Andrea Riccardi torna sul dramma di Aleppo e della guerra in Siria, una causa che ha sposato da molti anni. Oggi siamo di fronte a un'escalation: Russia e Stati Uniti si minacciano, salta l'accordo per salvare la città
siriana. Bisogna ripartire dall'interesse comune, afferma il fondatore della Comunità di Sant'Egidio che è la pace.
Intanto sembrano riformarsi i blocchi. La Turchia di Erdogan si collegherà sempre più saldamente - anche da un punto di vista militare - alla Russia, pur essendo membro della Nato? Nei Paesi europei dell'Est c'è la convinzione che la Russia voglia aggredire questa parte del mondo e quindi si chiede aiuto all'Occidente. Marie Mendras, studiosa francese della Russia, pur molto critica verso Putin, ha dichiarato: «Non penso che la Russia abbia le capacità finanziarie e militari di fare quello che dice di poter fare». Il vero problema è più generale. Il linguaggio della politica internazionale sta diventando sempre più bellico: parole e fatti. Non siamo ancora alla guerra fredda: non bisogna ripartire dall'interesse comune che è la pace, in un mondo che ha tanti problemi drammatici da risolvere?
Aleppo è un cumulo di rovine. È saltato l'accordo tra Russia e Stati Uniti per l'aiuto umanitario alla città. Anche se i colloqui continuano, sembra che americani e russi parlino due lingue diverse e abbiano due agende in conflitto. È tornata la guerra fredda? La mia generazione l'ha vissuta: due mondi, l'occidentale e il comunista, opposti sistemi economici, due sistemi militari contrapposti. Tutto finì nel 1989 quando cadde il Muro. La globalizzazione portò a nuove relazioni internazionali, talvolta punteggiate da conflitti, ma senza la dura contrapposizione dei due sistemi. Oggi, invece, riappaiono i fantasmi della guerra fredda. Dal 2014 è scoppiata la crisi in Ucraina: tra gli occidentali che volevano avvicinarla all'Unione europea e la Russia che la considera parte del suo spazio geopolitico. C`è una guerra a bassa intensità: l'oriente del Paese è occupato dai filorussi. Si sta creando un confronto militare sulle frontiere tra Europa e mondo russo. La Nato ha dispiegato le forze nell'Est Europa (un piccolo contingente italiano sarà schierato in Lettonia). La Russia bilancia questa presenza. Di pochi giorni fa è la notizia dell'installazione dei missili a Kaliningrad, enclave russa tra Lituania e Polonia. La vicinanza tra i due dispositivi militari è estremamente pericolosa. Lo dice anche l'ambasciatore russo negli Usa, Kislyak: «I rischi di un errore sono aumentati. In modo particolare con le nostre forze e quelle della Nato, dispiegate ai nostri confini». Un incidente potrà innescare uno scontro? Gli errori sono facili anche nell'intricata guerra in Siria: insensata e senza fine. Inizialmente gli occidentali non hanno voluto trattare con i russi chiedendo la rinuncia del presidente Assad (che ha gravissime responsabilità); ma bisognava evitare l'incancrenirsi di una guerra che ha distrutto un Paese e causato più di sei milioni di rifugiati all'estero. Oggi la matassa siriana è incredibilmente ingarbugliata. I russi, con i loro alleati, vogliono vincere e mettere in sicurezza lo spazio conquistato.
Intanto sembrano riformarsi i blocchi. La Turchia di Erdogan si collegherà sempre più saldamente - anche da un punto di vista militare - alla Russia, pur essendo membro della Nato? Nei Paesi europei dell'Est c'è la convinzione che la Russia voglia aggredire questa parte del mondo e quindi si chiede aiuto all'Occidente. Marie Mendras, studiosa francese della Russia, pur molto critica verso Putin, ha dichiarato: «Non penso che la Russia abbia le capacità finanziarie e militari di fare quello che dice di poter fare». Il vero problema è più generale. Il linguaggio della politica internazionale sta diventando sempre più bellico: parole e fatti. Non siamo ancora alla guerra fredda: non bisogna ripartire dall'interesse comune che è la pace, in un mondo che ha tanti problemi drammatici da risolvere?
Aleppo è un cumulo di rovine. È saltato l'accordo tra Russia e Stati Uniti per l'aiuto umanitario alla città. Anche se i colloqui continuano, sembra che americani e russi parlino due lingue diverse e abbiano due agende in conflitto. È tornata la guerra fredda? La mia generazione l'ha vissuta: due mondi, l'occidentale e il comunista, opposti sistemi economici, due sistemi militari contrapposti. Tutto finì nel 1989 quando cadde il Muro. La globalizzazione portò a nuove relazioni internazionali, talvolta punteggiate da conflitti, ma senza la dura contrapposizione dei due sistemi. Oggi, invece, riappaiono i fantasmi della guerra fredda. Dal 2014 è scoppiata la crisi in Ucraina: tra gli occidentali che volevano avvicinarla all'Unione europea e la Russia che la considera parte del suo spazio geopolitico. C`è una guerra a bassa intensità: l'oriente del Paese è occupato dai filorussi. Si sta creando un confronto militare sulle frontiere tra Europa e mondo russo. La Nato ha dispiegato le forze nell'Est Europa (un piccolo contingente italiano sarà schierato in Lettonia). La Russia bilancia questa presenza. Di pochi giorni fa è la notizia dell'installazione dei missili a Kaliningrad, enclave russa tra Lituania e Polonia. La vicinanza tra i due dispositivi militari è estremamente pericolosa. Lo dice anche l'ambasciatore russo negli Usa, Kislyak: «I rischi di un errore sono aumentati. In modo particolare con le nostre forze e quelle della Nato, dispiegate ai nostri confini». Un incidente potrà innescare uno scontro? Gli errori sono facili anche nell'intricata guerra in Siria: insensata e senza fine. Inizialmente gli occidentali non hanno voluto trattare con i russi chiedendo la rinuncia del presidente Assad (che ha gravissime responsabilità); ma bisognava evitare l'incancrenirsi di una guerra che ha distrutto un Paese e causato più di sei milioni di rifugiati all'estero. Oggi la matassa siriana è incredibilmente ingarbugliata. I russi, con i loro alleati, vogliono vincere e mettere in sicurezza lo spazio conquistato.
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