Andrea Riccardi, sul magazine "Sette" del Corriere della Sera, affronta la questione del rapporto tra Chiesa cattolica e Cina. "Con Francesco - afferma - si è intensificato l'impegno per un accordo con il governo che restituisce a Roma la decisione sulle nomine dei vescovi"
I regimi comunisti controllavano tutta la vita sociale. Come si collocava in essi una realtà transnazionale come la Chiesa cattolica? Il problema si pose fin dagli anni Venti in Unione Sovietica e poi, dopo il 1945, nei Paesi cattolici dell`Est: Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia. Cominciò la repressione: vessazioni, arresti di vescovi, controlli, emarginazione e condanne dei cattolici. Il rapporto delle Chiese locali con il Papa e Roma appariva inaccettabile ai governi: andava rotto o fortemente controllato. Un vescovo clandestino ucraino mi raccontò una volta che la polizia gli aveva detto: «Fai i tuoi riti superstiziosi ma, se hai un rapporto con l'estero, sei finito».
Il modello era una Chiesa cattolica sotto il totale controllo statale, simile a una Chiesa autocefala ortodossa. Non fu mai realizzato in Europa, ma i governi comunisti crearono movimenti di preti patriottici per controllare le Chiese. Sono storie dolorose del secolo passato. Non solo europee, ma anche asiatiche.
In
Cina, sopravvivono problematiche simili, anche se con grandi
differenze per le caratteristiche del Paese. La Cina è molto cambiata. È
lontana dai modelli dei regimi comunisti dell'Est. Sta andando al XIX
congresso del partito comunista cinese, da cui si attendono importanti novità. Eppure il problema della Chiesa cattolica non è
risolto. Mancano rapporti diplomatici con il Vaticano. L'ultimo nunzio
a Pechino, mons. Riberi, fu espulso dalla Cina nel 1951 e si recò
presso il regime di Chiang Kai Shek, a Taiwan, ancora oggi in
relazioni diplomatiche con la Santa
Sede. La storia del cattolicesimo in Cina è stata dolorosa, segnata
dall'mpatto non solo con il comunismo, ma anche con l'estraneità
cinese verso il cristianesimo. Dopo una serie di misure per colpire il
cattolicesimo, nel 1957 nacque l'associazione patriottica cinese, che
controllava la Chiesa e la scelta dei vescovi.
Pio XII condannò questa politica, ma non scomunicò i vescovi, considerandoli costretti. Si formò una Chiesa ufficiale sotto il controllo dell'associazione patriottica accanto a una underground fedele al Papa. Restano ancora due Chiese, anche se oggi parecchi vescovi "patriottici" riconoscono il Papa o vengono nominati con il consenso di Roma. Clandestini e patriottici si mescolano. Nella realtà non più due mondi alternativi in modo rigido, anche se difficoltà e sofferenze non mancano. Con papa Francesco, si è intensificato l'impegno per un accordo con il governo, che restituisce a Roma - attraverso un meccanismo - la decisione sulle nomine dei vescovi, estraniando l'associazione patriottica.
La trattativa procede. I diplomatici vaticani sanno che non si tratta soltanto di problematiche legate alla storia "comunista", ma anche di questioni con un grande Paese dalla concezione politica e dalla cultura diverse dall'Occidente. Un accordo sembra possibile. Per il card. Zen, già vescovo di Hong Kong, si tratta invece di un cedimento a cui i cattolici dovrebbero fare obiezione di coscienza. Ma è già significativo - se si pensa a qualche decennio fa - che il governo cinese cerchi un'intesa con il Vaticano, rispettandone le esigenze.
La Cina è tanto cambiata: enormi spostamenti di popolazione dalla campagne, grande sviluppo e forti mutamenti culturali. Quale spazio avranno le religioni nella modernità cinese? Anche l'orizzonte spirituale cinese cambia, dopo la fine dell`ateismo di Stato. Nota Anne Cheng su Le Monde «Si vedono rinascere certi culti locali e familiari... La perdita di riferimenti ideologici favorisce questa rinascita». Non ci sono solo questioni politico-diplomatiche, ma anche questioni religiose spirituali in un Paese "nuovo" dalle radici antiche, il più popoloso del mondo. Sono domande per il futuro del cristianesimo in Cina.
I regimi comunisti controllavano tutta la vita sociale. Come si collocava in essi una realtà transnazionale come la Chiesa cattolica? Il problema si pose fin dagli anni Venti in Unione Sovietica e poi, dopo il 1945, nei Paesi cattolici dell`Est: Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia. Cominciò la repressione: vessazioni, arresti di vescovi, controlli, emarginazione e condanne dei cattolici. Il rapporto delle Chiese locali con il Papa e Roma appariva inaccettabile ai governi: andava rotto o fortemente controllato. Un vescovo clandestino ucraino mi raccontò una volta che la polizia gli aveva detto: «Fai i tuoi riti superstiziosi ma, se hai un rapporto con l'estero, sei finito».
Il modello era una Chiesa cattolica sotto il totale controllo statale, simile a una Chiesa autocefala ortodossa. Non fu mai realizzato in Europa, ma i governi comunisti crearono movimenti di preti patriottici per controllare le Chiese. Sono storie dolorose del secolo passato. Non solo europee, ma anche asiatiche.
La cattedrale di Xian |
Pio XII condannò questa politica, ma non scomunicò i vescovi, considerandoli costretti. Si formò una Chiesa ufficiale sotto il controllo dell'associazione patriottica accanto a una underground fedele al Papa. Restano ancora due Chiese, anche se oggi parecchi vescovi "patriottici" riconoscono il Papa o vengono nominati con il consenso di Roma. Clandestini e patriottici si mescolano. Nella realtà non più due mondi alternativi in modo rigido, anche se difficoltà e sofferenze non mancano. Con papa Francesco, si è intensificato l'impegno per un accordo con il governo, che restituisce a Roma - attraverso un meccanismo - la decisione sulle nomine dei vescovi, estraniando l'associazione patriottica.
La trattativa procede. I diplomatici vaticani sanno che non si tratta soltanto di problematiche legate alla storia "comunista", ma anche di questioni con un grande Paese dalla concezione politica e dalla cultura diverse dall'Occidente. Un accordo sembra possibile. Per il card. Zen, già vescovo di Hong Kong, si tratta invece di un cedimento a cui i cattolici dovrebbero fare obiezione di coscienza. Ma è già significativo - se si pensa a qualche decennio fa - che il governo cinese cerchi un'intesa con il Vaticano, rispettandone le esigenze.
La Cina è tanto cambiata: enormi spostamenti di popolazione dalla campagne, grande sviluppo e forti mutamenti culturali. Quale spazio avranno le religioni nella modernità cinese? Anche l'orizzonte spirituale cinese cambia, dopo la fine dell`ateismo di Stato. Nota Anne Cheng su Le Monde «Si vedono rinascere certi culti locali e familiari... La perdita di riferimenti ideologici favorisce questa rinascita». Non ci sono solo questioni politico-diplomatiche, ma anche questioni religiose spirituali in un Paese "nuovo" dalle radici antiche, il più popoloso del mondo. Sono domande per il futuro del cristianesimo in Cina.
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