Nel volume a più mani «Olivier Clément. Uno spirituale europeo»,
edito da Francesco Mondadori (pagine 144, euro 12) con l'introduzione di Andrea Riccardi, figurano contributi anche di Marko
I. Rupnik, Frank Damour, Michel Evdokimov, Vladimir Zelinsky assieme ad altri autori che approfondiscono questa
figura di «semplice cristiano» che ha ancora molto da insegnare agli
intellettuali europei, credenti e no.
Riportiamo alcuni passaggi dell'introduzione di Andrea Riccardi:
Il pensiero di Olivier Clément, radicato nella tradizione del Vangelo e aperto alla realtà, resta cruciale per chi vuole inoltrarsi nel XXI secolo, tenendo insieme l’umano e la fede. Lo si può affermare oggi, quando ormai sono passati diversi anni dalla sua morte, avvenuta a Parigi il 15 gennaio 2009. Ma è una figura che bisogna scoprire sotto vari aspetti. La storia di Olivier Clément è quella di un occidentale, imbevuto di cultura francese, formatosi nel solco della laicità e della tradizione socialista della sua famiglia, non battezzato da piccolo, né nato in un ambiente cristiano. Fin da giovane è animato, quasi «bruciato», dalla ricerca di qualcosa di più grande. Lui stesso ha voluto raccontare questa vicenda esistenziale e spirituale, in cui ha misurato la grandezza e la miseria della cultura occidentale. L’incontro con la fede cristiana d’Oriente è segnato dalla conversione, realtà che marca le diverse età della sua vita, sino alla vecchiaia. Allo stesso tempo, è rimasto un occidentale, attento alla cultura e all’attualità del suo mondo, inserito nel dibattito pubblico francese, insegnante in un grande liceo parigino, a contatto con i giovani e, per loro, spesso un orientamento.
In modo originale e per molti decenni, all’interno della sua esistenza, Clément ha realizzato l’incontro, anzi l’innesto, tra fede cristiana e cultura d’Oriente (russa, greca, romena, ma anche arabo-cristiana) e cultura occidentale. Senza nessun volontarismo, con i ritmi della sua vita e della sua ricerca culturale, ha realizzato una sintesi originale: la capacità di respirare con i 'due polmoni' del cristianesimo d’Oriente e d’Occidente, di cui parlava Giovanni Paolo II. Francese e occidentale, Clément ha appreso l’ortodossia attraverso il rapporto con i pensatori russi immigrati in Francia dopo la rivoluzione bolscevica, come Evdokimov e Lossky, mentre è stata molto forte su di lui l’influenza degli scritti di Berdjaev. Ha conosciuto il cristianesimo russo durante un viaggio in Urss negli anni Cinquanta, accompagnato dallo stesso Lossky; ha poi allargato il suo orizzonte all’ortodossia greca, in particolare attraverso il suo colloquio, nel 1968, con il patriarca di Costantinopoli, Athenagoras. Sono seguiti gli incontri profondi con l’ortodossia araba di Antiochia e con quella romena (da cui provenivano tanti suoi allievi), in particolare con la teologia di Dimitru Staniloae.
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Recensione del libro
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Il pensiero di Olivier Clément, radicato nella tradizione del Vangelo e aperto alla realtà, resta cruciale per chi vuole inoltrarsi nel XXI secolo, tenendo insieme l’umano e la fede. Lo si può affermare oggi, quando ormai sono passati diversi anni dalla sua morte, avvenuta a Parigi il 15 gennaio 2009. Ma è una figura che bisogna scoprire sotto vari aspetti. La storia di Olivier Clément è quella di un occidentale, imbevuto di cultura francese, formatosi nel solco della laicità e della tradizione socialista della sua famiglia, non battezzato da piccolo, né nato in un ambiente cristiano. Fin da giovane è animato, quasi «bruciato», dalla ricerca di qualcosa di più grande. Lui stesso ha voluto raccontare questa vicenda esistenziale e spirituale, in cui ha misurato la grandezza e la miseria della cultura occidentale. L’incontro con la fede cristiana d’Oriente è segnato dalla conversione, realtà che marca le diverse età della sua vita, sino alla vecchiaia. Allo stesso tempo, è rimasto un occidentale, attento alla cultura e all’attualità del suo mondo, inserito nel dibattito pubblico francese, insegnante in un grande liceo parigino, a contatto con i giovani e, per loro, spesso un orientamento.
In modo originale e per molti decenni, all’interno della sua esistenza, Clément ha realizzato l’incontro, anzi l’innesto, tra fede cristiana e cultura d’Oriente (russa, greca, romena, ma anche arabo-cristiana) e cultura occidentale. Senza nessun volontarismo, con i ritmi della sua vita e della sua ricerca culturale, ha realizzato una sintesi originale: la capacità di respirare con i 'due polmoni' del cristianesimo d’Oriente e d’Occidente, di cui parlava Giovanni Paolo II. Francese e occidentale, Clément ha appreso l’ortodossia attraverso il rapporto con i pensatori russi immigrati in Francia dopo la rivoluzione bolscevica, come Evdokimov e Lossky, mentre è stata molto forte su di lui l’influenza degli scritti di Berdjaev. Ha conosciuto il cristianesimo russo durante un viaggio in Urss negli anni Cinquanta, accompagnato dallo stesso Lossky; ha poi allargato il suo orizzonte all’ortodossia greca, in particolare attraverso il suo colloquio, nel 1968, con il patriarca di Costantinopoli, Athenagoras. Sono seguiti gli incontri profondi con l’ortodossia araba di Antiochia e con quella romena (da cui provenivano tanti suoi allievi), in particolare con la teologia di Dimitru Staniloae.
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