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Il recente viaggio di papa Francesco ha portato a galla l'attenzione verso i cristiani d'Oriente
Papa Francesco in Asia: due tappe, Thailandia e Giappone. Due Paesi dove la Chiesa cattolica è minoritaria. In Giappone i cattolici sono poco più di mezzo milione su 126 milioni di abitanti. L'evangelizzazione procede lentamente. L'arcivescovo di Tokyo ha dichiarato: «Le persone hanno una specie di barriera interiore verso ogni religione». Eppure l'evangelizzazione risale a san Francesco Saverio sbarcato nel 1549. Dopo un inizio favorevole, vennero i tempi in cui il cristianesimo fu perseguitato. A metà dell'Ottocento tornarono i missionari. Anche in Thailandia, Paese buddhista, la Chiesa è cresciuta lentamente nei secoli, arrivando a 300 mila fedeli su 60 milioni. Ma la condizione minoritaria non è una sconfitta della missione. Chiama in modo particolare al dialogo con le religioni e all'evangelizzazione.
Qualcuno ha parlato del Duemila come del "secolo asiatico", per la crescita delle economie del continente e dell'influenza mondiale di giganti come Cina e India. Su quasi quattro miliardi e mezzo di asiatici, i cattolici sono il 3,5%. I cristiani sono maggioritari solo nelle Filippine e a Timor Est, dove prevalgono i cattolici. I cristiani sono pochi in India (2,3%) e in Cina (3%). Altri Paesi ne hanno invece conosciuto una forte crescita: la Corea (quasi 30% della popolazione) e Singapore (18%). Significativa è la comunità cattolica in Indonesia, il più grande Paese islamico al mondo, che complessivamente conta il 12% dei cristiani. In Vietnam, i cattolici sono otto milioni su 82 milioni e vivono una stagione migliore dopo tempi di serie limitazioni da parte del potere comunista.
Il Papa ha parlato della missione e dei missionari in Thailandia. Questi ultimi sembrano ormai figure del passato. Invece il missionario «non è un mercenario della fede» o un «procacciatore di proseliti»: è un mendicante che apre le porte per condividere l'abbraccio del Signore che rende i popoli una famiglia. Francesco ha invitato anche ad aprirsi ai poveri e ai migranti. In Asia vivono 80 milioni di migranti internazionali (78 in Europa). L`universalismo cattolico è allo stesso tempo comunicare il Vangelo alle genti, vivendo la missione, ma anche allargare le comunità ai più poveri.
Seguire i viaggi del Papa in Paesi così lontani e diversi da noi allarga il cuore e la mente. Rivela che la Chiesa, quella della nostra parrocchia o città, è parte di una grande famiglia. Il Papa e i missionari vivono il sogno di un mondo unito e di pace.
Diceva un grande padre della Chiesa, Giovanni Crisostomo, morto all'inizio del V secolo: «I fedeli, a Roma, considerano quelli che sono in India come membra del loro stesso corpo». La globalizzazione non è solo quella delle merci o dei viaggi. Il sogno della Chiesa è far crescere una coscienza globale tra lontani e vicini: quella di una famiglia di popoli.
Al mondo dei popoli, da Hiroshima, il Papa ha inviato un forte messaggio di pace: «Dove abbondò la distruzione possa oggi sovrabbondare la speranza che è possibile scrivere e realizzare una storia diversa», quella della pace. I viaggi del Papa ci portano a guardare con partecipazione al mondo lontano e a sentire che siamo tutti legati, sempre più legati, per vivere in pace.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del I/12/2019
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