Quella dei migranti non è una questione che riguarda singole nazioni, ma ha assunto in questi anni una dimensione globale che esige risposte altrettanto globali e lungimiranti. In un editoriale su Famiglia Cristiana del 1/10/2017, Andrea Riccardi interviene sul tema dei migranti riprendendo le recenti dichiarazioni del premier italiano Paolo Gentiloni all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
I migranti, i profughi e i rifugiati hanno sempre accompagnato la storia dell'umanità. Ma, nel mondo del XXI secolo, sono divenuti un'espressione massiccia, tipica e dolorosa della globalizzazione. Spinti dalle guerre, dai problemi ecologici, dalla fame, dalla ricerca di un mondo migliore, dalle crisi economiche o dalla mancanza di lavoro, si spostano verso altri Paesi, per cercare una vita degna o per essere più sicuri e non più sotto minaccia. È una questione che ci siamo posti con insistenza negli ultimi mesi. Ne abbiamo anche parlato molto come credo sia giusto - su queste pagine.
Dalla gestione di questa realtà emerge una convinzione: nessuno Stato da solo può affrontare e risolvere la questione. Lo abbiamo visto in Italia. Anzi, abbiamo insistito perché l'Ue, che ha fatto della solidarietà tra i Paesi d'Europa il suo senso profondo, cooperi alla soluzione del problema, considerando le frontiere esterne dell'Unione come quelle di tutte le nazioni. Si sono viste difficoltà e reticenze. Eppure non si può rinunciare alla solidarietà europea in materia. Il premier Paolo Gentiloni, parlando al Palazzo di Vetro a New York, ha posto con chiarezza la questione: «Le sfide internazionali non si risolvono con i muri. Rispondere ai problemi che abbiamo davanti difendendo ciascuno il proprio interesse nazionale, contrapponendo Paesi a Paesi, è un'illusione. Non si risponde a queste sfide con i muri, si risponde con un lavoro comune».
Ci vuole una risposta globale nel campo delle migrazioni e in tanti altri. L'Onu deve tornare protagonista. Nel mondo contemporaneo tutti siamo connessi e non ci sono pace e sicurezza, quando i vicini (e talvolta anche i lontani) sono in grave difficoltà. Aiutare altri Paesi non è solo un imperativo etico, ma anche il proprio interesse. L'interesse nazionale s'inquadra e si realizza ormai assieme a quello globale. Di fronte al problema delle migrazioni, Gentiloni ha parlato di tre principi: investire sui Paesi d'origine e di transito dei migranti; proteggere i più vulnerabili; valorizzare le opportunità della migrazione. E ha aggiunto: «Il futuro dell'Europa è in Africa». Solo «investendo in Africa si affrontano le cause profonde delle migrazioni, in primis le diseguaglianze economiche e demografiche». Lottare contro il terrorismo, eliminare la sua pericolosa propaganda, garantire la sicurezza non sono in contrasto con una politica umanitaria. Così abbiamo sentito da Gentiloni una decisa e commovente affermazione: salvare i bambini è salvare i nostri valori e il nostro onore!
I migranti, i profughi e i rifugiati hanno sempre accompagnato la storia dell'umanità. Ma, nel mondo del XXI secolo, sono divenuti un'espressione massiccia, tipica e dolorosa della globalizzazione. Spinti dalle guerre, dai problemi ecologici, dalla fame, dalla ricerca di un mondo migliore, dalle crisi economiche o dalla mancanza di lavoro, si spostano verso altri Paesi, per cercare una vita degna o per essere più sicuri e non più sotto minaccia. È una questione che ci siamo posti con insistenza negli ultimi mesi. Ne abbiamo anche parlato molto come credo sia giusto - su queste pagine.
Dalla gestione di questa realtà emerge una convinzione: nessuno Stato da solo può affrontare e risolvere la questione. Lo abbiamo visto in Italia. Anzi, abbiamo insistito perché l'Ue, che ha fatto della solidarietà tra i Paesi d'Europa il suo senso profondo, cooperi alla soluzione del problema, considerando le frontiere esterne dell'Unione come quelle di tutte le nazioni. Si sono viste difficoltà e reticenze. Eppure non si può rinunciare alla solidarietà europea in materia. Il premier Paolo Gentiloni, parlando al Palazzo di Vetro a New York, ha posto con chiarezza la questione: «Le sfide internazionali non si risolvono con i muri. Rispondere ai problemi che abbiamo davanti difendendo ciascuno il proprio interesse nazionale, contrapponendo Paesi a Paesi, è un'illusione. Non si risponde a queste sfide con i muri, si risponde con un lavoro comune».
Ci vuole una risposta globale nel campo delle migrazioni e in tanti altri. L'Onu deve tornare protagonista. Nel mondo contemporaneo tutti siamo connessi e non ci sono pace e sicurezza, quando i vicini (e talvolta anche i lontani) sono in grave difficoltà. Aiutare altri Paesi non è solo un imperativo etico, ma anche il proprio interesse. L'interesse nazionale s'inquadra e si realizza ormai assieme a quello globale. Di fronte al problema delle migrazioni, Gentiloni ha parlato di tre principi: investire sui Paesi d'origine e di transito dei migranti; proteggere i più vulnerabili; valorizzare le opportunità della migrazione. E ha aggiunto: «Il futuro dell'Europa è in Africa». Solo «investendo in Africa si affrontano le cause profonde delle migrazioni, in primis le diseguaglianze economiche e demografiche». Lottare contro il terrorismo, eliminare la sua pericolosa propaganda, garantire la sicurezza non sono in contrasto con una politica umanitaria. Così abbiamo sentito da Gentiloni una decisa e commovente affermazione: salvare i bambini è salvare i nostri valori e il nostro onore!
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