Passa ai contenuti principali

Il nazionalismo crescente ci porta nell'abisso della storia. Come ricorda Francesco, le guerre mondiali sono figlie dell'idolatria della patria. Non dimentichiamolo

La lezione della Seconda Guerra Mondiale è stata dimenticata? La mia generazione l'ha appresa dalla viva voce di genitori e nonni: sofferenze, bombardamenti, prigionia dei soldati, fame, attese senza notizie di parenti in guerra o dispersi... Abbiamo imparato quale grande male portano con sé i nazionalismi: la guerra mondiale con l'orrore inconcepibile (eppure reale) della Shoah. Oggi ritornano toni e discorsi aggressivi contro gli "altri": gruppi della popolazione (come i rom) o nazioni. È preoccupante.
Papa Francesco l'ha recentemente notato in un discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze sociali: i rapporti tra gli Stati - ha detto - si sviluppano spesso «in uno spirito più di contrapposizione che di cooperazione». E ha aggiunto: «La Chiesa osserva con preoccupazione il riemergere, un po` dovunque nel mondo, di correnti aggressive verso gli stranieri, specie gli immigrati, come pure quel crescente nazionalismo che tralascia il bene comune». È male difendere il proprio Paese? La domanda risuona talvolta polemicamente nei confronti del Papa, quasi egli indulgesse a un buonismo universalista. In realtà l'esperienza del Novecento mostra come l'assolutizzazione dell'interesse d'una nazione, fino all'idolatria nazionalista, porta al conflitto e fa anche il male della stessa nazione idolatrata. I cimiteri militari ricordano i dolori del nazionalismo e della guerra. Auschwitz, nel cuore dell'Europa, resta il monumento della follia omicida dell'odio agli ebrei e della distruzione dell'umanità del continente. Sgorga da quell'estremo nazionalismo tedesco che fu il nazismo, l'alleato del fascismo italiano. Eppure, oggi, sembra che memorie, posture, luoghi, simboli che si richiamano al fascismo possano provocatoriamente essere rimessi alla ribalta. Si vuole provocare, vellicare il nazionalismo o riabilitare la violenza? La Chiesa conserva - come una madre - la memoria dei dolori delle guerre e dei nazionalismi. Così Francesco ammonisce: «Lo Stato nazionale non può essere considerato come un assoluto, come un'isola... Il bene comune è divenuto mondiale e le nazioni devono associarsi per il proprio beneficio».
È la visione della globalizzazione "poliedrica" tipica di papa Bergoglio, in cui la dimensione nazionale coopera con quella internazionale senza livellare le differenze e isolare nessuno. Questa visione è espressione della saggezza della Chiesa, ma anche frutto dell'esperienza storica, più che secolare, di tanti popoli. Siamo in un mondo globale e dobbiamo coltivare un "bene comune universale" se non si vuole essere schiacciati tra l'imperialismo di alcuni forti interessi economici e le follie nazionaliste. Se non si apprende la lezione della storia non ci saranno un mondo più umano e una vita migliore. È l'ora di farsi carico del messaggio di papa Francesco in modo solidale e concreto! Tante volte si imboccano strade da cui non è facile ritornare. Il mondo cambia, ma avventure tragiche si possono ripetere. Meglio non scherzare con il fuoco, a meno che non lo si voglia davvero attizzare.

Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana

Commenti

Post popolari in questo blog

Solo il cardinale Matteo Zuppi sta cercando davvero la pace

Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto dal metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca  La Santa Sede non rompe mai le relazioni, specie in tempo di crisi, e si sforza di "umanizzare la guerra" La situazione in Ucraina, con una guerra quasi al terzo anno e l'inverno alle porte, si annuncia difficile. La resistenza ucraina, appoggiata dagli occidentali, non può bloccare il processo di decomposizione della società, anche a seguito di gravi distruzioni causate dai bombardamenti russi, con l'esodo all'estero di 7 milioni di ucraini. Il popolo sta pagando un prezzo enorme e non si vede la fine.  Intanto, in Russia, a Kazan, si sono riuniti, presieduti da Putin, i Brics cui partecipano Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran e altri. Nonostante non ci sia unanimità, la riunione a Kazan mostra che la Russia di Putin non è isolata. I governi occidentali - scrive Salvatore Settis s

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe