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Africa, c'è un futuro da costruire insieme

Maputo, la capitale dei Mozambico, è grande e moderna, distesa sull'oceano Indiano: un milione e mezzo di abitanti, palazzi alti accanto all'elegante urbanistica portoghese. E' il Mozambico ricco e sviluppato. Non sfugge però all'assedio delle baracche e delle periferie di gente che viene a cercare ostinatamente un futuro. L'impatto di Papa Francesco con Maputo è stato forte. Dal suo arrivo, la gente è scesa per strada. Non era mossa dall'organizzazione dell'evento, piuttosto fragile. Volevano "vedere il Papa". Ero in un bar, di fronte alla cattedrale, un'opera portoghese degli anni Cinquanta splendidamente rinnovata, mentre la televisione inquadrava il Papa scendere dall'aereo. In quel momento tutti si sono alzati in piedi e hanno applaudito. Perché? 
I cattolici sono sette milioni su 25 milioni di abitanti. Forte è la sfida dei "profeti" delle comunità neoprotestanti, quelle della teologia della prosperità, molto anticattolici e contro il Papa. Eppure le strade di Maputo erano piene e non solo di cattolici. Tra gli sponsor della visita papale, varie imprese musulmane.Maputo ho seguito la visita di Francesco con questa domanda: cosa cerca la gente che va verso il Papa con spontaneità? Sotto la patina di modernità e ricchezza, le ferite sono profonde: cinque secoli di colonialismo che ha sfruttato la mano d'opera fino a esportare lavoratori in Sudafrica; la guerra civile con un milione di morti; un presente con poco lavoro e tanta lotta quotidiana per la competizione, specie per i giovani. Il viaggiatore polacco Ryszard Kapuscinski ha scritto sul Mozambico: "E' un Paese con la colonna vertebrale spezzata, saccheggiato e devastato per secoli".
La visita del Papa ha riconosciuto la dignità del Paese, recentemente scosso da fatti di seria corruzione. Lo spettro della violenza incombe. Nel Nord, ci sono state azioni pesanti del terrorismo islamista dal volto misterioso, la cui presenza viene ricollegata alle enormi ricchezze scoperte nel sottosuolo e nel mare. Il giorno della partenza del Papa, una scheggia separatista della guerriglia, la Renamo (ora forza di opposizione), ha attaccato un autobus, per guastare la festa con un segnale negativo. 
Tutta la classe dirigente mozambicana si è riunita con il premier Nyusi per accogliere Francesco alla Presidenza, l`elegante villa dei governatori coloniali. Nyusi ha parlato di pace e ha salutato il capo della Renamo, presente in sala. Poi, uscendo, il Papa gli si è avvicinato: ha invitato a risolvere i problemi insieme, come si capiva anche dai gesti. Ho visto i volti della dirigenza: i vecchi leader marxisti e i giovani tecnocrati. Poi Francesco è corso, sempre tra ali di folla lungo le strade, all'incontro con i giovani (cattolici, protestanti, musulmani e di altre religioni). Ha detto loro: «Le nostre differenze sono necessarie. Insieme, come vi trovate adesso, voi siete il palpito di questo popolo... per scrivere una nuova pagina di storia, una pagina piena di speranza, piena di pace, piena di riconciliazione». È la sua proposta ai mozambicani, un popolo di giovani: una nuova pagina di storia da scrivere come un'unica famiglia pur nelle differenze etniche, religiose e politiche. Una visione semplice e forte in un'Africa dove vari giovani Stati si scompongono. 
Il Papa non viene a fare affari in Mozambico come quasi tutti i leader, ma a dire alla gente che c'è un futuro da costruire insieme. Non indica la via della competizione del mercato, quella della caccia alla ricchezza. Con un gesto ha chiarito che bisogna partire dai poveri: la visita al Centro Dream per la cura dei malati di Aids, realizzato dalla Comunità di Sant`Egidio (500 mila persone in cura in Africa e 100 mila bambini nati sani da madre sieropositiva). La visita, pur in mezzo alla folla di Zimpeto, periferia nord di Maputo, è stata riservata all'incontro con i malati. Sembrava che il Papa non avesse un orario: c'era tempo per tutti. Un privilegio per i poveri. Un'ottantenne, molto malata di Aids, ha detto al Papa: «Sono vissuta tanto per riuscire a incontrarla!». Francesco ha concluso di fronte ai malati in cura: «Qui si dà alla luce la speranza». 

A Zimpeto gli hanno regalato un pastorale di legno, con piccole croci di lamiera e di paglia tratta dai tetti di Beira, distrutta dal ciclone. Il Papa l'ha portato durante la Messa nello stadio. I mozambicani, «un popolo esperto nel soffrire», ha detto Bergoglio, vivono una grande domanda religiosa, spesso senza risposta. Su questa domanda religiosa operano le comunità neoprotestanti, usando la religiosità e puntando su risposte miracolistiche ai bisogni quotidiani. Spesso queste comunità sono prossime nelle periferie e non solo, mentre le Chiese sono più lontane. La Chiesa cattolica, nonostante il coraggio di molti, è limitata per la mancanza di preti, i pochi missionari e per la penuria di strutture. 
Certo la breve visita di Francesco non può rispondere a domande così vaste. La fede è però anche un fatto di popolo, non solo di percorsi ben strutturati. La gente ha sentito che il Papa rappresentava qualcosa di profondo. Francesco ha invitato gli operatori della Chiesa a parlare di Dio al cuore dei mozambicani e a indicare che Dio vive nei feriti della vita. Spesso, in Europa, è difficile comprendere il valore di un viaggio del Papa in un Paese giovane, in movimento, turbato e assetato di speranza. 
Nella Messa, prima di partire, connettendo la pace dei cuori credenti con la riconciliazione dell`intero Mozambico, Francesco ha detto che saranno i cuori di un popolo credente a custodire la pace dalla rapacità dei mercati, dal terrorismo, dalla ricerca frenetica dell'interesse di parte. «Vogliamo che la pace regni nei nostri cuori e nel palpito del nostro popolo. Vogliamo un futuro di pace». 











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