Il Papa ha ricordato la lunga storia di accoglienza della capitale. Ma ha anche esortato a contribuire ciascuno nel suo ambito a risolvere i tanti problemi, a tornare a sentirsi parte di una comunità
Papa Francesco è andato in visita al Campidoglio. L'evento ha ricordato il profilo complesso della città di Roma all'origine di conflitti nei due secoli scorsi: la capitale d'Italia e il centro del cattolicesimo. È la cosiddetta Questione romana (quando i Papi reclamavano la sovranità sulla città per esercitare liberamente il loro ministero). È stata chiusa nel 1929 con i Patti del Laterano. Anche se, negli anni del fascismo, ci furono varie tensioni tra la Chiesa e il regime, che rivendicava un volto fascista per la capitale dell'impero.
Negli anni della Seconda guerra mondiale, con i bombardamenti di Roma e, soprattutto, nei nove mesi dell'occupazione nazista (con la terribile razzia degli ebrei romani), si vide l'intensità del rapporto del Papa con la città. Pio XII, l'ultimo Pontefice romano, visitò senza alcuna scorta i quartieri bombardati. Lo si ricorda attorniato dalla gente, mentre -si dice - il suo abito si macchiò di sangue. Durante l'occupazione, il Papa divenne il riferimento morale e civico per i romani.
Questa è ormai storia lontana. Roma, negli anni della Repubblica, non ha registrato conflitti tra l`autorità civile e quella spirituale. Le visite dei papi in Campidoglio hanno avuto sempre un rilievo. Giovanni Paolo II aveva forte il senso dell'Urbe: Roma era per lui "Amor", il nome ottenuto leggendolo al contrario. E papa Francesco, in Campidoglio, ha guardato alla capitale alla luce della sua storia: «Roma, lungo i suoi quasi 2.800 anni di storia», ha detto «ha saputo accogliere e integrare diverse popolazioni e persone provenienti da ogni parte del mondo (...) ha prestato a ciascuna di esse quel terreno fertile, quell'humus adatto a far emergere il meglio di ognuna e a dar forma, nel reciproco dialogo, a nuove identità».
La capitale oggi ospita circa 400 mila stranieri, di cui la nazionalità più folta sono i romeni, quasi un quarto dei non italiani. Quale l'identità di Roma? La città vive una stagione
difficile, sia da un punto di vista economico che morale. A Roma non si vive bene: traffico, trasporti, viabilità difficile, carenza di strutture sociali e sanitarie, vasta periferia abitata da tante solitudini, nuove povertà... I mali di Roma sono tanti. C`è un chiaro problema di gestione della città. Roma ha bisogno di un nuovo impulso. Le periferie presentano molti problemi e il centro storico è sempre più uno spazio per i turisti e la politica. Dove batte il cuore di Roma? Da dove la speranza? Le responsabilità della politica sono evidenti; ma, per cambiare, ci vuole un nuovo impegno civile, anche volontario, dei romani verso la città, invece di rifugiarsi nel proprio ambiente o nelle nicchie delle professionalità, magari eccellenti. Bisogna tornare a sentire Roma come una comunità di destino di tutti e come realtà che ha un significato per l`Italia, come capitale, e per il mondo intero. Ci vuole una nuova passione civile, che si concentri anche nelle aree povere e periferiche. Il Papa, con la sua visita, ha dato un'indicazione. Roma deve rinascere dall'impegno generoso e civico dei suoi cittadini. Solo così anche la politica non sarà avulsa dalla realtà, racchiusa nello scenario del Campidoglio, ma potrà esprimere una speranza per il futuro della capitale.
editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 7/4/2019
Papa Francesco è andato in visita al Campidoglio. L'evento ha ricordato il profilo complesso della città di Roma all'origine di conflitti nei due secoli scorsi: la capitale d'Italia e il centro del cattolicesimo. È la cosiddetta Questione romana (quando i Papi reclamavano la sovranità sulla città per esercitare liberamente il loro ministero). È stata chiusa nel 1929 con i Patti del Laterano. Anche se, negli anni del fascismo, ci furono varie tensioni tra la Chiesa e il regime, che rivendicava un volto fascista per la capitale dell'impero.
Negli anni della Seconda guerra mondiale, con i bombardamenti di Roma e, soprattutto, nei nove mesi dell'occupazione nazista (con la terribile razzia degli ebrei romani), si vide l'intensità del rapporto del Papa con la città. Pio XII, l'ultimo Pontefice romano, visitò senza alcuna scorta i quartieri bombardati. Lo si ricorda attorniato dalla gente, mentre -si dice - il suo abito si macchiò di sangue. Durante l'occupazione, il Papa divenne il riferimento morale e civico per i romani.
Questa è ormai storia lontana. Roma, negli anni della Repubblica, non ha registrato conflitti tra l`autorità civile e quella spirituale. Le visite dei papi in Campidoglio hanno avuto sempre un rilievo. Giovanni Paolo II aveva forte il senso dell'Urbe: Roma era per lui "Amor", il nome ottenuto leggendolo al contrario. E papa Francesco, in Campidoglio, ha guardato alla capitale alla luce della sua storia: «Roma, lungo i suoi quasi 2.800 anni di storia», ha detto «ha saputo accogliere e integrare diverse popolazioni e persone provenienti da ogni parte del mondo (...) ha prestato a ciascuna di esse quel terreno fertile, quell'humus adatto a far emergere il meglio di ognuna e a dar forma, nel reciproco dialogo, a nuove identità».
La capitale oggi ospita circa 400 mila stranieri, di cui la nazionalità più folta sono i romeni, quasi un quarto dei non italiani. Quale l'identità di Roma? La città vive una stagione
difficile, sia da un punto di vista economico che morale. A Roma non si vive bene: traffico, trasporti, viabilità difficile, carenza di strutture sociali e sanitarie, vasta periferia abitata da tante solitudini, nuove povertà... I mali di Roma sono tanti. C`è un chiaro problema di gestione della città. Roma ha bisogno di un nuovo impulso. Le periferie presentano molti problemi e il centro storico è sempre più uno spazio per i turisti e la politica. Dove batte il cuore di Roma? Da dove la speranza? Le responsabilità della politica sono evidenti; ma, per cambiare, ci vuole un nuovo impegno civile, anche volontario, dei romani verso la città, invece di rifugiarsi nel proprio ambiente o nelle nicchie delle professionalità, magari eccellenti. Bisogna tornare a sentire Roma come una comunità di destino di tutti e come realtà che ha un significato per l`Italia, come capitale, e per il mondo intero. Ci vuole una nuova passione civile, che si concentri anche nelle aree povere e periferiche. Il Papa, con la sua visita, ha dato un'indicazione. Roma deve rinascere dall'impegno generoso e civico dei suoi cittadini. Solo così anche la politica non sarà avulsa dalla realtà, racchiusa nello scenario del Campidoglio, ma potrà esprimere una speranza per il futuro della capitale.
editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 7/4/2019
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