Sono sotto attacco i due pilastri dello scenario internazionale nati
dopo la Guerra fredda e sopravvissuti alla caduta del Muro di
Berlino.Un mondo "sovranista" non conviene a nessuno
La recente riunione del Consiglio dell'Alleanza atlantica ha registrato la minaccia di un'uscita degli Stati Uniti dalla Nato. Il presidente Trump ha chiesto agli europei di impegnarsi di più nei finanziamenti all'Alleanza, affermando che il suo Paese non può sostenere una parte così larga delle spese anche per la difesa dell'Europa. La minaccia dell'uscita degli Stati Uniti è apparsa un'enormità, anche in considerazione che la Nato (acronimo di North atlantic treaty organization, Organizzazione dei Paesi che hanno aderito al Patto nord-atlantico) è stata fondata nel 1949 attorno agli americani durante la Guerra fredda, contrapposta per decenni al Patto di Varsavia di obbedienza sovietica. Dopo la caduta del Muro, il concetto strategico dell'Alleanza è stato rivisitato: la Nato garantisce la libertà e la sicurezza dei Paesi membri con un impegno politico-militare. Oggi conta ventinove Stati, tutti europei eccetto Stati Uniti e Canada. Tra i membri recenti ci sono ex partecipanti al blocco sovietico, come Bulgaria, Cechia, Slovenia, Polonia, Ungheria, Lettonia, Estonia e Lituania. Mosca
ha visto negativamente l'adesione dei Paesi dell'Est alla Nato, mentre alcuni di questi hanno posizioni preoccupate verso la politica internazionale russa. La crisi, suscitata dalle dichiarazioni di Trump, è rientrata, con l'accordo raggiunto durante il Consiglio atlantico. Tuttavia resta un senso d'instabilità generato da questa crisi. Ci si chiede se siano diventati insicuri i pilastri dello scenario internazionale durante la Guerra fredda e dopo 1`89: la Nato e l'Unione europea.
Lo stesso Trump non pare simpatizzare per il processo di integrazione europeo, mentre ha plaudito alla Brexit. Viene da pensare che le forme comunitarie tra i Paesi, come l'Unione o l'Alleanza, non siano più di moda. Non si tratta solamente della politica della Casa Bianca, ma anche di quelle "sovraniste" dei Paesi europei. La tendenza sarebbe riprendere in mano i destini nazionali a scapito dei vincoli comunitari. Questo favorirebbe la competizione commerciale, ma anche una più libera affermazione dell'interesse nazionale. Viene da chiedersi quale sia il vero vantaggio dei Paesi europei, in specie dell'Italia. Non mi pare sia interesse del nostro Paese essere svincolati dagli storici legami comunitari: anzi, un rafforzamento di essi s'impone. Quando l'Italia insiste su una responsabilità condivisa delle frontiere europee riguardo ai migranti va in questo senso, non in quello della chiusura delle frontiere nazionali, come i Paesi di Visegrad. Nonostante le diverse interpretazioni della cooperazione strutturata permanente sulla difesa europea tra Francia e Germania, la questione della difesa comune ha già compiuto significativi passi in avanti e deve avanzare ulteriormente, soprattutto se la Nato venisse destabilizzata. Ma anche con la difesa europea, gli Stati Uniti hanno un rapporto ambivalente per motivi economici e politici. La realtà è che un mondo scomposto e imprevedibile non conviene né agli europei né agli americani.
La recente riunione del Consiglio dell'Alleanza atlantica ha registrato la minaccia di un'uscita degli Stati Uniti dalla Nato. Il presidente Trump ha chiesto agli europei di impegnarsi di più nei finanziamenti all'Alleanza, affermando che il suo Paese non può sostenere una parte così larga delle spese anche per la difesa dell'Europa. La minaccia dell'uscita degli Stati Uniti è apparsa un'enormità, anche in considerazione che la Nato (acronimo di North atlantic treaty organization, Organizzazione dei Paesi che hanno aderito al Patto nord-atlantico) è stata fondata nel 1949 attorno agli americani durante la Guerra fredda, contrapposta per decenni al Patto di Varsavia di obbedienza sovietica. Dopo la caduta del Muro, il concetto strategico dell'Alleanza è stato rivisitato: la Nato garantisce la libertà e la sicurezza dei Paesi membri con un impegno politico-militare. Oggi conta ventinove Stati, tutti europei eccetto Stati Uniti e Canada. Tra i membri recenti ci sono ex partecipanti al blocco sovietico, come Bulgaria, Cechia, Slovenia, Polonia, Ungheria, Lettonia, Estonia e Lituania. Mosca
ha visto negativamente l'adesione dei Paesi dell'Est alla Nato, mentre alcuni di questi hanno posizioni preoccupate verso la politica internazionale russa. La crisi, suscitata dalle dichiarazioni di Trump, è rientrata, con l'accordo raggiunto durante il Consiglio atlantico. Tuttavia resta un senso d'instabilità generato da questa crisi. Ci si chiede se siano diventati insicuri i pilastri dello scenario internazionale durante la Guerra fredda e dopo 1`89: la Nato e l'Unione europea.
Lo stesso Trump non pare simpatizzare per il processo di integrazione europeo, mentre ha plaudito alla Brexit. Viene da pensare che le forme comunitarie tra i Paesi, come l'Unione o l'Alleanza, non siano più di moda. Non si tratta solamente della politica della Casa Bianca, ma anche di quelle "sovraniste" dei Paesi europei. La tendenza sarebbe riprendere in mano i destini nazionali a scapito dei vincoli comunitari. Questo favorirebbe la competizione commerciale, ma anche una più libera affermazione dell'interesse nazionale. Viene da chiedersi quale sia il vero vantaggio dei Paesi europei, in specie dell'Italia. Non mi pare sia interesse del nostro Paese essere svincolati dagli storici legami comunitari: anzi, un rafforzamento di essi s'impone. Quando l'Italia insiste su una responsabilità condivisa delle frontiere europee riguardo ai migranti va in questo senso, non in quello della chiusura delle frontiere nazionali, come i Paesi di Visegrad. Nonostante le diverse interpretazioni della cooperazione strutturata permanente sulla difesa europea tra Francia e Germania, la questione della difesa comune ha già compiuto significativi passi in avanti e deve avanzare ulteriormente, soprattutto se la Nato venisse destabilizzata. Ma anche con la difesa europea, gli Stati Uniti hanno un rapporto ambivalente per motivi economici e politici. La realtà è che un mondo scomposto e imprevedibile non conviene né agli europei né agli americani.
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