Chi aiuta e chi no, il Papa tra amici e oppositori. Anche Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI furono criticati.
Si dice che Papa Francesco sia più popolare tra la gente che a casa sua. Ma sarà così vero? Ce ne parla Andrea Riccardi in un editoriale su Famiglia Cristiana dell'16/07/2017
Papa Francesco, da quattro anni, parla al cuore di un vasto popolo di credenti. La sua parola ha fatto riaffezionare molti al Vangelo, ha spinto tanti a una maggiore attenzione verso i poveri e ha mostrato la Chiesa come casa di fede e di speranza. Ha proposto un modo di essere pastori, sacerdoti e vescovi tutto centrato su misericordia e fede: un modello in fondo per tutti i cristiani. Da molti il suo messaggio è stato accolto, mentre da altri è stato considerato con sufficienza, se non respinto. La semplicità evangelica del Papa ha suscitato un'opposizione: c'è chi ha nostalgia del passato, chi considera il suo messaggio scarico di dottrina, chi vuole un Papa sovrano, chi chiede un giudizio severo sul mondo. Ma i Papi contemporanei hanno sempre avuto forti opposizioni. Forse non lo ricordiamo. Paolo VI subì la contestazione di chi lo accusava di imbrigliare il Vaticano II, mentre l'opposizione conservatrice gli rimproverò aperture e cambiamenti, addirittura il tradimento della tradizione. Anche il popolarissimo Giovanni Paolo II, specie all'inizio, fu criticato come portatore di un modello polacco di Chiesa. Ratzinger è stato attaccato (contraddittoriamente) per un governo "debole" e conservatore.
Francesco è "segno di contraddizione", com'è normale per un testimone e predicatore del Vangelo. Francesco - si dice - è popolare tra la gente, ma non a casa sua. La Curia sembra in crisi. Alcuni segnali: il cardinale Pell, accusato di pedofilia, ha lasciato la Curia (dove l'aveva voluto il Papa) per sostenere la sua difesa in Australia, mentre il cardinale Miiller non ha visto rinnovato il suo mandato di prefetto dell'ex Sant'Uffizio. E altri episodi. Insomma, il Papa faticherebbe a governare e riformare la Curia. Francesco ha cercato di governare, in gran parte, con gli uomini di Benedetto XVI. Forse ora sta decidendo di cambiarli. Non ha avuto finora un grande successo la riforma dell'economia. Tuttavia la Segreteria di Stato (vero obiettivo delle critiche dei cardinali prima del Conclave) ora funziona bene. Quel che più conta è che l'episcopato abbia ormai un profilo pastorale, confermato dalle recenti nomine di De Donatis a vicario di Roma e di Delpini ad arcivescovo di Milano. I problemi ci sono, ma sono quelli della vita della Chiesa che si appresta ad affrontarli con la prospettiva proposta dall'Evangelii gaudium. Perché questa è la vera riforma che Francesco vuole.
Papa Francesco, da quattro anni, parla al cuore di un vasto popolo di credenti. La sua parola ha fatto riaffezionare molti al Vangelo, ha spinto tanti a una maggiore attenzione verso i poveri e ha mostrato la Chiesa come casa di fede e di speranza. Ha proposto un modo di essere pastori, sacerdoti e vescovi tutto centrato su misericordia e fede: un modello in fondo per tutti i cristiani. Da molti il suo messaggio è stato accolto, mentre da altri è stato considerato con sufficienza, se non respinto. La semplicità evangelica del Papa ha suscitato un'opposizione: c'è chi ha nostalgia del passato, chi considera il suo messaggio scarico di dottrina, chi vuole un Papa sovrano, chi chiede un giudizio severo sul mondo. Ma i Papi contemporanei hanno sempre avuto forti opposizioni. Forse non lo ricordiamo. Paolo VI subì la contestazione di chi lo accusava di imbrigliare il Vaticano II, mentre l'opposizione conservatrice gli rimproverò aperture e cambiamenti, addirittura il tradimento della tradizione. Anche il popolarissimo Giovanni Paolo II, specie all'inizio, fu criticato come portatore di un modello polacco di Chiesa. Ratzinger è stato attaccato (contraddittoriamente) per un governo "debole" e conservatore.
Francesco è "segno di contraddizione", com'è normale per un testimone e predicatore del Vangelo. Francesco - si dice - è popolare tra la gente, ma non a casa sua. La Curia sembra in crisi. Alcuni segnali: il cardinale Pell, accusato di pedofilia, ha lasciato la Curia (dove l'aveva voluto il Papa) per sostenere la sua difesa in Australia, mentre il cardinale Miiller non ha visto rinnovato il suo mandato di prefetto dell'ex Sant'Uffizio. E altri episodi. Insomma, il Papa faticherebbe a governare e riformare la Curia. Francesco ha cercato di governare, in gran parte, con gli uomini di Benedetto XVI. Forse ora sta decidendo di cambiarli. Non ha avuto finora un grande successo la riforma dell'economia. Tuttavia la Segreteria di Stato (vero obiettivo delle critiche dei cardinali prima del Conclave) ora funziona bene. Quel che più conta è che l'episcopato abbia ormai un profilo pastorale, confermato dalle recenti nomine di De Donatis a vicario di Roma e di Delpini ad arcivescovo di Milano. I problemi ci sono, ma sono quelli della vita della Chiesa che si appresta ad affrontarli con la prospettiva proposta dall'Evangelii gaudium. Perché questa è la vera riforma che Francesco vuole.
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