dominare tutto... può solo finire col nuocere alla società e all'ambiente». Ogni passo dell'uomo può migliorare o peggiorare la società e la terra, perché «abbiamo bisogno gli uni degli altri» - conclude Francesco. Così la prima enciclica di questo Papa passa «francescanamente» dal guardare all'ambiente a proporre la fraternità universale.
non ci resta che leggere l'enciclica
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