Andrea Riccardi rinnova il suo appello per la città siriana devastata dalla guerra.
Qui le tre grandi religioni vivevano in pace. I cristiani erano tanti.
Ora, sotto le bombe, chi può scappa. Nel silenzio del mondo
Aleppo era bella. Un intreccio di storia e
monumenti. Aleppo era la città di tutti. Purtroppo gli ebrei l'avevano
lasciata con l'indipendenza della Siria. I pochi rimasti sono andati
via poi. I cristiani erano tanti: 300 mila su un milione e 900 mila
abitanti. Il quartiere cristiano era vivace, con chiese di confessioni
differenti. Quella armeno-ortodossa, antica e levigata dalla preghiera
e dalla vita. Non lontano quella greco-cattolica, vicino a cui
risiedeva un grande aleppino, il vescovo Edelby, che diceva: «Perché
infastidirsi alla voce del muezzin attraverso gli altoparlanti? Provo
anch'io a farmi chiamare alla preghiera e percepisco che i musulmani
si sentono chiamati». Una famiglia armena gestiva, da più di un
secolo, l'epico Hotel Baron, dove scendevano i grandi di passaggio.
Aleppo aveva accolto nel 1915 gli armeni deportati nei viaggi della
morte, condotti dagli ottomani. Alcuni anni fa, Edelby, figlio di un
greco-cattolico e di un'armena, mi ha guidato nel quartiere cristiano,
oggi in parte svuotato. Per lui i cristiani dovevano vivere insieme
con i musulmani in pace.
Aleppo era la città del vivere insieme: simpatica, laboriosa, crocevia di etnie e religioni. Nel giugno 2015, ho lanciato un appello, Save Aleppo: «Salvare Aleppo vale più che un'affermazione di parte sul campo!». L'appello ha avuto tante e autorevoli adesioni.
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La diplomazia internazionale è rimasta silente o ha compiuto qualche gesto maldestro. Le forze sul terreno sono state impegnate a distruggersi. Oggi la parte sotto controllo governativo (il centro e l`area dei cristiani) è assediata e colpita dai missili. Quella dei ribelli è bombardata dai terribili "barili" esplosivi del regime. Qualche giorno fa, un missile è arrivato vicino a una scuola da cui uscivano 250 alunni. I bambini di Aleppo sono cresciuti in una guerra che dura da quattro anni. Chi può fugge. Per due settimane la città è stata isolata per gli scontri tra l'esercito di Assad e gli uomini del Daesh sull'unica strada per uscire dall'assedio. Mancavano in città i generi di prima necessità. I cristiani isolati temevano per loro in caso di vittoria di Daesh. Dopo la fine del blocco, la gente ha ripreso a fuggire. Ben 70 mila in una sola settimana. Aleppo, patrimonio dell`umanità dell`Unesco, è un cumulo di rovine. Bisogna salvare però le vite umane e le famiglie: il meraviglioso patrimonio umano della città. Per questo non va dimenticata Aleppo!
Aleppo era la città del vivere insieme: simpatica, laboriosa, crocevia di etnie e religioni. Nel giugno 2015, ho lanciato un appello, Save Aleppo: «Salvare Aleppo vale più che un'affermazione di parte sul campo!». L'appello ha avuto tante e autorevoli adesioni.
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La diplomazia internazionale è rimasta silente o ha compiuto qualche gesto maldestro. Le forze sul terreno sono state impegnate a distruggersi. Oggi la parte sotto controllo governativo (il centro e l`area dei cristiani) è assediata e colpita dai missili. Quella dei ribelli è bombardata dai terribili "barili" esplosivi del regime. Qualche giorno fa, un missile è arrivato vicino a una scuola da cui uscivano 250 alunni. I bambini di Aleppo sono cresciuti in una guerra che dura da quattro anni. Chi può fugge. Per due settimane la città è stata isolata per gli scontri tra l'esercito di Assad e gli uomini del Daesh sull'unica strada per uscire dall'assedio. Mancavano in città i generi di prima necessità. I cristiani isolati temevano per loro in caso di vittoria di Daesh. Dopo la fine del blocco, la gente ha ripreso a fuggire. Ben 70 mila in una sola settimana. Aleppo, patrimonio dell`umanità dell`Unesco, è un cumulo di rovine. Bisogna salvare però le vite umane e le famiglie: il meraviglioso patrimonio umano della città. Per questo non va dimenticata Aleppo!
La città conta un milione e 900 mila abitanti ed è più grande della capitale siriana Damasco. Non molto tempo fa, i cristiani erano 300 mila.
questo articolo è apparso su Famiglia Cristiana del 20/12/2015
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