Passa ai contenuti principali

Mario Soares, l'uomo che ha dedicato la propria vita a migliorare la vita di tutti

Andrea Riccardi, nella rubrica "Religioni e civiltà" del magazine Sette del Corriere della Sera,  ricorda Mario Soares, a cui lo legava una lunga amicizia.

L'ultimo incontro tra Andrea Riccardi e Mario Soares,
a Lisbona, nel maggio 2016

Un tempo la parola "antifascismo" aveva una sua attualità politica ed era ricorrente. Oggi non se ne parla più. Eppure l'antifascismo è parte importante della storia recente d'Italia e d'Europa. È stato resistere, in tempi difficili e da posizioni minoritarie, al fascismo, al nazismo e ai vari regimi autoritari. Non sono storie perdute nel passato. È da poco scomparsa una figura che incarnava questi ideali: il "padre" della democrazia portoghese, Mario Soares, un vero antifascista, oppositore tenace del regime autoritario e colonialista di Salazar. L'ho conosciuto bene e con amicizia: un uomo coraggioso, fiducioso nella vittoria della giustizia. Era nato nel 1924 e, già nel 1946, fu condotto nel carcere di Salazar da universitario. Traeva l'opposizione "viscerale" al regime e un profondo senso della libertà dalla lezione repubblicano-liberale del padre, pedagogo e fondatore di una scuola (era un ex prete). La scuola, gestita dalla moglie di Soares e ora dalla figlia, ha consentito alla famiglia di sopravvivere durante la dittatura, mentre Mario conosceva il carcere e l'esilio. È vicina all'appartamento medio-borghese e sobrio della famiglia, pieno dei ricordi di una vita militante, dove Soares si è spento il 7 gennaio 2017.
Giovane comunista, Soares si avvicinò al socialismo e polemizzò contro il "totalitarismo comunista", incarnato in Portogallo da Alvaro Cunhal (suo professore di liceo). Più volte privato della libertà da Salazar, andò in esilio dalla fine degli anni Sessanta. Quando il regime cadde nel 1974 con la rivoluzione dei "garofani" (fatta da militari progressisti), ritornò a Lisbona, aureolato di prestigio internazionale, specie nel mondo socialista, forte dell'amicizia del presidente francese Mitterrand e di Willy Brandt. Soares intendeva guidare verso la democrazia e l'integrazione europea, un Portogallo arretrato e rimasto fuori dal mondo, perduto in impossibili guerre coloniali in Mozambico e in Angola. Alle elezioni per la Costituente, i socialisti ottennero la vittoria con il 3796 dei voti, ma i comunisti di Cunhal cercarono di monopolizzare la vita politica. Il Portogallo sarebbe diventato il primo Stato comunista d'Occidente? Henri Kissinger dichiarava: «... è perduto, ma in un certo modo è una cosa buona contro il comunismo in Occidente, un vaccino per la Spagna, la Francia e l'Italia». Soares non si rassegnò a diventare il Kerenski portoghese, come Kissinger prevedeva. Quando i sindacati comunisti tentarono di tacitare un giornale filosocialista, portò in piazza per la libertà 100.000 persone - non solo socialisti -, il 18 luglio 1975.
Soares mi ha raccontato che aveva vinto le obiezioni del patriarca di Lisbona, Ribeiro, sulle differenze ideologiche e aveva ottenuto che i cattolici scendessero in piazza con lui contro i comunisti. Da allora, Soares è stato al centro della politica portoghese, dando l'indipendenza alle colonie e portando il paese nella Comunità europea: più volte primo ministro e presidente della Repubblica dal 1986 al 1996, è stato il più grande personaggio del Portogallo democratico. Era un anticonformista, come quando - in visita in Tunisia da capo dello Stato - andò a trovare Bettino Craxi, espatriato per Mani Pulite: «Ero amico e mi ha aiutato durante il tempo di Salazar, gli sono grato...» - spiegò.
 D'altra parte, trovò meschino il silenzio italiano alla morte di Umberto II, esiliato in Portogallo (che frequentava la presidenza) e chiese al presidente del consiglio Craxi che l'Italia facesse un gesto verso il suo ex re. Sono episodi significativi della storia di un uomo libero. Uscito dalla politica attiva, non aveva rinunciato, nonostante l'età, a misurarsi con i problemi della globalizzazione. Credeva molto, da laico, nel dialogo con le religioni che considerava necessario nel mondo globale. In un libro-intervista di qualche anno fa, constatando la crisi del socialismo, affermava però: «Lottare per una vita migliore per tutti gli esseri umani, in condizioni di libertà, di rispetto per la dignità della persona e di più grande giustizia sociale, è stato il senso di tutta la mia vita politica».

Commenti

Post popolari in questo blog

Solo il cardinale Matteo Zuppi sta cercando davvero la pace

Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto dal metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca  La Santa Sede non rompe mai le relazioni, specie in tempo di crisi, e si sforza di "umanizzare la guerra" La situazione in Ucraina, con una guerra quasi al terzo anno e l'inverno alle porte, si annuncia difficile. La resistenza ucraina, appoggiata dagli occidentali, non può bloccare il processo di decomposizione della società, anche a seguito di gravi distruzioni causate dai bombardamenti russi, con l'esodo all'estero di 7 milioni di ucraini. Il popolo sta pagando un prezzo enorme e non si vede la fine.  Intanto, in Russia, a Kazan, si sono riuniti, presieduti da Putin, i Brics cui partecipano Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran e altri. Nonostante non ci sia unanimità, la riunione a Kazan mostra che la Russia di Putin non è isolata. I governi occidentali - scrive Salvatore Settis s...

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens...

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe...