Perchè fuggono dal loro paese? In molti Paesi c'è la guerra o la
crisi climatica, ma alcuni semplicemente non vedono più futuro.
Bisogna agire in Africa per lo sviluppo e per riaffezionare i
giovani alla loro terra.
I migranti provenienti dall`Africa sono più di un'emergenza. C'è bisogno di risposte non emotive
flussi di migranti provenienti dall'Africa sono crescenti. Non è un'emergenza. Ma un costante "esodo". Che fare? È un'invasione? Non scatenerà tensioni tra italiani e nuovi arrivati? Sono le domande di ogni giorno. La risposta forte sembra il "muro": impedire gli arrivi. Non è possibile farlo, come l'Ungheria e altri Paesi dell'Est. Di fronte a noi, c'è il mare. Allora bisognerebbe bloccare le coste libiche. O chiudere i porti. Ma un problema così grande ha bisogno di soluzioni articolate. Non emotive. È in gioco l'umanità nel trattamento di tante persone che si spostano su barconi di fortuna, forniti da ricche organizzazioni criminali. Nel 1942, la nave romena Struma raggiunse Istanbul con 800 ebrei a bordo. Le autorità turche la portarono al largo, perché gli inglesi rifiutarono l'ingresso in Palestina. La nave affondò al largo di Istanbul con il suo carico umano, colpita da un sottomarino sovietico. Possiamo accettare che avvenga di nuovo questo nel Mediterraneo? Ma che succede in Africa? Alcuni africani fuggono la guerra o la crisi climatica. Perché tanti vengono dalla Guinea o dalla Costa d'Avorio, dove non ci sono guerre? C'è un crollo di fiducia dei giovani nel loro Paese, in cui non vedono più un futuro. Per questo, come propone la cancelliera Merkel, bisogna agire in Africa per lo sviluppo e per riaffezionare i giovani alla loro terra. Aggiungo: bisogna responsabilizzare i presidenti africani i quali non mostrano di sentire molto il dramma degli esodi. Poi c'è il buco nero del deserto tra Libia e Niger, dove attori tribali si connettono a organizzazioni criminali. Da anni insisto che bisogna rafforzare gli Stati del Sahel e del Sahara, mentre ricordo come l'intervento militare in Libia contro il regime criminale di Gheddafi abbia creato una situazione peggiore. La domanda è anche sull'Europa. La sua politica è stata lasciare il "cerino acceso" nelle mani dell'Italia (dove avviene il 90% degli sbarchi) e della Grecia. Siamo orgogliosi del nostro Paese per l'impegno a soccorrere e accogliere. Il fallimento della relocation dei profughi nei Paesi europei mostra però l`indisponibilità a condividere il peso che cade sull`Italia. Solo la Germania è solidale. La Francia esita per motivi di opinione pubblica. Marco Impagliazzo ha ricordato che c'è una direttiva Ue del 2001, per cui di fronte a un afflusso massiccio di sfollati si può accordare, in maniera solidale, la protezione temporanea con l`impegno degli Stati membri. La recezione di questa direttiva avviene con il voto di 14 dei 27 Stati membri. In questo modo o in altro, va sollecitata la solidarietà europea. Come dopo 1'89, i Paesi europei appoggiarono la Germania nella riunificazione e poi aprirono agli Stati dell`Est, oggi l'Unione si gioca sul Mediterraneo con chi arriva sulle nostre coste e con l'Africa.
I migranti provenienti dall`Africa sono più di un'emergenza. C'è bisogno di risposte non emotive
flussi di migranti provenienti dall'Africa sono crescenti. Non è un'emergenza. Ma un costante "esodo". Che fare? È un'invasione? Non scatenerà tensioni tra italiani e nuovi arrivati? Sono le domande di ogni giorno. La risposta forte sembra il "muro": impedire gli arrivi. Non è possibile farlo, come l'Ungheria e altri Paesi dell'Est. Di fronte a noi, c'è il mare. Allora bisognerebbe bloccare le coste libiche. O chiudere i porti. Ma un problema così grande ha bisogno di soluzioni articolate. Non emotive. È in gioco l'umanità nel trattamento di tante persone che si spostano su barconi di fortuna, forniti da ricche organizzazioni criminali. Nel 1942, la nave romena Struma raggiunse Istanbul con 800 ebrei a bordo. Le autorità turche la portarono al largo, perché gli inglesi rifiutarono l'ingresso in Palestina. La nave affondò al largo di Istanbul con il suo carico umano, colpita da un sottomarino sovietico. Possiamo accettare che avvenga di nuovo questo nel Mediterraneo? Ma che succede in Africa? Alcuni africani fuggono la guerra o la crisi climatica. Perché tanti vengono dalla Guinea o dalla Costa d'Avorio, dove non ci sono guerre? C'è un crollo di fiducia dei giovani nel loro Paese, in cui non vedono più un futuro. Per questo, come propone la cancelliera Merkel, bisogna agire in Africa per lo sviluppo e per riaffezionare i giovani alla loro terra. Aggiungo: bisogna responsabilizzare i presidenti africani i quali non mostrano di sentire molto il dramma degli esodi. Poi c'è il buco nero del deserto tra Libia e Niger, dove attori tribali si connettono a organizzazioni criminali. Da anni insisto che bisogna rafforzare gli Stati del Sahel e del Sahara, mentre ricordo come l'intervento militare in Libia contro il regime criminale di Gheddafi abbia creato una situazione peggiore. La domanda è anche sull'Europa. La sua politica è stata lasciare il "cerino acceso" nelle mani dell'Italia (dove avviene il 90% degli sbarchi) e della Grecia. Siamo orgogliosi del nostro Paese per l'impegno a soccorrere e accogliere. Il fallimento della relocation dei profughi nei Paesi europei mostra però l`indisponibilità a condividere il peso che cade sull`Italia. Solo la Germania è solidale. La Francia esita per motivi di opinione pubblica. Marco Impagliazzo ha ricordato che c'è una direttiva Ue del 2001, per cui di fronte a un afflusso massiccio di sfollati si può accordare, in maniera solidale, la protezione temporanea con l`impegno degli Stati membri. La recezione di questa direttiva avviene con il voto di 14 dei 27 Stati membri. In questo modo o in altro, va sollecitata la solidarietà europea. Come dopo 1'89, i Paesi europei appoggiarono la Germania nella riunificazione e poi aprirono agli Stati dell`Est, oggi l'Unione si gioca sul Mediterraneo con chi arriva sulle nostre coste e con l'Africa.
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