L'Europa non può essere solo quella dei muri o dei barconi. Ma deve aprire porte e ponti: lo afferma Andrea Riccardi in questo editoriale sul Famiglia Cristiana (del 19/3/2017)
Una famiglia di Aleppo cristiano-ortodossa con tre figli ha subìto il rapimento di uno dei suoi membri da parte di un gruppo armato. Ha chiesto al Belgio un visto per motivi umanitari, consentito dall'articolo 25 del regolamento europeo. La richiesta è stata respinta. Forse la famiglia aleppina credeva in un' Europa dei diritti umani o amica dei cristiani perseguitati? S'è illusa.
Lo conferma la Corte europea di giustizia, che ha espresso parere negativo al ricorso della famiglia, interpretando l'articolo 25 in modo restrittivo: non ha preso in considerazione la posizione dell`avvocato generale, secondo cui la protezione degli esposti a trattamenti inumani deriva dai princìpi della Carta dell'Unione e ha rinviato alle legislazioni nazionali. Gli Stati membri non devono concedere il visto umanitario, ma possono farlo in base alla legislazione nazionale.
Ecco la grande contraddizione: l'Europa ha un buon sistema di protezione internazionale, ma non si pone in prospettiva il problema di ingressi regolari. Ha commentato il direttore di Migrantes, Giancarlo Perego: così si spinge «a utilizzare solo le vie illegali mettendo a rischio vite umane, dando soldi alla criminalità organizzata. La sola soluzione sta nei "corridoi umanitari"». Ha ragione. Non si può negare il diritto d'asilo a chi fugge, travolto dalla guerra e da immani disgrazie. C'è chi obietta che l'Europa non può essere la patria dei perseguitati del mondo intero. Ma così si chiudono le porte e si condannano tanti a situazioni inumane, se non alla morte. L'Italia, attraverso i "corridoi umanitari" dal Libano e dall'Etiopia, promossi in due ondate per 1.500 persone da Sant'Egidio, gli evangelici e la Cei, ha mostrato un altro volto dell'Europa: i richiedenti asilo, selezionati secondo il criterio della vulnerabilità, possono raggiungere il nostro Paese con viaggi sicuri e trovare accoglienza e cura. Anche la Francia si è mossa in questa linea. Martedì scorso è stato firmato un primo accordo per accogliere 500 siriani dal Libano tra lo Stato e i promotori (protestanti, vescovi cattolici e Sant`Egidio). La Conferenza episcopale spagnola ha chiesto al Governo di fare aperture in questo senso. I "corridoi umanitari" danno garanzia di sicurezza per il viaggio e di controllo sui rifugiati, accolti dalla società civile. L'Europa non può essere solo quella dei muri o dei barconi. Ma deve aprire porte e ponti perché possa essere raggiunta in maniera regolare e programmata. È la lotta concreta contro i mercanti di vite umane. Del resto, le nostre società in crisi demografica hanno bisogno di "nuovi europei".
Una famiglia di Aleppo cristiano-ortodossa con tre figli ha subìto il rapimento di uno dei suoi membri da parte di un gruppo armato. Ha chiesto al Belgio un visto per motivi umanitari, consentito dall'articolo 25 del regolamento europeo. La richiesta è stata respinta. Forse la famiglia aleppina credeva in un' Europa dei diritti umani o amica dei cristiani perseguitati? S'è illusa.
Lo conferma la Corte europea di giustizia, che ha espresso parere negativo al ricorso della famiglia, interpretando l'articolo 25 in modo restrittivo: non ha preso in considerazione la posizione dell`avvocato generale, secondo cui la protezione degli esposti a trattamenti inumani deriva dai princìpi della Carta dell'Unione e ha rinviato alle legislazioni nazionali. Gli Stati membri non devono concedere il visto umanitario, ma possono farlo in base alla legislazione nazionale.
Ecco la grande contraddizione: l'Europa ha un buon sistema di protezione internazionale, ma non si pone in prospettiva il problema di ingressi regolari. Ha commentato il direttore di Migrantes, Giancarlo Perego: così si spinge «a utilizzare solo le vie illegali mettendo a rischio vite umane, dando soldi alla criminalità organizzata. La sola soluzione sta nei "corridoi umanitari"». Ha ragione. Non si può negare il diritto d'asilo a chi fugge, travolto dalla guerra e da immani disgrazie. C'è chi obietta che l'Europa non può essere la patria dei perseguitati del mondo intero. Ma così si chiudono le porte e si condannano tanti a situazioni inumane, se non alla morte. L'Italia, attraverso i "corridoi umanitari" dal Libano e dall'Etiopia, promossi in due ondate per 1.500 persone da Sant'Egidio, gli evangelici e la Cei, ha mostrato un altro volto dell'Europa: i richiedenti asilo, selezionati secondo il criterio della vulnerabilità, possono raggiungere il nostro Paese con viaggi sicuri e trovare accoglienza e cura. Anche la Francia si è mossa in questa linea. Martedì scorso è stato firmato un primo accordo per accogliere 500 siriani dal Libano tra lo Stato e i promotori (protestanti, vescovi cattolici e Sant`Egidio). La Conferenza episcopale spagnola ha chiesto al Governo di fare aperture in questo senso. I "corridoi umanitari" danno garanzia di sicurezza per il viaggio e di controllo sui rifugiati, accolti dalla società civile. L'Europa non può essere solo quella dei muri o dei barconi. Ma deve aprire porte e ponti perché possa essere raggiunta in maniera regolare e programmata. È la lotta concreta contro i mercanti di vite umane. Del resto, le nostre società in crisi demografica hanno bisogno di "nuovi europei".
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