Andrea Riccardi si inserisce nel dibatitto sui simboli religiosi e il ruolo della religione nelle società occidentali, a partire dalla Francia, e propone una riflessione sul significato e il valore della laicità. "Il principio della laicità in Francia ha una lunga storia, ma da parte dei cattolici è consolidato. Ora la questione si pone per i musulmani. L'importante è che non sia un dogma."
Il presidente francese ha visitato papa Francesco in piena estate, dopo i recenti fatti terroristici. Una visita eccezionale. Hollande, per convinzione personale e per la natura dello Stato francese, testimonia la laicità dello Stato. La laicità contraddistingue la Francia. Ha significato la separazione dello Stato dalla Chiesa cattolica a fine Ottocento, ma anche ha stabilito la libertà e l'uguaglianza per tutti i culti, pur nel limite dello spazio privato. Il termine "laico" (che nel linguaggio della Chiesa indica il fedele non chierico) qualifica invece le istituzioni in modo non confessionale. Lo spazio pubblico, un tempo contrassegnato da simboli e riti cattolici, venne caratterizzato dalla laicità, quasi un'ideologia dello Stato. In Francia, la laicità ha una storia diversa dall'Italia è più larga e radicata. Un modello per vari Stati moderni. In Turchia, Kemal Ataturk ha guardato ad essa, facendone una caratteristica della Repubblica, oggi ridiscussa da Erdogan. L'affermazione della laicità ha molto ridotto lo spazio del cattolicesimo, sospinto nel privato, e ha secolarizzato Stato, scuola e società.Nel 1880 in Francia, in un clima anticlericale, si determinarono l'espulsione dei gesuiti e forti controlli sulle congregazioni religiose. Nel 1901, fu approvata una legge molto restrittiva sui religiosi. Di qui, la massiccia espulsione di suore, frati e monaci dagli istituti religiosi. Molti di essi emigrarono all'estero. Nel 1904, la Francia ruppe i rapporti diplomatici con la Santa Sede. Allora, il concordato di Napoleone del 1801 ancora regolava le questioni cattoliche e riconosceva un ruolo particolare al cattolicesimo, come religione della maggioranza. Ma il Parlamento rivendicò il diritto assoluto di legiferare sulla Chiesa. Perché trattare con il Vaticano su affari religiosi francesi? La legge del 1905 annullò il concordato: separò la Chiesa dallo Stato e ritirò il finanziamento ai ministri di culto. La Chiesa si sarebbe dovuta organizzare - secondo la legge - in "associazioni cultuali" per avere un`esistenza legale. Protestanti e ebrei accettarono. Pio X rifiutò l`Imposizione". Così la Chiesa si trovò priva di statuto giuridico anche per gestire i luoghi di culto. Lo Stato finì per considerare di fatto i parroci come loro "custodi". La Chiesa cattolica, impoverita di mezzi, subì una crisi ma, per tanti aspetti, ne guadagnò in dinamicità. Negli anni Venti, con la ripresa dei rapporti diplomatici franco-vaticani, si arrivò a un accordo: la Chiesa accettava la legge 1905, ma poteva organizzarsi in associazioni diocesane guidate dal vescovo. La laicità, allora vissuta dai cattolici come aggressione, oggi non è più discussa. Lo storico francese Emile Poulat, tra i massimi esperti della laicità, ha mostrato come gli accordi degli anni Venti siano frutto di un particolare negoziato franco-vaticano. Quindi, anche una politica laica finisce per trattare con la Santa Sede.
Oggi però la laicità non è questione per i cattolici, bensì per i musulmani. Un esempio evidente è la questione del velo delle donne musulmane o del cosiddetto burkini: costituirebbero un'ostentazione di un segno religioso in pubblico, oltre che un'espressione della sottomissione femminile. Da parte islamica si obietta che le suore portano da sempre l'abito religioso in pubblico come, del resto, si mostrano croci o kippah (il copricapo ebraico). Invocare la laicità contro il velo o altro, è un modo di contenere l'islam nella vita privata. Ma si rischia di provocare conflitti e radicalizzazioni. In realtà c'è una nuova e importante idea di laicità. La espresse Hollande nel 2012, consegnando la legione d'onore a Poulat: «La laicità non è più una dottrina, non è più un dogma, non è la religione di quelli che non hanno religione. È l'arte del vivere insieme». Il problema oggi, in Francia, di fronte al pluralismo religioso e gravi radicalizzazioni, è vivere insieme in modo responsabile: una nuova pagina di storia della laicità, in gran parte da scrivere.
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