Il Paese asiatico vive una gravissima crisi umanitaria: è necessaria una svolta da parte di sciiti e sunniti
Lo Yemen sembra lontano, fuori dal nostro orizzonte. Pier Paolo Pasolini girò un documentario, tra gli anni Sessanta e Settanta, su Sana`a, la capitale, che trovò immersa nel Medioevo. Qui esisteva una comunità ebraica di 50 mila persone, oggi tutte in Israele. Abbiamo poche notizie sullo Yemen e ce ne siamo occupati poco. Non giungono in Europa rifugiati yemeniti. Eppure c'è una crisi umanitaria senza pari: un milione di malati di colera. All'80% degli yemeniti mancano acqua, cibo e cure mediche. La gente non sa dove trovare il sostentamento quotidiano. C`è una guerra terribile tra i ribelli sciiti Houthi e i sunniti, mentre si registrano infiltrazioni di gruppi islamisti connessi ad Al Qaeda, colpiti dagli attacchi aerei americani. L'Arabia Saudita appoggia fortemente i sunniti e bombarda gli Houthi dal 2015, mentre l'Iran è attivamente al loro fianco. Intanto gli Emirati Arabi Uniti stanno realizzando una forte presenza nello Yemen del Sud (che completa i loro insediamenti in Eritrea e nel Nord della Somalia). Il conflitto è divenuto una guerra per procura (con parecchi attori locali) tra Paesi sunniti e Iran sciita in un'area di convivenza tra le due confessioni islamiche. Le vittime da entrambe le parti non si contano. Il popolo è ostaggio di un conflitto crudele interno al mondo musulmano.
Tanta gente - si parla di 7 milioni su 27 milioni di abitanti - sopravvive grazie all'agenzia dell'Onu, il Pam, programma alimentare finanziato soprattutto dagli Stati Uniti, ma anche dall'Unione europea, dalla Germania e dalla Gran Bretagna. I Paesi occidentali sostengono un grande impegno umanitario per lo Yemen, mentre la maggior parte di quelli musulmani fanno la guerra. Molti yemeniti, però, mancano oggi di cibo e la situazione si va aggravando. Non è facile intervenire. L'Arabia Saudita non vuole accettare una presenza sciita organizzata nello Yemen, alle sue frontiere meridionali. La solidarietà sciita sostiene gli Houthi in ogni modo. Non è semplice trovare una via d'uscita, anche se le Nazioni Unite e il Comitato internazionale della Croce rossa hanno più volte denunciato la gravità della situazione. Solo una scelta di responsabilità delle autorità politiche musulmane può aiutare le fazioni yemenite a trovare una tregua che favorisca l'assistenza alla popolazione e porti verso una convivenza pacifica. La grande preoccupazione è che gli yemeniti siano sacrificati allo scontro tra sunniti e sciiti, che fa tremare il Libano (qui gli sciiti sono la confessione più forte, un terzo della popolazione), si ripropone in Siria e tocca l`Iraq, con almeno la metà della popolazione di fede sciita, senza considerare le altre minoranze sciite nei vari Paesi islamici. Deve avvenire una svolta tra Stati musulmani e tra sciiti e sunniti, ponendo fine a un conflitto che sta distruggendo un popolo.
Lo Yemen sembra lontano, fuori dal nostro orizzonte. Pier Paolo Pasolini girò un documentario, tra gli anni Sessanta e Settanta, su Sana`a, la capitale, che trovò immersa nel Medioevo. Qui esisteva una comunità ebraica di 50 mila persone, oggi tutte in Israele. Abbiamo poche notizie sullo Yemen e ce ne siamo occupati poco. Non giungono in Europa rifugiati yemeniti. Eppure c'è una crisi umanitaria senza pari: un milione di malati di colera. All'80% degli yemeniti mancano acqua, cibo e cure mediche. La gente non sa dove trovare il sostentamento quotidiano. C`è una guerra terribile tra i ribelli sciiti Houthi e i sunniti, mentre si registrano infiltrazioni di gruppi islamisti connessi ad Al Qaeda, colpiti dagli attacchi aerei americani. L'Arabia Saudita appoggia fortemente i sunniti e bombarda gli Houthi dal 2015, mentre l'Iran è attivamente al loro fianco. Intanto gli Emirati Arabi Uniti stanno realizzando una forte presenza nello Yemen del Sud (che completa i loro insediamenti in Eritrea e nel Nord della Somalia). Il conflitto è divenuto una guerra per procura (con parecchi attori locali) tra Paesi sunniti e Iran sciita in un'area di convivenza tra le due confessioni islamiche. Le vittime da entrambe le parti non si contano. Il popolo è ostaggio di un conflitto crudele interno al mondo musulmano.
Tanta gente - si parla di 7 milioni su 27 milioni di abitanti - sopravvive grazie all'agenzia dell'Onu, il Pam, programma alimentare finanziato soprattutto dagli Stati Uniti, ma anche dall'Unione europea, dalla Germania e dalla Gran Bretagna. I Paesi occidentali sostengono un grande impegno umanitario per lo Yemen, mentre la maggior parte di quelli musulmani fanno la guerra. Molti yemeniti, però, mancano oggi di cibo e la situazione si va aggravando. Non è facile intervenire. L'Arabia Saudita non vuole accettare una presenza sciita organizzata nello Yemen, alle sue frontiere meridionali. La solidarietà sciita sostiene gli Houthi in ogni modo. Non è semplice trovare una via d'uscita, anche se le Nazioni Unite e il Comitato internazionale della Croce rossa hanno più volte denunciato la gravità della situazione. Solo una scelta di responsabilità delle autorità politiche musulmane può aiutare le fazioni yemenite a trovare una tregua che favorisca l'assistenza alla popolazione e porti verso una convivenza pacifica. La grande preoccupazione è che gli yemeniti siano sacrificati allo scontro tra sunniti e sciiti, che fa tremare il Libano (qui gli sciiti sono la confessione più forte, un terzo della popolazione), si ripropone in Siria e tocca l`Iraq, con almeno la metà della popolazione di fede sciita, senza considerare le altre minoranze sciite nei vari Paesi islamici. Deve avvenire una svolta tra Stati musulmani e tra sciiti e sunniti, ponendo fine a un conflitto che sta distruggendo un popolo.
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