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L'Europa non sbatta contro i muri che uccidono la speranza

Le barriere sembrano proteggere, ma gli Stati europei, isolati, non riusciranno ad affrontare la sfida di un mondo globale

Qualcosa di serio sta succedendo in Europa. Qualcuno parla di un assedio da parte dei migranti e dei rifugiati. Quale la risposta più logica all'assedio, se non il muro? Ha cominciato Orbàn in Ungheria, costruendo il muro per respingere i rifugiati che salivano dai Balcani e ricordando che proprio a Buda nel 1686 erano stati battuti i turchi. Il muro - così sostiene - dovrebbe preservare il carattere ungherese e "cristiano". Altri Paesi dell'Est hanno seguito il modello fino alla Macedonia. Il muro è una risposta archetipale all'assedio. Si è sempre fatto così, si dice. Si pensi alla Grande Muraglia cinese, cominciata prima di Costantino, nel III secolo o al Vallo di Adriano verso la Scozia, iniziato nel II secolo. Al di là del muro c'era l`ignoto: popoli in movimento che non si controllavano né monitoravano. Mircea Eliade parla di "terrore della storia".
Il muro e l'assedio... Massimo Franco ha scritto in proposito un libro, L'assedio, come l`immigrazione sta cambiando il volto dell'Europa e la nostra vita quotidiana (Mondadori, Milano 2016). Osserva che i migranti assediano le nazioni europee, ma queste, a loro volta, mettono sotto assedio l`Unione Europea. Difendono i loro confini e si ripiegano su logiche nazionali, svincolandosi dall'Unione. Il muro sembra proteggere, ma è solo un'impressione. Dura poco, perché gli Stati europei saranno erosi dalla crisi demografica mentre, isolati, non riusciranno ad affrontare la sfida di un mondo globale e di giganti economici come la Cina. Papa Francesco ha parlato di «un'Europa tentata di voler assicurare e dominare spazi più che generare processi d'inclusione e trasformazione; un'Europa che si va "trincerando"...». In realtà la storia europea è stata tanto diversa: nel male e nel bene. Si è realizzata superando la logica dei muri ed esplorando il mondo ignoto e altro, per dominalo con la prima globalizzazione, la conquista delle Americhe, e con grandi imperi coloniali. Più che difendere le coste, gli europei andavano oltre, spesso sull'altra riva: esplorazioni, conquista, cartografia, commercio, sfruttamento, rete di contatti mondiale, vanno di pari passo. È un'attitudine radicalmente differente da quella dei muri: diversa per esempio dalla storia della Cina più centrata su se stessa.
Oggi l'Europa di fronte ai movimenti dei popoli rischia di lasciarsi guidare dalla paura. Anche il discorso pubblico su migranti e rifugiati è fatto sulle note della paura. Di anno in anno, crescono in modo esponenziale gli interventi, gli allarmi, le immagini preoccupanti sui migranti e rifugiati. e parlare del fenomeno in modo realistico. Stefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna hanno pubblicato un piccolo libro che dà, però, le dimensioni della realtà: Tutto quello che non vi hanno mai detto sull'immigrazione (Laterza, Roma-Bari 2016). Gli stranieri non rubano il lavoro agli italiani - scrivono - ma immettono aria fresca in un`economia in declino. Bisogna raccontare - insistono - anche le storie di successo nell'integrazione d'immigrati e rifugiati. Non solo gli incidenti e i fatti negativi. Se la cultura è decisiva nell'integrazione di chi viene nel nostro Paese, anche per gli italiani sono necessarie sia cultura che informazione al di là dell'allarmismo. Massimo Franco conclude il suo libro con alcune righe che fanno pensare: «Oscuramente, con fastidio, s'intuisce che c'è più speranza in quella disperata ricerca di futuro di chi anela all'Europa, che nei muri freschi di cemento e nelle barriere di filo spinato... La sindrome dell'assedio è solo il paraocchi per non vedere che il nuovo continente è entrato non in un altro millennio ma in un'altra era». Siamo davvero in un'epoca nuova che ha bisogno di nuove politiche e consapevolezze. Ma anche di speranza.          

Per questo, bisogna ridimensionare l'assedio"

Questo articolo di Andrea Riccardi è apparso sul magazine "Sette" del Corriere della Sera il 24 giugno 2016            

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