La testimonianza di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità da sempre impegnata per poveri e la pace, su Famiglia Cristiana:
Nei giorni scorsi la Comunità di Sant' Egidio ha festeggiato cinquant'anni. Gli amici di Famiglia Cristiana mi chiedono di scriverne qualcosa. Lo faccio volentieri, mentre le immagini di questi anni
mi si affollano nella mente. Quelle dei primi tempi: il ' 68 , la rivolta degli studenti, quando l'utopia di cambiare il mondo, di rivoluzionarlo, sembrava realizzabile. Era tempo (così diverso da oggi) di mobilitazione dei giovani, allora numerosi e protagonisti. In quel clima ci interrogammo su cosa significava cambiare il mondo: non sarebbe stato possibile farlo senza cambiare il cuore dell'uomo e della donna. Solo il Vangelo poteva farlo. Il filo rosso che ha accompagnato i nostri stato l'ascolto della Parola di Dio, provando a viverla da discepoli e amici dei poveri là dove siamo nel mondo: da Santa Maria in Trastevere, all'Avana, a Cuba, a Buenos Aires, a Giacarta o ad Abidjan in Costa d'Avorio. La storia di Sant' Egidio è stata fatta dall'attenzione agli ultimi, alle "periferie urbane e umane".
Tornano alla mente le immagini delle borgate romane, allora angoli di Terzo mondo, con il corteo dolente d'immigrati (del Sud Italia), poveri, anziani, bambini. Con loro si realizzava il sogno di Giovanni XXIII e del Concilio: Chiesa di tutti e particolarmente dei poveri. È ancora il nostro sogno. I poveri sono stati i compagni di cinquant'anni , tanto che si confonde chi aiuta e chi è aiutato. In loro si scorge Gesù, come si legge nel Vangelo di Matteo: « Ero straniero e mi avete ospitato». Negli ultimi 25 anni, abbiamo sentito con forza la sfida dell'accoglienza e dell'integrazione di rifugiati e immigrati, sino all'esperienza dei «corridoi umanitari» dal Libano e dal Corno d'Africa verso l'Italia, la Francia e Belgio: accogliere in Europa, in sicurezza. La Comunità è conosciuta per il lavoro per la pace, come le trattative per la fine del conflitto in Mozambico, concluse a Roma nel 1992 , dopo una guerra che aveva provocato un milione di morti .
Il lavoro per la pace è lotta alla povertà. Perché la guerra è la madre di tutte le povertà. Non bisogna mai accettare la guerra come ineluttabile. La preghiera per la pace (a Sant' Egidio una volta al mese) esprime la fiducia che la pace sia sempre possibile. La Comunità ha raccolto donne e uomini, giovani e anziani, laici che hanno sentito quanto fosse decisivo essere discepoli del Signore . Papa Francesco ha così sintetizzato storia e futuro di Sant' Egidio: « Andate avanti su questa strada: preghiera, poveri e pace . E camminando così aiutate a far crescere la compassione nel cuore della società, che è la vera rivoluzione, quella della compassione e della tenerezza, a far crescere l'amicizia al posto dei fantasmi dell' inimicizia e dell' indifferenza» . Oggi siamo convinti , ancor più di ieri , che questa è la " rivoluzione" necessaria
Nei giorni scorsi la Comunità di Sant' Egidio ha festeggiato cinquant'anni. Gli amici di Famiglia Cristiana mi chiedono di scriverne qualcosa. Lo faccio volentieri, mentre le immagini di questi anni
mi si affollano nella mente. Quelle dei primi tempi: il ' 68 , la rivolta degli studenti, quando l'utopia di cambiare il mondo, di rivoluzionarlo, sembrava realizzabile. Era tempo (così diverso da oggi) di mobilitazione dei giovani, allora numerosi e protagonisti. In quel clima ci interrogammo su cosa significava cambiare il mondo: non sarebbe stato possibile farlo senza cambiare il cuore dell'uomo e della donna. Solo il Vangelo poteva farlo. Il filo rosso che ha accompagnato i nostri stato l'ascolto della Parola di Dio, provando a viverla da discepoli e amici dei poveri là dove siamo nel mondo: da Santa Maria in Trastevere, all'Avana, a Cuba, a Buenos Aires, a Giacarta o ad Abidjan in Costa d'Avorio. La storia di Sant' Egidio è stata fatta dall'attenzione agli ultimi, alle "periferie urbane e umane".
Tornano alla mente le immagini delle borgate romane, allora angoli di Terzo mondo, con il corteo dolente d'immigrati (del Sud Italia), poveri, anziani, bambini. Con loro si realizzava il sogno di Giovanni XXIII e del Concilio: Chiesa di tutti e particolarmente dei poveri. È ancora il nostro sogno. I poveri sono stati i compagni di cinquant'anni , tanto che si confonde chi aiuta e chi è aiutato. In loro si scorge Gesù, come si legge nel Vangelo di Matteo: « Ero straniero e mi avete ospitato». Negli ultimi 25 anni, abbiamo sentito con forza la sfida dell'accoglienza e dell'integrazione di rifugiati e immigrati, sino all'esperienza dei «corridoi umanitari» dal Libano e dal Corno d'Africa verso l'Italia, la Francia e Belgio: accogliere in Europa, in sicurezza. La Comunità è conosciuta per il lavoro per la pace, come le trattative per la fine del conflitto in Mozambico, concluse a Roma nel 1992 , dopo una guerra che aveva provocato un milione di morti .
Il lavoro per la pace è lotta alla povertà. Perché la guerra è la madre di tutte le povertà. Non bisogna mai accettare la guerra come ineluttabile. La preghiera per la pace (a Sant' Egidio una volta al mese) esprime la fiducia che la pace sia sempre possibile. La Comunità ha raccolto donne e uomini, giovani e anziani, laici che hanno sentito quanto fosse decisivo essere discepoli del Signore . Papa Francesco ha così sintetizzato storia e futuro di Sant' Egidio: « Andate avanti su questa strada: preghiera, poveri e pace . E camminando così aiutate a far crescere la compassione nel cuore della società, che è la vera rivoluzione, quella della compassione e della tenerezza, a far crescere l'amicizia al posto dei fantasmi dell' inimicizia e dell' indifferenza» . Oggi siamo convinti , ancor più di ieri , che questa è la " rivoluzione" necessaria
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