L’Italia repubblicana è stata da sempre in Europa e dentro il processo di unificazione europea. È un Paese fondatore e, ora, con una Brexit piuttosto certa, uno dei tre Stati più grandi, con Germania e Francia. Anche se – com'è noto - sul nostro Stato pesa un fortissimo debito pubblico. L’Italia è stata sempre interna alle dinamiche europee: nella prima Repubblica era ancorata all'internazionale democristiana e con un saldo rapporto con i cristiano-democratici tedeschi.
Durante la seconda Repubblica, l'ancoraggio di Silvio Berlusconi ai popolari europei e del Pd ai socialisti garantiva che l`Italia fosse influente e interna alle decisioni e maggioranze dell`Unione. Ora molto è cambiato: a livello politico e nel sentire degli italiani. Questi sono stati sempre europeisti. Uno storico francese, Jean Dominique Durand, ha scritto anni fa che l`europeismo degli italiani era rafforzato dallo scarso senso nazionale.
Oggi è diverso: gli attacchi alle istituzioni europee sono costanti e il nazionalismo si rafforza. Sembra che gli euroscettici si siano molto irrobustiti in Italia. Tuttavia una recente inchiesta europea rivela che gli euroscettici italiani sarebbero come in Francia: attorno al 37%, meno di Grecia e Regno Unito. Netta è la maggioranza degli europeisti italiani, intorno al 58%, comunque inferiore a Francia (62%) e Germania (63%). Del resto la Polonia populista raggiunge il picco dell`europeismo con il 72% dei consensi all'Unione. Eppure oggi, specie con la maggioranza gialloverde, sembra che l'Italia sia a disagio nell`Unione. Si parla di Bruxelles come una realtà esterna all`Italia, incapace di comprenderla. Ma è così? Unione europea e Italia non sono tra loro esterne. Certo, c'è da una parte Bruxelles, con la politica comunitaria, e dall'altra Roma.
Ma come l'Italia partecipa alle decisioni comunitarie? Dopo le elezioni europee, mentre si sta disegnando la nuova geografia delle responsabilità nell`Unione e le famiglie politiche europee si consultano, il nostro Paese appare isolato. Non solo è in difficoltà per le scelte finanziarie e il debito pubblico, ma vive un isolamento politico. Infatti sia 5 Stelle che Lega non sono ancorati a forti gruppi politici europei.
Il leader sovranista polacco, Jaroslaw Kaczynski, ha rifiutato di fare gruppo al Parlamento europeo con Salvini e Marine Le Pen, anche perché non condivide la linea filorussa di entrambi. Del resto i Governi sovranisti dell'Est, con il loro rigore sul bilancio, fanno una politica contrastante con quella italiana. Il loro interesse non è il nostro. La situazione è difficile, anche perché il Governo italiano deve convincere la Ue a non aprire una procedura per debito eccessivo. Ricordare a noi stessi che quel debito pesa come un macigno sulle generazioni future non è una questione pendente con l'uscente Commissione, ma una realtà che necessita una politica adeguata. Se stiamo in Europa, come gli italiani vogliono, bisogna armonizzare la politica finanziaria italiana con quella europea. Per questo si deve essere presenti nei dibattiti e nei processi decisionali dell`Unione. L'Europa non sono solo gli altri. L'Europa siamo noi.
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