Oggi corriamo il pericolo di una nuova corsa al riarmo, con l'installazione di missili in Europa
La riduzione di meccanismi di controllo e cooperazione fa rischiare terribili scivolate
come terra di frontiera tra i due imperi che controllavano il mondo.
Tante volte penso che i fuochi d'artificio quotidiani della politica servano a coprire i reali problemi che si aprono per l'Italia e per il mondo. Un fatto mi ha colpito: la fine del Trattato sulle forze nucleari a medio raggio, detto Inf, che nel 1987 pose fine ai missili nucleari o convenzionali a una gittata compresa tra 500 e 5.500 chilometri. Pochi ne parlano ma riguarda da vicino i cittadini, specie europei e italiani. Vuol dire che l'Europa e il mondo precipitano di nuovo nella spirale nucleare. Torna la guerra fredda tra Russia e Stati Uniti (ritiratisi dal Trattato accusando i russi - e i Paesi occidentali concordano - di produrre missili di questo tipo). Torna la guerra fredda! Non tra Urss e Usa come nel secolo scorso, ma una nuova che vede tre protagonisti, Russia, Stati Uniti e Cina (quest'ultima mai nel Trattato Inf e rafforzatasi come capacità nucleare, specie con missili a media gittata), vicino a varie potenze nucleari minori.
Ci vuole un po' di memoria storica. Nel 1987 il presidente americano Reagan e il leader sovietico Gorbacev firmarono l'accordo Inf per interdire i missili a media gittata (quelli sovietici minacciavano in particolare l'Europa). La guerra fredda finiva. Furono distrutti 2.692 missili e attuati controlli incrociati tra le due superpotenze. Il mondo si avviava a una dimensione di rapporti internazionali pacifica e cooperativa. L'Europa uscì dalla paura della guerra atomica che la minacciavaChi è più avanti negli anni ricorda il clima cupo della guerra fredda. Ero ragazzo all'epoca della crisi dei missili a Cuba tra Usa e Urss, quando sembrava che il mondo precipitasse nel conflitto a quindici anni da quello mondiale. Allora, però, governava una generazione che aveva conosciuto l'orrore della guerra. Giovanni XXIII parlò con forza. Americani e sovietici si comportarono saggiamente e il pericolo svanì. Ma rimase un orizzonte di paura sino al fatidico 1987.
Oggi si rischiano la corsa al riarmo e l'istallazione di missili a media gittata in Europa. Ci tocca da vicino. Non lancio allarmismi. La situazione non è disperata: negli anni Ottanta c'erano 60 mila testate nucleari, oggi 14 mila. Le generazioni di fine secolo hanno lasciato un mondo migliore. Preoccupa però l'odierno protagonismo scomposto di vari attori internazionali. È solo questione di linguaggio? Ma la riduzione di meccanismi di controllo e cooperazione fa rischiare terribili scivolate. Cosa contano gli italiani di fronte a queste sfide? I piccoli Paesi europei, orgogliosi dei loro confini, contano niente in questi scenari. Solo coltivare le alleanze, come quella atlantica, e il rafforzamento dell'Unione europea pesa sulla bilancia del mondo. È una via obbligata, quella cominciata nel secolo scorso, che va percorsa con decisione. Le dimensioni del nostro Paese e le necessità della pace la suggeriscono oggi con più forza.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 11/8/2019
La riduzione di meccanismi di controllo e cooperazione fa rischiare terribili scivolate
come terra di frontiera tra i due imperi che controllavano il mondo.
Tante volte penso che i fuochi d'artificio quotidiani della politica servano a coprire i reali problemi che si aprono per l'Italia e per il mondo. Un fatto mi ha colpito: la fine del Trattato sulle forze nucleari a medio raggio, detto Inf, che nel 1987 pose fine ai missili nucleari o convenzionali a una gittata compresa tra 500 e 5.500 chilometri. Pochi ne parlano ma riguarda da vicino i cittadini, specie europei e italiani. Vuol dire che l'Europa e il mondo precipitano di nuovo nella spirale nucleare. Torna la guerra fredda tra Russia e Stati Uniti (ritiratisi dal Trattato accusando i russi - e i Paesi occidentali concordano - di produrre missili di questo tipo). Torna la guerra fredda! Non tra Urss e Usa come nel secolo scorso, ma una nuova che vede tre protagonisti, Russia, Stati Uniti e Cina (quest'ultima mai nel Trattato Inf e rafforzatasi come capacità nucleare, specie con missili a media gittata), vicino a varie potenze nucleari minori.
Ci vuole un po' di memoria storica. Nel 1987 il presidente americano Reagan e il leader sovietico Gorbacev firmarono l'accordo Inf per interdire i missili a media gittata (quelli sovietici minacciavano in particolare l'Europa). La guerra fredda finiva. Furono distrutti 2.692 missili e attuati controlli incrociati tra le due superpotenze. Il mondo si avviava a una dimensione di rapporti internazionali pacifica e cooperativa. L'Europa uscì dalla paura della guerra atomica che la minacciavaChi è più avanti negli anni ricorda il clima cupo della guerra fredda. Ero ragazzo all'epoca della crisi dei missili a Cuba tra Usa e Urss, quando sembrava che il mondo precipitasse nel conflitto a quindici anni da quello mondiale. Allora, però, governava una generazione che aveva conosciuto l'orrore della guerra. Giovanni XXIII parlò con forza. Americani e sovietici si comportarono saggiamente e il pericolo svanì. Ma rimase un orizzonte di paura sino al fatidico 1987.
Oggi si rischiano la corsa al riarmo e l'istallazione di missili a media gittata in Europa. Ci tocca da vicino. Non lancio allarmismi. La situazione non è disperata: negli anni Ottanta c'erano 60 mila testate nucleari, oggi 14 mila. Le generazioni di fine secolo hanno lasciato un mondo migliore. Preoccupa però l'odierno protagonismo scomposto di vari attori internazionali. È solo questione di linguaggio? Ma la riduzione di meccanismi di controllo e cooperazione fa rischiare terribili scivolate. Cosa contano gli italiani di fronte a queste sfide? I piccoli Paesi europei, orgogliosi dei loro confini, contano niente in questi scenari. Solo coltivare le alleanze, come quella atlantica, e il rafforzamento dell'Unione europea pesa sulla bilancia del mondo. È una via obbligata, quella cominciata nel secolo scorso, che va percorsa con decisione. Le dimensioni del nostro Paese e le necessità della pace la suggeriscono oggi con più forza.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 11/8/2019
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