Si cerca ancora la pace per la Repubblica Centrafricana, un paese poverissimo dilaniato da una crisi gravissima di cui ancora non si vede la fine, nonostante tanti sforzi e anche tanti passi importanti per la pacificazione. Ne parla Andrea Riccardi in un editoriale su Famiglia Cristiana di questa settimana, anche in riferimento alle recenti violenze e la strage di cristiani a Gambo.
Ancora morti nella Repubblica Centrafricana: 50 vittime innocenti nel villaggio di Gambo in una struttura sanitaria. Una strage brutale compiuta da armati afferenti ai Seleka, musulmani che hanno vendicato in modo folle un attacco degli anti-Balaka, milizie di cristiani e animisti, nate per autodifesa. I centrafricani sono ostaggio delle milizie, in conflitto tra loro, che controllano larga parte del territorio. I cristiani sono spesso sotto attacco, come ha denunciato il vescovo di Bangassou Juan José Aguirre. Non è una guerra tra cristiani e musulmani, anche se spesso si colpiscono i fedeli del gruppo avverso. Aguirre, da parte sua, ospita nel compound della cattedrale 2 mila musulmani, da lui salvati dagli anti-Balaka.
Ogni giorno può succedere di tutto. La gente soffre da troppi anni ed è allo stremo. Un anno fa l'elezione del presidente Touadéra è stato un fatto molto positivo (anche effetto della visita di papa Francesco nel novembre 2015, quando aprì il Giubileo della misericordia a Bangui).
Ma il Governo non controlla molto territorio fuori dalla capitale: il vero problema è riunificare il Paese, affermare l'autorità dello Stato, dare sicurezza e alleviare la situazione umanitaria. Ma bisogna fare i conti con tanti gruppi armati e con le ingerenze dei Paesi vicini. L'accordo di Roma, firmato il 19 giugno dal Governo centrafricano e da 14 gruppi politico-militari, vuole avviare un processo di pacificazione e disarmo: purtroppo non è un trattato di pace che pone fine alla guerra. Punta a estendere il controllo del Governo sull'intero territorio. Sono stato testimone di alcune discussioni dell'accordo e mi sono reso conto della distanza tra le parti, ma anche della buona volontà. Occorre far passare l'intesa ai gruppi sul terreno, talvolta legati a interessi economici o minerari. Ci sono pure mercenari stranieri. È necessario un processo lungo. Un mese fa è stato nominato un comitato di attuazione per concretizzare l`accordo sul terreno. Come affermano l'Onu e l'Unione africana, è l'unica via per portare pace. Il Paese è in una grave situazione di decomposizione. In molte regioni la vita umana non vale niente. È uno degli Stati più poveri del mondo, nonostante le ingenti ricchezze minerarie, preda dei gruppi armati. La gente soffre e bisogna fare presto. Si deve favorire un'intesa tra i vari gruppi centroafricani attorno alle fragili, ma esistenti, istituzioni della Repubblica.
Per capire la crisi nella Repubblica Centroafricana
Ogni giorno può succedere di tutto. La gente soffre da troppi anni ed è allo stremo. Un anno fa l'elezione del presidente Touadéra è stato un fatto molto positivo (anche effetto della visita di papa Francesco nel novembre 2015, quando aprì il Giubileo della misericordia a Bangui).
Ma il Governo non controlla molto territorio fuori dalla capitale: il vero problema è riunificare il Paese, affermare l'autorità dello Stato, dare sicurezza e alleviare la situazione umanitaria. Ma bisogna fare i conti con tanti gruppi armati e con le ingerenze dei Paesi vicini. L'accordo di Roma, firmato il 19 giugno dal Governo centrafricano e da 14 gruppi politico-militari, vuole avviare un processo di pacificazione e disarmo: purtroppo non è un trattato di pace che pone fine alla guerra. Punta a estendere il controllo del Governo sull'intero territorio. Sono stato testimone di alcune discussioni dell'accordo e mi sono reso conto della distanza tra le parti, ma anche della buona volontà. Occorre far passare l'intesa ai gruppi sul terreno, talvolta legati a interessi economici o minerari. Ci sono pure mercenari stranieri. È necessario un processo lungo. Un mese fa è stato nominato un comitato di attuazione per concretizzare l`accordo sul terreno. Come affermano l'Onu e l'Unione africana, è l'unica via per portare pace. Il Paese è in una grave situazione di decomposizione. In molte regioni la vita umana non vale niente. È uno degli Stati più poveri del mondo, nonostante le ingenti ricchezze minerarie, preda dei gruppi armati. La gente soffre e bisogna fare presto. Si deve favorire un'intesa tra i vari gruppi centroafricani attorno alle fragili, ma esistenti, istituzioni della Repubblica.
Per capire la crisi nella Repubblica Centroafricana
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