Passa ai contenuti principali

La Turchia di Erdogan fluttua nel vuoto

Dall'Isis agli estremisti curdi, la Turchia è nel mirino del terrorismo. Dalla fine del 2015 si contano almeno 15 attentati. Sconvolta dagli attentati, in difficoltà per le giravolte del suo presidente, abbandonata dall'Europa, è lo specchio delle tensioni del Medio Oriente

Che succede in Turchia? Bisogna forse rivedere l'immagine di un Paese controllato dal "sultano" Erdogan. Vari attentati l'hanno scossa. Daesh, a Capodanno, ha colpito il night club Reina, il "Bataclan" sul Bosforo. Cinque giorni dopo, c`è stato l'attentato al tribunale di Smirne, forse da parte curda. Il presidente Erdogan ha dichiarato: «La Turchia è sotto attacco contemporaneo di diversi gruppi terroristici che vogliono metterla in ginocchio». Dalla fine del 2015, si contano almeno quindici attentati con circa 350 morti, in genere a Istanbul, nelle aree curde e ad Ankara. Il turismo è sceso vertiginosamente, con grave danno per l`economia. Il Governo di Erdogan ha avuto innegabili successi: soprattutto lo sviluppo economico nelle aree più arretrate. Visitando l'interno della Turchia, specie le zone a forte presenza curda, sono stato colpito dalla crescita economica e dal clima politico più libero. Le città avevano sindaci curdi. La grande chiesa armena di Diyarbakir, crollata per incuria, era stata ricostruita e riaperta al culto.
Oggi la stabilità del Paese è rimessa in discussione da motivi interni e dalle tensioni regionali. I negoziati con i curdi sono interrotti e si combatte. Il colpo di Stato di luglio, nonostante sia fallito anche perché la gente è scesa in strada, ha rivelato ostilità nello Stato. Erdogan ha accusato come mandante del golpe il leader islamico Gulen, guida di una vasta confraternita. Questi nega. È innegabile però la forte presenza della confraternita nelle strutture dello Stato. Erdogan inizialmente aveva visto in essa una forza per controbilanciare il grande potere della burocrazia laica a lui ostile. Dopo il golpe, il presidente afferma che c'è un'emergenza da fronteggiare e restringe le libertà, nonostante la protesta degli ambienti laici e liberali. L'instabilità dell'area si riflette sulla Turchia, che ospita il 45 per cento dei rifugiati siriani. Il Governo di Erdogan ha appoggiato in Siria i ribelli islamici con le Primavere arabe. Ma, dopo il golpe, ha cambiato politica con i vicini. In Siria ha accettato il regime di Assad, mentre si è riconciliato con l'avversario tradizionale russo. Tuttavia, la Turchia, piena di presenze legate agli islamisti stranieri (che accusano il Governo di tradimento), vive un momento di grave difficoltà. L'Europa nel decennio trascorso non ha voluto un rapporto speciale con la Turchia, Paese grande, musulmano, complicato e non facile da integrare, anche se della Nato. Ma non può fluttuare nel vuoto e cerca nuovi ancoraggi. Bisogna evitare di isolarla in questa transizione difficile, perché è più fragile di quel che crediamo.

Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 15 gennaio 2017

Commenti

Post popolari in questo blog

Solo il cardinale Matteo Zuppi sta cercando davvero la pace

Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto dal metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca  La Santa Sede non rompe mai le relazioni, specie in tempo di crisi, e si sforza di "umanizzare la guerra" La situazione in Ucraina, con una guerra quasi al terzo anno e l'inverno alle porte, si annuncia difficile. La resistenza ucraina, appoggiata dagli occidentali, non può bloccare il processo di decomposizione della società, anche a seguito di gravi distruzioni causate dai bombardamenti russi, con l'esodo all'estero di 7 milioni di ucraini. Il popolo sta pagando un prezzo enorme e non si vede la fine.  Intanto, in Russia, a Kazan, si sono riuniti, presieduti da Putin, i Brics cui partecipano Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran e altri. Nonostante non ci sia unanimità, la riunione a Kazan mostra che la Russia di Putin non è isolata. I governi occidentali - scrive Salvatore Settis s

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe