Era
già avvenuto con Benedetto XVI. Ma con Francesco c'è come un processo
di screditamento attraverso false notizie o insinuazioni di Andrea Riccardi
Questi sono stati giorni molto intensi per la Chiesa
cattolica. Si è chiuso da poco il Sinodo dei vescovi, in cui si è
discusso sulla famiglia nel mondo contemporaneo. Sono emerse
sensibilità differenti, anche perché i problemi sono molti. Parlare di
famiglia è discutere della realtà degli uomini e delle donne, ma
anche dei bambini e degli anziani, tutti stretti in un comune vincolo
di destino. E nella società globalizzata soffre tutto ciò che è
legame, mentre si esalta l'individuo da solo. Così i padri sinodali
hanno discusso dell'umanità dei nostri giorni, sotto l'angolatura
della famiglia. Papa Francesco era con loro e ha più volte richiamato
alla misericordia verso la condizione umana. Ovvio che misericordia
non significhi distruggere o cambiare la dottrina della Chiesa. Non
si può parlare - anche se c'erano al Sinodo preoccupazioni diverse - di
un partito di vescovi per la misericordia e di un altro per la
dottrina. Così concepiti sono caricature mediatiche. Il Sinodo ha
concluso con un documento unitario rimesso al Papa, che ha voluto un
dibattito nella Chiesa (il che non significa necessariamente
divisione). Sarà lui poi, con la sua responsabilità, a sviluppare
l'insegnamento della Chiesa sulla famiglia negli anni a venire.
Quello che suscita stupore è l'attacco portato al Papa in tanti modi,
come con la diffusione di false notizie sulla sua salute. Qualcosa di
simile era già avvenuto nei confronti di papa Benedetto. Ma con
Francesco c'è come un processo di screditamento attraverso false
notizie o insinuazioni, quasi che il Papa argentino non governasse
la Curia e la Chiesa, ma fosse tutto dedito al rapporto con il popolo.
Questo viene da fuori. Ma talvolta anche personalità della Chiesa, che
dovrebbero professare rispetto, assumono toni raramente usati verso
il Papa. Sono eccezioni, certamente. Ci si ricordi che mettere in
discussione la figura del Papa è infragilire il custode della dottrina
e della tradizione della Chiesa, ma anche il garante della comunione e
della libertà di tutti. Già con papa Ratzinger, abbiamo visto come
queste forze inconsulte (interne o esterne?) siano pe
santi.
Francesco non ha bisogno di essere difeso. Ma tutti - cardinali,
vescovi, popolo di Dio, credenti - ricordano bene quel che ha fatto
dal 2013, quando la Chiesa sembrava vivere momenti bui. Forse è l'ora
di stargli più vicino. Non ho da insegnare niente. Ma sento
gratitudine per lui. E mi piacerebbe che fosse più espressa.
condivido
RispondiElimina