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A Bari, una nuova strada sulla via del dialogo e dell'unità dei cristiani

NO ALLE STRATEGIE DELLO SCONTRO. Papa Francesco ha auspicato che l'«arte dell'incontro prevalga sulle strategie dello scontro», soprattutto in Medio Oriente.

A Bari i leader cristiani si sono ritrovati per la prima volta per affermare una visione di pace
i pare che la stampa non abbia colto a pieno, nella sua portata, l'evento accaduto sabato scorso a Bari. È stato un grande segno. Papa Francesco ha invitato i capi delle Chiese cristiane del Medio Oriente
a incontrarsi e pregare per la pace. Il motivo è stato la guerra in quest'area e la situazione dei cristiani. La Siria è sconvolta da un conflitto dai tanti volti che dura dal 2011. Molti siriani hanno abbandonato il Paese. I cristiani siriani sono ridotti a un terzo di quanti erano prima del conflitto. L'Iraq, nonostante gli attacchi terroristici, sta faticosamente ricostruendosi. Ma qui i cristiani si sono
ridotti a un quarto di prima della guerra e gli altri Paesi mediorientali presentano situazioni gravi, come in Egitto, dove gli otto milioni di copti hanno subito vari e dolorosi attentati. I cristiani se ne stanno andando da un Medio Oriente che, da anni, non conosce pace. Questa realtà ha spinto il Papa a invitare i leader cristiani mediorientali con il patriarca ecumenico Bartolomeo e il rappresentante del Patriarcato di Mosca per discutere e pregare. Il dibattito riservato, tenuto a porte chiuse nella basilica di San Nicola, santo tanto venerato in Oriente, è stato franco e fraterno. Ne è emerso il grido del Pontefice, che ha riassunto il comune sentire: «La guerra è la piaga che tragicamente assale quest'amata regione. Ne è vittima soprattutto la povera gente».
La sofferenza di tanti e il martirio dei cristiani uniscono Chiese divise da più di un millennio. A Bari è avvenuta una svolta nella storia ecumenica: per la prima volta i leader della cristianità si sono ritrovati, come in un sinodo, a parlare insieme per prendersi cura dei fedeli in Medio Oriente e lanciare una visione di pace. Non era mai avvenuto.
Le discussioni teologiche tra le Chiese sulle questioni dottrinali hanno segnato passi in avanti, ma l`unità resta lontana. I problemi politici e i nazionalismi finiscono per renderla sempre più lontana. Invece, con un gesto di responsabilità e di comunione, a Bari, si è compiuto un grande passo in avanti. Anzi si è imboccata una nuova strada. Forse oggi molti cristiani sono meno sensibili all'unità. Ma Bari è un segnale importante. Francesco, in mezzo agli altri capi cristiani senza alcuna superiorità, ha affermato: «Abbiamo dialogato fraternamente. È stato un segno che l'incontro e l'unità vanno cercati sempre, senza paura delle diversità». C'è stata una decisione del Papa e dei primati delle Chiese che ha un'intensità ben più grande delle discussioni teologiche. Lo affermava il patriarca ecumenico Athenagoras (l'incontro di Bari è capitato nel giorno dell`anniversario della morte avvenuta nel 1972), quando chiedeva una decisione di unità ai capi delle Chiese. Egli ripeteva: «Chiese sorelle, popoli fratelli».
L'unità dei cristiani è fermento della pace tra i popoli. Un cristianesimo diviso è preda dei nazionalismi, se non dei furori di guerra. A Bari è emersa un'implorazione forte, umana e semplice: «L'umanità ascolti - vi prego - il grido dei bambini».

Questo editoriale di Andrea Riccardi è stato pubblicato su Famiglia Cristiana del 15/7/2018

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