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Il ritorno dello "spirito di Assisi"

Andrea Riccardi, nella rubrica 'Religioni e civiltà' del magazine Sette del Corriere della Sera del 23 settembre 2016

Nella città umbra, 30 anni di preghiera comune delle religioni. Una "profezia" di Wojtyla per le generazioni attuali e future che papa Francesco continua a coltivare

I1 20 settembre, papa Francesco è salito ad Assisi per incontrare i leader religiosi del mondo e pregare con loro per la pace. C'era pure il patriarca ortodosso Bartolomeo. E molti rabbini, imam, vescovi, pastori, monaci e responsabili buddisti e induisti. Non mancavano esponenti del pensiero umanista, come Zygmunt Bauman. Con loro, tanta gente comune di varie religioni. È stata una risposta pacifica al terrorismo. Si sono celebrati i trent'anni dalla prima Giornata di preghiera per la pace ad Assisi, voluta fermamente da Giovanni Paolo 11 nell'ottobre 1986. Ne ho già parlato su queste pagine. Fu un fatto storico: per la prima volta, tanti leader di religioni diverse si trovarono insieme, dopo essersi ignorati o combattuti per secoli, forse millenni. Non mancarono forti opposizioni nella Chiesa cattolica per timore di un passo nuovo e azzardato. Si dice che lo stesso cardinal Ratzinger, allora tra i primi collaboratori di Wojtyla, fosse perplesso. In ogni modo, da papa, Ratzinger, celebrò "l'autentico 'spirito di Assisi'... che si oppone ad ogni forma di violenza e all'abuso della religione quale pretesto per la violenza". In realtà polemiche non erano mancate. Cominciarono a diffondersi voci di riti sincretistici ad Assisi. I tradizionalisti di monsignor Lefebvre attaccarono duramente Giovanni Paolo II. Qualcuno, indicando gli esponenti di altre religioni, gridò mentre passava il Papa: "Digli che si devono convertire!". Per molti, l'evento di Assisi era una stravaganza di un papa mistico, come Wojtyla. In parecchi ambienti vaticani, si determinò una forte preoccupazione: alla fine era meglio lasciare Assisi 1986 come un momento isolato. Da parte sua, Giovanni Paolo II sognava che, da Assisi, partisse invece un movimento di pace che coinvolgesse le religioni. Queste, per l'opinione corrente, negli anni 8o, erano ormai destinate a essere spazzate via dalla modernità, mentre già si cominciava a vedere il ruolo pubblico che stavano assumendo. E questo ruolo doveva essere indirizzato nel senso della pace: era il disegno di Giovanni Paolo II, che non trovò molti interlocutori. Eppure l'evento di Assisi de1 1986 sembrò qualcosa di troppo grande per lasciarlo cadere. Si cominciò a parlare di "spirito di Assisi". Lo fecero i francescani in tante parti del mondo. La Comunità di Sant'Egidio, ogni anno, ha riproposto l'evento in vari luoghi del mondo. Sorprendentemente, fin da1 1987, il primo incontro a Roma registrò un gran numero di adesioni tra i leader religiosi: segno del bisogno di uscire da prospettive ristrette e conflittuali. Il mondo cambiava: gente di tutte le fedi cominciava a coabitare in ogni parte del pianeta.
Questo fenomeno sarebbe cresciuto con la globalizzazione. Lo "spirito di Assisi» e il dialogo delle religioni sono alla radice della civiltà del vivere insieme. È stato un percorso in controtendenza rispetto alla teoria dello scontro di civiltà e religioni, motivata anche dalla rinascita terroristica, spesso legittimante politiche bellicose specie dopo l'11 settembre 2001. Dopo quei terribili fatti, Giovanni Paolo II volle riunire nuovamente le religioni ad Assisi per ribadire che non dovevano benedire conflitti e terrorismo. Sono stato testimone di quanto la collaborazione tra le religioni sia stata all`origine di processi di pace nei confronti di vari conflitti, ma anche di situazioni locali di tensione.
 Papa Bergoglio è tornato ad Assisi, il 20 settembre, per rafforzare il dialogo interreligioso in un tempo segnato dal terrorismo. Ne ha fatto esperienza in una metropoli plurale, come Buenos Aires, dove vivono insieme Chiese cristiane di tutti i tipi assieme a ebrei (la più grande comunità latino-americana) e musulmani. Così, nel 2007, Bergoglio scriveva: «L'imperativo di Assisi è profondamente attuale per la sfida della convivenza tra culture e religioni diverse, che ha bisogno di uomini di fede profonda». E concludeva: «La profezia di Assisi è un lascito di Giovanni Paolo II alle generazioni attuali e future».


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