IL RUOLO DI SPICCO DEI CATTOLICI E QUELLO DI BENEDETTO XV NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE. QUELLA "PROFEZIA" CHE CAMBIO' PER SEMPRE LA CHIESA
IL MINISTERO DEL PONTEFICE PER FERMARE IL CONFLITTO SI OPPOSE A OGNI NAZIONALISMO E SEGNÒ LA STRADA DELLA NON VIOLENZA, POI CONTINUATA DA TUTTI I SUOI SUCCESSORI
di Andrea Riccardi, storico
Cosa ha significato la Prima guerra mondiale per la Chiesa e i cattolici? Una guerra mondiale è un terreno impossibile per la Chiesa cattolica che conta fedeli in tutti i Paesi, specie in Europa. Si trova a essere lacerata. Uno scrittore affermava ironicamente: Dio chi ascolta? I cattolici francesi che pregano per la vittoria della Francia o i tedeschi che invocano la vittoria della Germania? Il nazionalismo s'impadronisce delle coscienze dei cattolici, alimentato dalla propaganda di guerra. Chi parla di pace è considerato traditore della patria. La situazione italiana è particolare: qui i cattolici sono stati a lungo estranei alla vicenda nazionale per l'opposizione del papato alla perdita della sovranità su Roma, avvenuta nel settembre 1870. I giovani cattolici, combattendo da soldati, mostrarono di sentirsi italiani. Una volta, Lodovico Montini, fratello di Paolo VI, mi disse: «È combattendo nella Prima guerra mondiale che ci siamo guadagnati il nostro essere italiani».
Il cattolicesimo europeo e mondiale era profondamente diviso nei vari schieramenti bellici. Gli episcopati, con intensità diversa, appoggiavano lo sforzo militare dei propri Paesi. Dal Vaticano, papa Benedetto XV aveva subito colto come la guerra provocasse quello che definiva «il suicidio dell'Europa civile», cioè la fine di un mondo che andava irresponsabilmente verso il conflitto. Il Pontefice aveva presente il dolore dei combattenti e delle loro famiglie, la sofferenza d'intere popolazioni: per lui la guerra era «un'orribile macelleria». Per questo, il 1° agosto 1917, Benedetto XVscrisse una lettera ai capi di Stato belligeranti, in cui definiva la guerra «inutile strage», mentre invitava a deporre le armi, a ridurre gli armamenti e a trattare sul piano del diritto. La proposta fu largamente - e talvolta sdegnosamente - respinta. Alcuni ambienti italiani accusarono provocatoriamente il Papa di aver demoralizzato l'esercito e di aver condotto alla sconfitta di Caporetto. Dal pulpito di Notre Dame di Parigi, il popolare predicatore padre Sertillanges proclamava, in presenza dell'arcivescovo di Parigi, che la pace del Papa non gli interessava, ma voleva la vittoria della Francia. Solo dopo questa si sarebbe potuto parlare delle idee di Benedetto XV.
Quest'atteggiamento mostra il livello estremo della "nazionalizzazione" dei cattolici dei vari Paesi in guerra. Proprio nel contesto della Prima guerra mondiale, si vede come la voce del Santo Padre, spesso diplomaticamente isolato, senza forza politica o materiale, sia quella di un "profeta di pace": parla in nome dell'umanità e del bene comune, non solo nell'interesse dei cattolici.
Una grande eredità dal Novecento al XXI secolo, dopo due dolorose guerre mondiali, è il ministero di pace, assunto da Benedetto XV e vissuto da tutti i suoi successori, vera risorsa dell'umanità, dimenticando che un linguaggio aggressivo e di odio rischia di portare alla guerra. Papa Francesco è oggi in pieno l'erede di questa "profezia di pace", cui bisogna guardare con attenzione.
Giacomo Della Chiesa (18541922) fu eletto Papa col nome di Benedetto XV il 3 settembre 1914, poche settimane dopo l'inizio della guerra, durante la quale lanciò molti appelli per la pace, culminati il 1° agosto 1917 con la "Lettera ai capi dei popoli belligeranti" nella quale definì il conflitto «un'inutile strage».
IL MINISTERO DEL PONTEFICE PER FERMARE IL CONFLITTO SI OPPOSE A OGNI NAZIONALISMO E SEGNÒ LA STRADA DELLA NON VIOLENZA, POI CONTINUATA DA TUTTI I SUOI SUCCESSORI
di Andrea Riccardi, storico
Cosa ha significato la Prima guerra mondiale per la Chiesa e i cattolici? Una guerra mondiale è un terreno impossibile per la Chiesa cattolica che conta fedeli in tutti i Paesi, specie in Europa. Si trova a essere lacerata. Uno scrittore affermava ironicamente: Dio chi ascolta? I cattolici francesi che pregano per la vittoria della Francia o i tedeschi che invocano la vittoria della Germania? Il nazionalismo s'impadronisce delle coscienze dei cattolici, alimentato dalla propaganda di guerra. Chi parla di pace è considerato traditore della patria. La situazione italiana è particolare: qui i cattolici sono stati a lungo estranei alla vicenda nazionale per l'opposizione del papato alla perdita della sovranità su Roma, avvenuta nel settembre 1870. I giovani cattolici, combattendo da soldati, mostrarono di sentirsi italiani. Una volta, Lodovico Montini, fratello di Paolo VI, mi disse: «È combattendo nella Prima guerra mondiale che ci siamo guadagnati il nostro essere italiani».
Il cattolicesimo europeo e mondiale era profondamente diviso nei vari schieramenti bellici. Gli episcopati, con intensità diversa, appoggiavano lo sforzo militare dei propri Paesi. Dal Vaticano, papa Benedetto XV aveva subito colto come la guerra provocasse quello che definiva «il suicidio dell'Europa civile», cioè la fine di un mondo che andava irresponsabilmente verso il conflitto. Il Pontefice aveva presente il dolore dei combattenti e delle loro famiglie, la sofferenza d'intere popolazioni: per lui la guerra era «un'orribile macelleria». Per questo, il 1° agosto 1917, Benedetto XVscrisse una lettera ai capi di Stato belligeranti, in cui definiva la guerra «inutile strage», mentre invitava a deporre le armi, a ridurre gli armamenti e a trattare sul piano del diritto. La proposta fu largamente - e talvolta sdegnosamente - respinta. Alcuni ambienti italiani accusarono provocatoriamente il Papa di aver demoralizzato l'esercito e di aver condotto alla sconfitta di Caporetto. Dal pulpito di Notre Dame di Parigi, il popolare predicatore padre Sertillanges proclamava, in presenza dell'arcivescovo di Parigi, che la pace del Papa non gli interessava, ma voleva la vittoria della Francia. Solo dopo questa si sarebbe potuto parlare delle idee di Benedetto XV.
Quest'atteggiamento mostra il livello estremo della "nazionalizzazione" dei cattolici dei vari Paesi in guerra. Proprio nel contesto della Prima guerra mondiale, si vede come la voce del Santo Padre, spesso diplomaticamente isolato, senza forza politica o materiale, sia quella di un "profeta di pace": parla in nome dell'umanità e del bene comune, non solo nell'interesse dei cattolici.
Una grande eredità dal Novecento al XXI secolo, dopo due dolorose guerre mondiali, è il ministero di pace, assunto da Benedetto XV e vissuto da tutti i suoi successori, vera risorsa dell'umanità, dimenticando che un linguaggio aggressivo e di odio rischia di portare alla guerra. Papa Francesco è oggi in pieno l'erede di questa "profezia di pace", cui bisogna guardare con attenzione.
Giacomo Della Chiesa (18541922) fu eletto Papa col nome di Benedetto XV il 3 settembre 1914, poche settimane dopo l'inizio della guerra, durante la quale lanciò molti appelli per la pace, culminati il 1° agosto 1917 con la "Lettera ai capi dei popoli belligeranti" nella quale definì il conflitto «un'inutile strage».
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