Andrea Riccardi, nella rubrica 'Religioni e civiltà' di 'Sette', settimanale del Corriere della Sera, ci porta all'Eremo di Campello in Umbria, dove da 90 anni vive una comunità di donne spirituali.
Benvenuti nell`eremo delle "lodolette". Così i vicini chiamano le sorelle che vivono in un posto fuori dal mondo, sempre apparso strano a un cattolicesimo severo e a una società affrettata
La chiamavano sorella Maria o Maria Pastorella. Nelle lettere si firmava francescanamente "la Minore". Viveva in un antico eremo tra le colline d'ulivi nella zona tra Campello sul Clitunno e Trevi, in Umbria.
Vi si era stabilita nel 1926. Novant`anni fa. Qui è morta nel 1961 ed è stata sepolta in un semplice cimitero, sovrastante l'eremo, chiamato "campiceIlo di pace". Da novant'anni, all'eremo, sulla scia di sorella Maria, vivono con continuità alcune sorelle. Non suore. I vicini le chiamano "lodolette", le "allodole", secondo un'espressione di sorella Maria «Loda l'allodola Dio, quando si solleva in alto e quando cade a terra». Finché ha vissuto, l'eremo è stato in sospetto alla Chiesa, strano, non inquadrato nelle istituzioni. Avevano amicizie fuori dai quadri consuetudinari: anglicani, protestanti e non cattolici. Il pastore valdese Valdo Vinay vi andò negli anni 50 e parlò con sorella Maria. Descrisse la vita all'eremo come un'esperienza all'incrocio tra tradizione francescana e benedettina.
Soprattutto, sull'eremo aleggiava la figura del modernista romano, Ernesto Buonaiuti, scomunicato dalla Chiesa nel 1926. Nel 1919, Maria lo aveva incontrato in una clinica - era suora in quel momento - e gli aveva confidato il suo desiderio di una vita evangelica fuori dai quadri conventuali. Era nata un'amicizia intensa rimasta viva negli anni, anche se Maria era andata per la sua strada. Ma l'amicizia
era cosa grande all'eremo e non la si tradiva anche se l'amico era scomunicato. Maria scriveva, chiamando Buonaiuti con il soprannome di Ginepro: «Sentivo che la mia umile via di semplicità era assai diversa da quella di Ginepro. Ciò che mi unisce a Ginepro è il vincolo dell'affetto. Considero questa amicizia quasi un ponticello tra la Chiesa visibile da cui il povero Ginepro è proscritto...».
Nel 1928, la diocesi di Spoleto decretò l'ostracismo per l'eremo, che appariva poco chiaro sotto il profilo della disciplina ecclesiastica «Si fa noto che nell'ex convento francescano sopra Pissignano in questa arcidiocesi, è vietato a tutti i sacerdoti di celebrare la santa Messa e di compiere qualsiasi altra funzione sotto pena di sospensione a divinis. Sono pregati poi tutti i buoni fedeli di astenersi di accedere al medesimo luogo».
Fu una lunga stagione di diffidenza. Solo nel 1967, sei anni dopo la morte di Maria, il vescovo di Spoleto si recò all'eremo: quell'Ugo Poletti, che sarebbe divenuto poi il Vicario di Roma con Paolo VI.
Per 40 anni le sorelle vivono la loro "vita semplice", circondate dal sospetto ecclesiastico, ma visitate da tanti amici. Sorella Maria non si misura con i dibattiti teologici e l'eremo, nonostante l'isolamento ecclesiastico, non diventa un ghetto, anzi allarga le sue amicizie e diviene un punto di riferimento fuori da confini troppo stretti. Maria incontra Gandhi a Roma; è in corrispondenza con il dottor Schweitzer, medico e missionario in Gabon e con tanti altri. Scrive nel 1936: «Io non ho scelto una religione. La mia religione è la comunione con chi amo e con chi soffre... La mia fede è nel potere unico dell'affetto». Le sorelle, nel piccolo eremo, ospitano gli amici, accolgono i poveri e pregano per tanti e per il mondo: «Noi preghiamo per i lontani, noi cerchiamo di renderli presenti tra noi... Vogliamo accostarci riverenti agli oppressi, ai tormentati, agli stanchi, ai soli...». Maria affermava: «Credo che la preghiera sia la forza cosmica maggiore. Non credo all'apostolato, alla forza dell'educazione, ma alla preghiera, sì». L'ospite, all'eremo, è accolto con festa. Si suona la campana al suo arrivo e alla sua partenza. Non gli si chiede quali siano le sue convinzioni. Un mondo così particolare, nascosto nel verde dell'Umbria, raggiungibile per un tratto solo a piedi, è apparso strano a un cattolicesimo severo, ma forse appare anche straniero a una società affrettata e a un mondo religioso attivista o dotto. Diceva sorella Maria che la grande sfida dei credenti è imparare soprattutto a tacere e poi a parlare: «Chi non vuole affaticarsi per imparare a tacere, per imparare a parlare, con l'andare degli anni... diventa fastidioso per gli altri».
APPROFONDIMENTI
Wikipedia: Maria di Campello
Avvenire: Valeria Pignetti, la perla nascosta del Clitunno
Roberto Morozzo Della Rocca, Maria di Campello Un'amicizia francescana, Morcelliana 2013
Benvenuti nell`eremo delle "lodolette". Così i vicini chiamano le sorelle che vivono in un posto fuori dal mondo, sempre apparso strano a un cattolicesimo severo e a una società affrettata
La chiamavano sorella Maria o Maria Pastorella. Nelle lettere si firmava francescanamente "la Minore". Viveva in un antico eremo tra le colline d'ulivi nella zona tra Campello sul Clitunno e Trevi, in Umbria.
Vi si era stabilita nel 1926. Novant`anni fa. Qui è morta nel 1961 ed è stata sepolta in un semplice cimitero, sovrastante l'eremo, chiamato "campiceIlo di pace". Da novant'anni, all'eremo, sulla scia di sorella Maria, vivono con continuità alcune sorelle. Non suore. I vicini le chiamano "lodolette", le "allodole", secondo un'espressione di sorella Maria «Loda l'allodola Dio, quando si solleva in alto e quando cade a terra». Finché ha vissuto, l'eremo è stato in sospetto alla Chiesa, strano, non inquadrato nelle istituzioni. Avevano amicizie fuori dai quadri consuetudinari: anglicani, protestanti e non cattolici. Il pastore valdese Valdo Vinay vi andò negli anni 50 e parlò con sorella Maria. Descrisse la vita all'eremo come un'esperienza all'incrocio tra tradizione francescana e benedettina.
Soprattutto, sull'eremo aleggiava la figura del modernista romano, Ernesto Buonaiuti, scomunicato dalla Chiesa nel 1926. Nel 1919, Maria lo aveva incontrato in una clinica - era suora in quel momento - e gli aveva confidato il suo desiderio di una vita evangelica fuori dai quadri conventuali. Era nata un'amicizia intensa rimasta viva negli anni, anche se Maria era andata per la sua strada. Ma l'amicizia
era cosa grande all'eremo e non la si tradiva anche se l'amico era scomunicato. Maria scriveva, chiamando Buonaiuti con il soprannome di Ginepro: «Sentivo che la mia umile via di semplicità era assai diversa da quella di Ginepro. Ciò che mi unisce a Ginepro è il vincolo dell'affetto. Considero questa amicizia quasi un ponticello tra la Chiesa visibile da cui il povero Ginepro è proscritto...».
Nel 1928, la diocesi di Spoleto decretò l'ostracismo per l'eremo, che appariva poco chiaro sotto il profilo della disciplina ecclesiastica «Si fa noto che nell'ex convento francescano sopra Pissignano in questa arcidiocesi, è vietato a tutti i sacerdoti di celebrare la santa Messa e di compiere qualsiasi altra funzione sotto pena di sospensione a divinis. Sono pregati poi tutti i buoni fedeli di astenersi di accedere al medesimo luogo».
Fu una lunga stagione di diffidenza. Solo nel 1967, sei anni dopo la morte di Maria, il vescovo di Spoleto si recò all'eremo: quell'Ugo Poletti, che sarebbe divenuto poi il Vicario di Roma con Paolo VI.
Per 40 anni le sorelle vivono la loro "vita semplice", circondate dal sospetto ecclesiastico, ma visitate da tanti amici. Sorella Maria non si misura con i dibattiti teologici e l'eremo, nonostante l'isolamento ecclesiastico, non diventa un ghetto, anzi allarga le sue amicizie e diviene un punto di riferimento fuori da confini troppo stretti. Maria incontra Gandhi a Roma; è in corrispondenza con il dottor Schweitzer, medico e missionario in Gabon e con tanti altri. Scrive nel 1936: «Io non ho scelto una religione. La mia religione è la comunione con chi amo e con chi soffre... La mia fede è nel potere unico dell'affetto». Le sorelle, nel piccolo eremo, ospitano gli amici, accolgono i poveri e pregano per tanti e per il mondo: «Noi preghiamo per i lontani, noi cerchiamo di renderli presenti tra noi... Vogliamo accostarci riverenti agli oppressi, ai tormentati, agli stanchi, ai soli...». Maria affermava: «Credo che la preghiera sia la forza cosmica maggiore. Non credo all'apostolato, alla forza dell'educazione, ma alla preghiera, sì». L'ospite, all'eremo, è accolto con festa. Si suona la campana al suo arrivo e alla sua partenza. Non gli si chiede quali siano le sue convinzioni. Un mondo così particolare, nascosto nel verde dell'Umbria, raggiungibile per un tratto solo a piedi, è apparso strano a un cattolicesimo severo, ma forse appare anche straniero a una società affrettata e a un mondo religioso attivista o dotto. Diceva sorella Maria che la grande sfida dei credenti è imparare soprattutto a tacere e poi a parlare: «Chi non vuole affaticarsi per imparare a tacere, per imparare a parlare, con l'andare degli anni... diventa fastidioso per gli altri».
APPROFONDIMENTI
Wikipedia: Maria di Campello
Avvenire: Valeria Pignetti, la perla nascosta del Clitunno
Roberto Morozzo Della Rocca, Maria di Campello Un'amicizia francescana, Morcelliana 2013
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