La vita della famiglia Sergio di Inzago (poco più di io mila abitanti
nella città metropolitana di Milano) era come tante. Approdati dal Sud
alla ricerca di lavoro, erano stati aiutati dalla parrocchia e
dalla Caritas. Si vedevano anche a Messa.
Il padre, ultimamente, aveva avuto problemi di lavoro: cassintegrato, sarebbe potuto tornare a lavorare. Le figlie studiavano: Maria Giulia alla facoltà di Biotecnologia alla Bicocca. Una famiglia normale. Un fatto l'ha cambiata: la conversione di Maria Giulia all'islam. Ha rotto il matrimonio con un tunisino (giudicato poco credente). Si è sposata poi con un albanese dalla famiglia estremista ed è andata con lui in Siria per unirsi ai combattenti musulmani. È divenuta una foreign fighter del sedicente califfato. Sono ormai 25 mila, un quarto convertiti. Fa impressione sentire la registrazione delle telefonate di Maria Giulia dalla Siria con la sorella e il padre: la famiglia deve "correre" nella terra dell`Isis, perché «noi dobbiamo stare soltanto con i credenti». La logica è stringente, mostra una convinzione fanatica. La madre esita e la figlia intima al padre: «Prendi mamma per i capelli e vieni in Siria». La polizia ha fermato la famiglia in partenza. È la storia di un vicino (italiano) diventato terrorista. Dietro c`è un tessuto di contatti, collegamenti, maestri dell`odio, organizzatori che portano fino in Siria. Ma soprattutto colpisce come una convinzione così forte e fanatica come quella di Maria Giulia s`imponga e trascini i genitori sessantenni e la sorella. Solo la nonna resiste: «È una miscredente, abbandoniamola», dice Maria Giulia. Storie di follia non mancano. Ma questa rivela una società indifesa, perché senza convinzioni, con pochi legami, e spesso caratterizzata da un cristianesimo pallido. Certo, il problema sono i predicatori dell`odio. Impressiona però la forza attrattiva delle convinzioni fanatiche. La gente è spesso sola, specie nelle periferie. La storia di Maria Giulia e della sua famiglia, pur senza enfatizzarla, è un sintomo. Dice che la nostra società, scarica di valori e legami, non va. Non bastano a proteggerla gli investigatori o le forze dell`ordine. C`è il problema di una realtà umana che sappia trasmettere qualcosa. Questa è anche una domanda alla Chiesa. In tanti cuori c`è un silenzio grande, talvolta cupo. Ha ragione papa Francesco: bisogna uscire, guardare, incontrare e parlare.
Il padre, ultimamente, aveva avuto problemi di lavoro: cassintegrato, sarebbe potuto tornare a lavorare. Le figlie studiavano: Maria Giulia alla facoltà di Biotecnologia alla Bicocca. Una famiglia normale. Un fatto l'ha cambiata: la conversione di Maria Giulia all'islam. Ha rotto il matrimonio con un tunisino (giudicato poco credente). Si è sposata poi con un albanese dalla famiglia estremista ed è andata con lui in Siria per unirsi ai combattenti musulmani. È divenuta una foreign fighter del sedicente califfato. Sono ormai 25 mila, un quarto convertiti. Fa impressione sentire la registrazione delle telefonate di Maria Giulia dalla Siria con la sorella e il padre: la famiglia deve "correre" nella terra dell`Isis, perché «noi dobbiamo stare soltanto con i credenti». La logica è stringente, mostra una convinzione fanatica. La madre esita e la figlia intima al padre: «Prendi mamma per i capelli e vieni in Siria». La polizia ha fermato la famiglia in partenza. È la storia di un vicino (italiano) diventato terrorista. Dietro c`è un tessuto di contatti, collegamenti, maestri dell`odio, organizzatori che portano fino in Siria. Ma soprattutto colpisce come una convinzione così forte e fanatica come quella di Maria Giulia s`imponga e trascini i genitori sessantenni e la sorella. Solo la nonna resiste: «È una miscredente, abbandoniamola», dice Maria Giulia. Storie di follia non mancano. Ma questa rivela una società indifesa, perché senza convinzioni, con pochi legami, e spesso caratterizzata da un cristianesimo pallido. Certo, il problema sono i predicatori dell`odio. Impressiona però la forza attrattiva delle convinzioni fanatiche. La gente è spesso sola, specie nelle periferie. La storia di Maria Giulia e della sua famiglia, pur senza enfatizzarla, è un sintomo. Dice che la nostra società, scarica di valori e legami, non va. Non bastano a proteggerla gli investigatori o le forze dell`ordine. C`è il problema di una realtà umana che sappia trasmettere qualcosa. Questa è anche una domanda alla Chiesa. In tanti cuori c`è un silenzio grande, talvolta cupo. Ha ragione papa Francesco: bisogna uscire, guardare, incontrare e parlare.
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