Passa ai contenuti principali

Medio Oriente tra rabbia e rassegnazione

Louis Raphael Sako a un incontro di Preghiera per la Pace della Comunità di Sant'Egidio

Da Israele alla Palestina, dal Libano all'Iran le riforme e la pace sono ancora un miraggio
Il Medio Oriente si è infiammato nuovamente in queste ultime settimane. Tra i palestinesi di Gaza e Israele, siamo in una fase dura. Jihad islamico, che accanto a Hamas controlla la Striscia palestinese, ha continuato il lancio di missili su Israele, dopo l'uccisione mirata di un suo leader.
I raid israeliani successivi hanno provocato una trentina di morti palestinesi. Gaza è prigioniera delle organizzazioni terroriste, dell'odio e della miseria. Colpirla non risolve. Non c'è soluzione all'orizzonte per la questione israelo-palestinese, che continua a ingarbugliarsi.
Il Medio Oriente è un coacervo di crisi. La Siria è stata distrutta da una terribile guerra dai molteplici attori, interni e internazionali, fin dal 2011. L'ultimo atto è stato la fine della regione autonoma dei curdi. Il presidente Assad ha ripreso il controllo di gran parte di questa zona (dopo il via libera di Trump agli attacchi turchi). Ora questi ultimi occupano i territori frontalieri. Tuttavia Daesh sembra aver ripreso libertà d'azione, dopo che era stato sconfitto e messo sotto controllo dai curdi: subito l'ha manifestata con l'uccisione di due sacerdoti armeno-cattolici, padre e figlio, e altre azioni terroristiche.
Iraq e Libano sono in una situazione di altro tipo. La gente è stanca della corruzione e non si riconosce più nel sistema confessionale. In Libano i manifestanti contro il primo ministro Hariri (che si è dimesso) si sono detti libanesi prima che cristiani, sunniti o sciiti: hanno protestato contro la corruzione e chiesto la riduzione delle imposte e un Governo tecnico che risani l'economia. Il potere stenta a dare una risposta positiva a queste istanze, mentre il presidente Aoun ha chiesto di smettere le proteste per evitare la "catastrofe".
Qualcosa di simile avviene in Iraq. Le proteste contro il Governo, la corruzione, il carovita e la disoccupazione giovanile sono iniziate a ottobre. Sono nate fuori dai comparti religiosi ed etnici. La repressione è stata dura. Il patriarca caldeo (leader dei cristiani), cardinale Louis Raphael Sako, ha visitato i manifestanti per solidarietà. Se il popolo torna protagonista nelle strade al di là delle divisioni etnico-religiose, non bisogna dimenticare le pressioni internazionali.
L'Iran e i filoiraniani vedono con preoccupazione quello che sembra un revival delle Primavere arabe del 2011 in Iraq. Egualmente in Libano, gli Hezbollah, l'organizzazione sciita filoiraniana con un ramo militare (impegnato in Siria a favore di Assad), sono preoccupati delle mobilitazioni in cui i giovani hanno un ruolo di primo piano. I cittadini chiedono il cambiamento, ma non è facile. Il grande scrittore libanese Amin Maalouf, che guarda con simpatia e attenzione ai movimenti arabi, ha dichiarato: «La gente aspira ovunque a una vita migliore, alla dignità, alla libertà. Ma sono cose dure da ottenere. Gli apparati politici non si buttano giù in un secondo, anche se tarlati. Ma soprattutto è complicato ricostruire». La storia recente - in Libia, Iraq e Siria - lo dimostra. Non bisogna perdere la speranza. I grandi rischi sono, da un lato, la rassegnazione e, dall'altro, la rabbia.

Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 24/11/2019

Commenti

Post popolari in questo blog

Solo il cardinale Matteo Zuppi sta cercando davvero la pace

Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto dal metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca  La Santa Sede non rompe mai le relazioni, specie in tempo di crisi, e si sforza di "umanizzare la guerra" La situazione in Ucraina, con una guerra quasi al terzo anno e l'inverno alle porte, si annuncia difficile. La resistenza ucraina, appoggiata dagli occidentali, non può bloccare il processo di decomposizione della società, anche a seguito di gravi distruzioni causate dai bombardamenti russi, con l'esodo all'estero di 7 milioni di ucraini. Il popolo sta pagando un prezzo enorme e non si vede la fine.  Intanto, in Russia, a Kazan, si sono riuniti, presieduti da Putin, i Brics cui partecipano Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran e altri. Nonostante non ci sia unanimità, la riunione a Kazan mostra che la Russia di Putin non è isolata. I governi occidentali - scrive Salvatore Settis s

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe