Nella foto: la cancelliera tedesca Angela Merkel e il fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi all'Incontro "Strade di Pace" che si è tenuto in germania, a Munster, dal 10 al 12 settembre. All'incontro hanno partecipato 400 rappresentanti religiosi e della società civile, che hanno lanciato un forte invito al dialogo per la pace, unica arma contro i conflitti.
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L' anno scorso, ad Assisi, si sono incontrati con papa Francesco i leader delle grandi religioni del mondo per ricordare i trent'anni del cammino di pace, dialogo e preghiera, iniziato da Giovanni
Paolo II nel 1986 nella città di san Francesco. Da allora, i leader religiosi si sono ritrovati puntualmente, ogni anno, in questo spirito. Non è poco. In alcune situazioni concrete, hanno lottato contro l'odio vicendevole e il fanatismo. Quest'anno si sono rincontrati a Münster e Osnabrück, in una Germania che celebra i 500 anni della Riforma protestante. L'incontro è stato contrassegnato da una ferma volontà di trovare "Strade di pace": è il titolo del meeting, che ha raccolto esponenti cristiani, ebrei, musulmani e delle religioni asiatiche.
Tra di essi, il grande imam di al-Azhar, Al Tayyb, che ha affermato con fermezza come l'islam non sostenga la violenza e il terrorismo. Ma anche il patriarca ortodosso della Siria, Giovanni X, il quale ha testimoniato il dolore di un Paese martoriato da una guerra che dura da sei anni. Angela Merkel ha insistito sul valore del dialogo tra le religioni per realizzare un clima d'intesa e di pace. Oggi le religioni hanno una peculiare responsabilità in un mondo dove l'economia si è globalizzata, ma sorgono antiche diffidenze e nuovi muri. Nessuna guerra è santa, ma solo la pace è santa: è stata - per così dire - la "scomunica" delle religioni verso la violenza che ha fatto eco alle parole del Papa, pronunciate durante il viaggio in Colombia.
Il nostro mondo si sta avviando, troppo inconsapevolmente, su strade di guerra. Basta guardare alla vicenda della Corea del Nord. Misuriamo pienamente le conseguenze di una guerra? Siamo consapevoli che, con così potenti armamenti, i conflitti s'incistano e spesso non si concludono nemmeno con la vittoria di una parte? Dalle religioni è venuto anche un invito a non dimenticare i dolori delle guerre del passato. I leader religiosi hanno ascoltato le testimonianze di varie situazioni: quelle dei rifugiati o di chi fugge la violenza. Ma che possono fare le comunità religiose di fronte a potenti logiche politiche e militari? Innanzitutto, ricordare che il dialogo può aprire "strade di pace". Il mondo ha bisogno di più dialogo. E poi i credenti non disperano, perché sanno che la preghiera è una forza di pace: può spostare montagne di odio e orientare i cuori dei governanti e dei popoli su vie di pace. Dalla Germania, è partito un invito saggio e preoccupato: che si cerchino nuovi cammini di pace con il dialogo! Viene da gente che continua a sperare e crede alla forza della preghiera.
Questo testo è stato pubblicato su Famiglia Cristiana del 18/9/2017
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L' anno scorso, ad Assisi, si sono incontrati con papa Francesco i leader delle grandi religioni del mondo per ricordare i trent'anni del cammino di pace, dialogo e preghiera, iniziato da Giovanni
Paolo II nel 1986 nella città di san Francesco. Da allora, i leader religiosi si sono ritrovati puntualmente, ogni anno, in questo spirito. Non è poco. In alcune situazioni concrete, hanno lottato contro l'odio vicendevole e il fanatismo. Quest'anno si sono rincontrati a Münster e Osnabrück, in una Germania che celebra i 500 anni della Riforma protestante. L'incontro è stato contrassegnato da una ferma volontà di trovare "Strade di pace": è il titolo del meeting, che ha raccolto esponenti cristiani, ebrei, musulmani e delle religioni asiatiche.
Tra di essi, il grande imam di al-Azhar, Al Tayyb, che ha affermato con fermezza come l'islam non sostenga la violenza e il terrorismo. Ma anche il patriarca ortodosso della Siria, Giovanni X, il quale ha testimoniato il dolore di un Paese martoriato da una guerra che dura da sei anni. Angela Merkel ha insistito sul valore del dialogo tra le religioni per realizzare un clima d'intesa e di pace. Oggi le religioni hanno una peculiare responsabilità in un mondo dove l'economia si è globalizzata, ma sorgono antiche diffidenze e nuovi muri. Nessuna guerra è santa, ma solo la pace è santa: è stata - per così dire - la "scomunica" delle religioni verso la violenza che ha fatto eco alle parole del Papa, pronunciate durante il viaggio in Colombia.
Il nostro mondo si sta avviando, troppo inconsapevolmente, su strade di guerra. Basta guardare alla vicenda della Corea del Nord. Misuriamo pienamente le conseguenze di una guerra? Siamo consapevoli che, con così potenti armamenti, i conflitti s'incistano e spesso non si concludono nemmeno con la vittoria di una parte? Dalle religioni è venuto anche un invito a non dimenticare i dolori delle guerre del passato. I leader religiosi hanno ascoltato le testimonianze di varie situazioni: quelle dei rifugiati o di chi fugge la violenza. Ma che possono fare le comunità religiose di fronte a potenti logiche politiche e militari? Innanzitutto, ricordare che il dialogo può aprire "strade di pace". Il mondo ha bisogno di più dialogo. E poi i credenti non disperano, perché sanno che la preghiera è una forza di pace: può spostare montagne di odio e orientare i cuori dei governanti e dei popoli su vie di pace. Dalla Germania, è partito un invito saggio e preoccupato: che si cerchino nuovi cammini di pace con il dialogo! Viene da gente che continua a sperare e crede alla forza della preghiera.
Questo testo è stato pubblicato su Famiglia Cristiana del 18/9/2017
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