La scorsa settimana è stata dura: il barbaro attentato a Nizza e l'improvviso golpe in Turchia nella notte di venerdì. Guardiamo ormai il mondo con paura. Che succederà domani? Da un lato, il terrorismo folle. Dall'altro, l'instabilità di un Paese importante, membro della Nato. Non ha senso trovare una congiunzione tra i due eventi nell'islam.
In Turchia, il golpe è stato fatto da militari laici contro il presidente Erdogan, accusato di islamizzare lo Stato cancellando la laicità, carattere basico della Repubblica fondata da Kemal Atatürk nel 1923. Le Forze armate, attraverso un sistema di controllo del potere, sono state il severo custode della Turchia laica e kemalista - anche con vari golpe - finché, nel 2003, con il voto popolare, Erdogan è divenuto Primo ministro e progressivamente ha smantellato il vecchio quadro istituzionale. Era stato prima, dal 1994 al 1998, sindaco "islamista" di Istanbul.
Pio musulmano, islamista conservatore, è salito al potere con il voto dei turchi dell'Anatolia e delle periferie. Sotto il suo Governo, un forte sviluppo economico ha creato una borghesia islamica accanto a quella laica. Eletto presidente, sta per rafforzare i suoi poteri, mentre conduce una politica di controllo sulla ricca e pluralista opinione pubblica.
I laici lo accusano di creare un Governo autoritario. I settori dell'esercito e dell'aviazione che hanno fatto il golpe hanno parlato di Stato laico e democrazia. Ma non può esistere un golpe per democrazia. Per un momento è sembrato avessero vinto. Ma il messaggio video di Erdogan su FaceTime ha mobilitato i suoi sostenitori. Si è visto il popolo in piazza a mani nude contro i tank. La Turchia si è rivelata un grande Paese democratico. Anche i partiti opposti a Erdogan hanno condannato il golpe. Non si fa cadere con la forza un Governo eletto. Solo parte dell'esercito era con i golpisti. In poche ore, il presidente ha ripreso il controllo.
Era stato eletto con più della metà dei suffragi e il golpe, in caso di vittoria, si sarebbe trovato contro larga parte della società. Qualcuno ha accusato Erdogan di aver architettato l'operazione come premessa psicologica d'una svolta autoritaria. Le prime ore invece sembravano dure per lui. Ma ha giocato bene e con coraggio. Ora però si addensano tante domande sul futuro, mentre proseguono gli arresti di golpisti, militari, magistrati. Ci sarà una stretta? Le preoccupazioni ci sono. Non depone bene il paventato ristabilimento della pena di morte. Il golpe è stato una follia. Se ne trae però una lezione: nella società massmediatica queste operazioni sono quasi impossibili. Erdogan ha vinto perché ha convocato il popolo anche attraverso i social media. Nel nostro presente non tutto è negativo: contano la società civile e la democrazia. Il vincitore ora ne tenga conto.
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