Con il pontificato di Francesco non tutti i problemi sono risolti, ma è stato
awiato un processo di conversione e apertura agli altri: il popolo cristiano è stato sollevato dal pessimismo con la forza umile del Vangelo
Cinque anni di papa Francesco sono la storia della rivelazione della forza umile del Vangelo. Non si tratta tanto di fare bilanci, ma di ricordare questa storia. Cinque anni fa sembrava che la Chiesa fosse segnata da una crisi profonda, simbolicamente rappresentata dalle dimissioni di Benedetto XVI. Correvano tante interpretazioni: che fosse impossibile governare la Chiesa; che ci fosse una malattia profonda o che ci fossero troppe storture...
Che ha fatto Francesco? Ha cominciato a camminare serenamente, comunicando il Vangelo con simpatia. In poche settimane, il popolo cristiano si è come sollevato dal pessimismo che sembrava avvolgerlo. La gente, anche lontana dalla Chiesa, ha cominciato ad accorgersi che succedeva qualcosa tra i credenti e a guardare con interesse il messaggio del Papa. I confini e i muri hanno cominciato a dissolversi. Il popolo di Dio riprendeva coraggio. Molte persone guardavano alla Chiesa con nuova partecipazione. Dopo cinque anni, non si può dire che tutti i problemi della Chiesa siano risolti, che sia avvenuta una compiuta riforma della Curia romana, che tutto vada bene... Ma c'è speranza. Francesco non è stato un "mago" che ha dato soluzione a ogni questione.
Francesco ha comunicato - lo ripeto - la forza del Vangelo, umile e profonda: così si sono risvegliate le energie umane e spirituali di tanti credenti, mentre i poveri - con un'evidenza unica nella storia della Chiesa - sono stati messi al centro della comunità cristiana.
Bergoglio ha fatto molte cose concrete: incontri, viaggi, azioni diplomatiche, scelte di governo, testi di valore... Ma c'è un aspetto centrale: ha insegnato che la vera riforma passa attraverso la conversione del cuore. Non è solo la vera riforma, ma anche un modo pieno di vivere. Il Papa ha contagiato la Chiesa con la sua proposta evangelica. Ha offerto ai vescovi e ai preti un concreto modello pastorale, in cui sono centrali la comunicazione del Vangelo e l'amore per i poveri. Tutto discende da questo. Si può dire che, in questi cinque anni, un processo si è sviluppato nella Chiesa: la conversione del cuore si è intrecciata con l'apertura agli altri e la caduta delle barriere. È la realtà di una Chiesa non spaventata del mondo, non proselitistica, ma missionaria, perché attrattiva. Eppure ci sono state parecchie resistenze, a tutti i livelli. La strada di Bergoglio è stata considerata semplicistica. Talvolta è stato accusato di svendere la verità, di preferire gli estranei ai cattolici, di dimenticare l'insegnamento dei predecessori. Sono resistenze normali, perché ha avviato un esodo nella Chiesa: "uscire" è una sua parola chiave. In questo esodo si raggiungono cristiani di altre confessioni, gente di religione diversa, persone in difficoltà: così la Chiesa sembra restituita alla sua missione, mentre si apre la strada del futuro.
Cinque anni di papa Francesco sono la storia della rivelazione della forza umile del Vangelo. Non si tratta tanto di fare bilanci, ma di ricordare questa storia. Cinque anni fa sembrava che la Chiesa fosse segnata da una crisi profonda, simbolicamente rappresentata dalle dimissioni di Benedetto XVI. Correvano tante interpretazioni: che fosse impossibile governare la Chiesa; che ci fosse una malattia profonda o che ci fossero troppe storture...
Che ha fatto Francesco? Ha cominciato a camminare serenamente, comunicando il Vangelo con simpatia. In poche settimane, il popolo cristiano si è come sollevato dal pessimismo che sembrava avvolgerlo. La gente, anche lontana dalla Chiesa, ha cominciato ad accorgersi che succedeva qualcosa tra i credenti e a guardare con interesse il messaggio del Papa. I confini e i muri hanno cominciato a dissolversi. Il popolo di Dio riprendeva coraggio. Molte persone guardavano alla Chiesa con nuova partecipazione. Dopo cinque anni, non si può dire che tutti i problemi della Chiesa siano risolti, che sia avvenuta una compiuta riforma della Curia romana, che tutto vada bene... Ma c'è speranza. Francesco non è stato un "mago" che ha dato soluzione a ogni questione.
Francesco ha comunicato - lo ripeto - la forza del Vangelo, umile e profonda: così si sono risvegliate le energie umane e spirituali di tanti credenti, mentre i poveri - con un'evidenza unica nella storia della Chiesa - sono stati messi al centro della comunità cristiana.
Bergoglio ha fatto molte cose concrete: incontri, viaggi, azioni diplomatiche, scelte di governo, testi di valore... Ma c'è un aspetto centrale: ha insegnato che la vera riforma passa attraverso la conversione del cuore. Non è solo la vera riforma, ma anche un modo pieno di vivere. Il Papa ha contagiato la Chiesa con la sua proposta evangelica. Ha offerto ai vescovi e ai preti un concreto modello pastorale, in cui sono centrali la comunicazione del Vangelo e l'amore per i poveri. Tutto discende da questo. Si può dire che, in questi cinque anni, un processo si è sviluppato nella Chiesa: la conversione del cuore si è intrecciata con l'apertura agli altri e la caduta delle barriere. È la realtà di una Chiesa non spaventata del mondo, non proselitistica, ma missionaria, perché attrattiva. Eppure ci sono state parecchie resistenze, a tutti i livelli. La strada di Bergoglio è stata considerata semplicistica. Talvolta è stato accusato di svendere la verità, di preferire gli estranei ai cattolici, di dimenticare l'insegnamento dei predecessori. Sono resistenze normali, perché ha avviato un esodo nella Chiesa: "uscire" è una sua parola chiave. In questo esodo si raggiungono cristiani di altre confessioni, gente di religione diversa, persone in difficoltà: così la Chiesa sembra restituita alla sua missione, mentre si apre la strada del futuro.
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