Passa ai contenuti principali

Religioni e civiltà, nuova rubrica di Andrea Riccardi su "Sette": La globalizzazione ha frammentato il mondo

Riportiamo il primo articolo di una rubrica settimanale su "Religioni e civiltà" che Andrea Riccardi curerà su "Sette" del Corriere della Sera. L'obiettivo di questa rubrica:  Le civiltà e le religioni sono attori di rilievo, ma bisogna avere la pazienza di leggerne il percorso complesso e l`incrocio con altri fattori.

La globalizzazione ha frammentato il mondo. È un fenomeno che non riguarda soltanto i musulmani. Per capire questo nuovo, variegato universo è vietato semplificare
Gli attentati terroristici islamici hanno fatto parlare di "scontro di civiltà". Il Primo ministro francese, Manuel Valls, dopo la recrudescenza di violenza islamica all'inizio del Ramadan, ha dichiarato: «Non possiamo perdere questa guerra, perché in fondo è una guerra di civiltà». Bisogna chiamare i fatti con il loro nome, ha detto. Lo pensano in parecchi.
L'espressione "guerra di civiltà" è divenuta popolare dopo la fine della guerra fredda. Prima dell`89, il mondo era diviso nel ferreo ordine di due blocchi contrapposti: l'Occidente e l'Oriente comunista. Esistevano anche i Paesi non allineati, in gran parte ex coloniali. Ma il cuore dello scenario internazionale era lo scontro tra Est e Ovest. Avevamo dimenticato il radicamento delle identità nazionali nell`Est comunista e la forza della religione, come si è visto con il ruolo del cattolicesimo nella transizione polacca. Il mondo multipolare dopo l'89 è apparso caotico e conflittuale.
Così nel 1993, lo studioso americano Samuel Huntington ha proposto un'interpretazione dello scenario internazionale. Questo sarebbe articolato in civiltà (generalmente con riferimento a una religione): l'occidentale, l'islamica, la cinese, l'ortodossa, la giapponese e altre. Per alcune di esse, il destino era inevitabilmente lo scontro, ad esempio tra Occidente e Islam. La tesi non era nuova per gli studiosi. Ma è divenuta presto popolare in un mondo complicato e orfano della chiarezza spietata della guerra fredda. L'11 settembre 2001, con gli attentati islamici negli Stati Uniti, è apparsa la conferma di questa tesi: era uno scontro di civiltà.
In realtà, nel mondo globale, tutto è molto complesso. Le civiltà e le religioni sono una realtà importante, ma s'intersecano con tanti fattori in modo non schematico. Il mondo musulmano sta vivendo un implacabile conflitto tra sunniti e sciiti. Il terrorismo radicale ha un retroterra vasto tra musulmani, ma non fa l`unanimità. In realtà - spiega l'islamologo Olivier Roy - la globalizzazione ha ancor più frammentato il mondo islamico. I sunniti - si pensi all`Egitto - sono divisi e in conflitto: dai Fratelli Musulmani, ai salatiti, a Al Azhar e ancora... Il ritorno dell'islam sulla scena politica si è accompagnato a processi individuali, a una crisi d'autorità e a un bricolage di posizioni. La religione musulmana non è un fatto unitario politicamente. Questo non vuol dire che non esista la sfida terroristica.
STORIA DEI SINGOLI PAESI. La frammentazione non riguarda solo i musulmani. Si potrebbe parlare del mondo ortodosso e di tanti altri universi culturali e religiosi. Le civiltà e le religioni sono attori di rilievo, ma bisogna avere la pazienza di leggerne il percorso complesso e l`incrocio con altri fattori. Le religioni e le civiltà sono anche determinate dalla storia dei singoli Paesi. Il mondo globale è molto variegato. Non lo si può affrontare a colpi di semplificazioni, se si vuole capire qualcosa e prendere decisioni in senso giusto. Il nostro non è proprio un tempo per "terribili semplificatori".

Commenti

Post popolari in questo blog

Solo il cardinale Matteo Zuppi sta cercando davvero la pace

Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto dal metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca  La Santa Sede non rompe mai le relazioni, specie in tempo di crisi, e si sforza di "umanizzare la guerra" La situazione in Ucraina, con una guerra quasi al terzo anno e l'inverno alle porte, si annuncia difficile. La resistenza ucraina, appoggiata dagli occidentali, non può bloccare il processo di decomposizione della società, anche a seguito di gravi distruzioni causate dai bombardamenti russi, con l'esodo all'estero di 7 milioni di ucraini. Il popolo sta pagando un prezzo enorme e non si vede la fine.  Intanto, in Russia, a Kazan, si sono riuniti, presieduti da Putin, i Brics cui partecipano Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran e altri. Nonostante non ci sia unanimità, la riunione a Kazan mostra che la Russia di Putin non è isolata. I governi occidentali - scrive Salvatore Settis s

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe