E' successo qualcosa di brutto a Torre Maura, 23 mila abitanti, periferia est di Roma: una protesta violenta contro 70 rom (tra cui 33 bambini e 22 donne) portati in un centro della zona.
Sono stati bruciati i cassonetti della spazzatura in mezzo alla strada. CasaPound si è affiancata ai manifestanti. Sono stati gettati a terra i panini per i rom: «Zingari, dovete morire di fame», hanno gridato. Parole forti: «Zozzi»; «Io li brucio, li odio»; «Non li voglio, perché zingari».
Dietro un cancello, un nomade chiedeva: «Io non ti ho fatto male, perché mi vuoi ammazzare? I bambini piangono. Che ho fatto?».
Subito il Comune ha spostato i rom, partiti, protetti dalla polizia, tra applausi e saluti fascisti di gente furente. Perché? A Torre Maura c`è spaesamento. Qui abitano molti anziani. I rom sono l'occasione per gridare la rabbia. Tra l'altro, ci sono varie famiglie rom che vivono negli appartamenti senza problemi.
La gente soffre di solitudine e di tante carenze (trasporti, sanità, strutture di prossimità e molto altro). Non capisce bene quel che le succede attorno e nel mondo. Chi glielo spiega? Con chi parlare? Le presenze "sociali" sono rare. Il mondo è cambiato e nessuno l'ha spiegato a chi vive a Torre Maura. Anzi sono stati tagliati gli investimenti nelle periferie. Le periferie di Roma sono incandescenti: tanto degrado e pochi interventi.
D'altra parte la vicenda dei 70 rom è frutto del sistema dei campi, praticato a Roma per i 5 mila rom (ce ne sono sono altri 1.800 in campi informali). Una sistemazione diversa è rimasta una promessa inevasa. Roma non riesce a risolvere un problema di piccole dimensioni, mentre cresce l'odio sociale e peggiora la condizione dei bambini rom (spostati continuamente e spesso impossibilitati ad andare a scuola). Assurdo, ma è così!
Nelle periferie si prepara qualcosa di serio. Sono chiare le responsabilità della politica, ma non rinasce ancora un nuovo impegno civile verso questi mondi. Anche da parte di chi vuole creare un'alternativa politica. CasaPound, che lavora sulla rabbia popolare, è una delle poche presenze. I romani cercano di stare alla larga da questi mondi "perduti", magari criticando le reazioni violente di Torre Maura. Se non rinascerà la solidarietà civile, pezzi di questi mondi saranno dominati dalla rabbia e dall'esclusione. Ma non sono perduti! Tra i manifestanti, un quindicenne, Simone, dal marcato accento romanesco e con la sincerità di un adolescente, ha protestato contro l`accanimento verso i rom: «A me 70 persone nun me cambiano la vita... Secondo me - ha detto - nessuno deve essere lasciato indietro, né gli italiani, né i rom, né gli africani... Io non c'ho nessuna fazione politica, io so de Torre Maura che è diverso». Simone, coraggioso e lucido, è una speranza a Torre Maura. Ma dove sono gli altri ragazzi di Roma? Perché non sono andati a stringergli la mano? Forse non hanno tempo perché devono attrezzarsi alla competizione della vita? •
Sono stati bruciati i cassonetti della spazzatura in mezzo alla strada. CasaPound si è affiancata ai manifestanti. Sono stati gettati a terra i panini per i rom: «Zingari, dovete morire di fame», hanno gridato. Parole forti: «Zozzi»; «Io li brucio, li odio»; «Non li voglio, perché zingari».
Dietro un cancello, un nomade chiedeva: «Io non ti ho fatto male, perché mi vuoi ammazzare? I bambini piangono. Che ho fatto?».
Subito il Comune ha spostato i rom, partiti, protetti dalla polizia, tra applausi e saluti fascisti di gente furente. Perché? A Torre Maura c`è spaesamento. Qui abitano molti anziani. I rom sono l'occasione per gridare la rabbia. Tra l'altro, ci sono varie famiglie rom che vivono negli appartamenti senza problemi.
La gente soffre di solitudine e di tante carenze (trasporti, sanità, strutture di prossimità e molto altro). Non capisce bene quel che le succede attorno e nel mondo. Chi glielo spiega? Con chi parlare? Le presenze "sociali" sono rare. Il mondo è cambiato e nessuno l'ha spiegato a chi vive a Torre Maura. Anzi sono stati tagliati gli investimenti nelle periferie. Le periferie di Roma sono incandescenti: tanto degrado e pochi interventi.
D'altra parte la vicenda dei 70 rom è frutto del sistema dei campi, praticato a Roma per i 5 mila rom (ce ne sono sono altri 1.800 in campi informali). Una sistemazione diversa è rimasta una promessa inevasa. Roma non riesce a risolvere un problema di piccole dimensioni, mentre cresce l'odio sociale e peggiora la condizione dei bambini rom (spostati continuamente e spesso impossibilitati ad andare a scuola). Assurdo, ma è così!
Nelle periferie si prepara qualcosa di serio. Sono chiare le responsabilità della politica, ma non rinasce ancora un nuovo impegno civile verso questi mondi. Anche da parte di chi vuole creare un'alternativa politica. CasaPound, che lavora sulla rabbia popolare, è una delle poche presenze. I romani cercano di stare alla larga da questi mondi "perduti", magari criticando le reazioni violente di Torre Maura. Se non rinascerà la solidarietà civile, pezzi di questi mondi saranno dominati dalla rabbia e dall'esclusione. Ma non sono perduti! Tra i manifestanti, un quindicenne, Simone, dal marcato accento romanesco e con la sincerità di un adolescente, ha protestato contro l`accanimento verso i rom: «A me 70 persone nun me cambiano la vita... Secondo me - ha detto - nessuno deve essere lasciato indietro, né gli italiani, né i rom, né gli africani... Io non c'ho nessuna fazione politica, io so de Torre Maura che è diverso». Simone, coraggioso e lucido, è una speranza a Torre Maura. Ma dove sono gli altri ragazzi di Roma? Perché non sono andati a stringergli la mano? Forse non hanno tempo perché devono attrezzarsi alla competizione della vita? •
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