Vogliono entrare Albania, Macedonia, Montenegro, Serbia, Bosnia e Kosovo.
La Turchia rappresenta un travagliato capitolo a sé
In un editoriale di Famiglia Cristiana
L'Europa non è un'espressione geografica: è circolazione di persone e merci, economia, politica, ma soprattutto democrazia e diritti. Un continente senza la pena di morte è un saldo presidio di umanesimo in un mondo globale. L'Unione non è ancora un processo compiuto, ma non si torna indietro. Dopo la guerra, mentre nell'Est dominavano i sovietici, in Occidente cresceva il processo d'integrazione europeo attorno ai valori di libertà e democrazia. Nel '79 l'Europa si allargò con Gran Bretagna (oggi uscita con Brexit), Irlanda e Danimarca. Nell'81 fu la volta di Grecia, Spagna e Portogallo. La grande svolta è avvenuta con la caduta del Muro nel 1989. Prima Svezia, Austria e Finlandia, mentre la Germania Est s'integrava in quella occidentale. Poi, nel 2004, l'Unione si allargò all'Est (Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia). E Cipro e Malta. Seguirono Bulgaria, Romania, Croazia. L'ingresso dei Paesi dell'Est fu la fine dalla loro brutale separazione dall'Europa: anche una grande occasione di sviluppo economico. Tuttavia c'è stato il timore di perdere la sovranità riconquistata. Un autorevole personaggio ungherese mi disse: «Prima andavamo a Mosca a prendere ordini, oggi andiamo a Bruxelles». Non è così. Eppure i Paesi dell'Est si sono smarcati da alcune scelte comunitarie, specie sull'immigrazione, ed esprimono una sensibilità attenta alla sovranità e alle identità nazionali. La storia dell'Europa occidentale e quella dell'Est sono diverse.
I Paesi orientali hanno recuperato da poco l'indipendenza. Alle porte dell'Unione premono i Paesi balcanici: l'Albania, quelli ex jugoslavi, come Macedonia, Montenegro, Serbia (già candidati ufficiali), Bosnia e Kosovo. C'è poi la vicenda della Turchia che ha presentato la domanda di adesione dal 1987, ma il cui ingresso è molto discusso. L'associazione dell'Ucraina all'Unione, per la vicinanza alla Russia, ha profondamente diviso il Paese. L'ingresso dei Paesi balcanici ricomporrebbe l'unità europea e sarebbe il definitivo superamento dei dolorosi conflitti dell'ex Jugoslavia.
Ma le visioni dell'Europa sono diverse secondo la prospettiva dei differenti Paesi e delle loro storie. Per alcuni, come Germania, Francia, Italia e altri, c'è un'unione più stretta da realizzare. Poi l'eurozona vede fuori da essa buona parte dei Paesi dell'Est. Insomma, si delineano vari cerchi attorno a un unico punto di gravità: un comune destino europeo. Resta il fatto che, senza l'Unione, l'identità e la proiezione dei Paesi europei nel mondo globale è a rischio. L'Unione europea è una delle grandi eredità di pace e democrazia del Novecento al nostro secolo e va incrementata.
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I Paesi orientali hanno recuperato da poco l'indipendenza. Alle porte dell'Unione premono i Paesi balcanici: l'Albania, quelli ex jugoslavi, come Macedonia, Montenegro, Serbia (già candidati ufficiali), Bosnia e Kosovo. C'è poi la vicenda della Turchia che ha presentato la domanda di adesione dal 1987, ma il cui ingresso è molto discusso. L'associazione dell'Ucraina all'Unione, per la vicinanza alla Russia, ha profondamente diviso il Paese. L'ingresso dei Paesi balcanici ricomporrebbe l'unità europea e sarebbe il definitivo superamento dei dolorosi conflitti dell'ex Jugoslavia.
Ma le visioni dell'Europa sono diverse secondo la prospettiva dei differenti Paesi e delle loro storie. Per alcuni, come Germania, Francia, Italia e altri, c'è un'unione più stretta da realizzare. Poi l'eurozona vede fuori da essa buona parte dei Paesi dell'Est. Insomma, si delineano vari cerchi attorno a un unico punto di gravità: un comune destino europeo. Resta il fatto che, senza l'Unione, l'identità e la proiezione dei Paesi europei nel mondo globale è a rischio. L'Unione europea è una delle grandi eredità di pace e democrazia del Novecento al nostro secolo e va incrementata.
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