I terroristi sono giovani spaesati indottrinati da predicatori d'odio. Una considerazione resa sempre più evidente dalla prova dei fatti, su cui si sofferma la riflessione di Andrea Riccardi di questa settimana per Famiglia Cristiana.
L'attacco terroristico alla Catalogna ha mostrato, ancora una volta, la follia omicida del terrorismo. Pochi giorni prima, anche la capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, era stata fatta segno di un attentato: hanno colpito un crocevia dell'Africa occidentale, dove convivono cristiani e musulmani. A Barcellona hanno attaccato le Ramblas, spazio di grande densità turistica, con caffè, ritrovi, artisti di strada, che emanano voglia di vivere e spensieratezza. Le hanno trasformate in luogo di morte. E volevano una strage ben più consistente, anche se i morti sono stati tanti. Da dove tanto odio? La domanda viene se si scorrono le biografie degli attentatori: giovani, persino un diciassettenne. Cresciuti in Catalogna con altri ragazzi che li ricordano socievoli.
Che è successo? Il processo di radicalizzazione islamica è avvenuto in fretta, a causa di un attentatore, un imam adulto con legami oscuri alle spalle. Sono storie che, purtroppo, si ripetono: inducono alcuni a dire che proprio la religione islamica è all'origine dell'odio. Gran parte dei musulmani rifiutano l'accusa. Hanno manifestato, anche a Barcellona, la solidarietà con le vittime e il ripudio della violenza. L'islamismo radicale, però, è un'ideologia che attrae giovani spaesati, soprattutto di origine musulmana, ma anche non musulmani (sono tra i foreign fighters): tutti attratti da una visione apocalittica e settaria. Il grande problema oggi è la vigilanza nelle moschee, di fronte ai predicatori radicali che indottrinano giovani o inquieti. La vigilanza riguarda l'intelligence e la polizia, ma anche i musulmani e le comunità locali.
Daesh ha rivendicato l'attentato. È un sistema facile. Non sono inviati emissari dal Medio Oriente, ma agiscono gruppi autonomi, praticamente un terrorismo in franchising per Daesh. Gli atti terroristici amplificano la propaganda che corre per il Web. Quanto durerà questa battaglia di morte? Forse dovremo soffrire ancora. Sono positive le reazioni musulmane e dell'intera società civile. A Barcellona e in Spagna ci sono stati episodi molto belli e commoventi. Tuttavia la reazione deve diventare qualcosa di permanente. Le città e le periferie devono essere meno anonime, abitate dalla solidarietà della gente. Se pochi possono fare tanto male, la maggioranza potrà impedirlo e fermare un odio immotivato quanto violento.
Che è successo? Il processo di radicalizzazione islamica è avvenuto in fretta, a causa di un attentatore, un imam adulto con legami oscuri alle spalle. Sono storie che, purtroppo, si ripetono: inducono alcuni a dire che proprio la religione islamica è all'origine dell'odio. Gran parte dei musulmani rifiutano l'accusa. Hanno manifestato, anche a Barcellona, la solidarietà con le vittime e il ripudio della violenza. L'islamismo radicale, però, è un'ideologia che attrae giovani spaesati, soprattutto di origine musulmana, ma anche non musulmani (sono tra i foreign fighters): tutti attratti da una visione apocalittica e settaria. Il grande problema oggi è la vigilanza nelle moschee, di fronte ai predicatori radicali che indottrinano giovani o inquieti. La vigilanza riguarda l'intelligence e la polizia, ma anche i musulmani e le comunità locali.
Daesh ha rivendicato l'attentato. È un sistema facile. Non sono inviati emissari dal Medio Oriente, ma agiscono gruppi autonomi, praticamente un terrorismo in franchising per Daesh. Gli atti terroristici amplificano la propaganda che corre per il Web. Quanto durerà questa battaglia di morte? Forse dovremo soffrire ancora. Sono positive le reazioni musulmane e dell'intera società civile. A Barcellona e in Spagna ci sono stati episodi molto belli e commoventi. Tuttavia la reazione deve diventare qualcosa di permanente. Le città e le periferie devono essere meno anonime, abitate dalla solidarietà della gente. Se pochi possono fare tanto male, la maggioranza potrà impedirlo e fermare un odio immotivato quanto violento.
No tinc por: non ho paura. La grande manifestazione di pace |
«LA PACE AMICA DELLA VITA» In tanti si sono recati in preghiera sul luogo della strage. «La pace è la migliore amica della vita», ha detto l'arcivescovo di Barcellona, il Cardinale Juan José Omelia, durante una celebrazione per le vittime alla Sagrada Familia: «Chiediamo al Signore che ci dia la maniera di essere artigiani di pace».
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