Papa Francesco durante la sua recente visita a Bari - Foto Vatican News |
Per vincere le tante sfide (religiosa, culturale, politica) il Mediterraneo recuperi la sua antica vocazione
Il Mediterraneo è una frontiera tra mondi: tra l'Africa, il Medio Oriente e l'Europa. E l'Europa spesso teme che masse di rifugiati la invadano.
È una frontiera tra mondi religiosi: il Sud in gran parte islamico e con alcune isole minoritarie cristiane e lo Stato ebraico; il Nord cristiano, dove gli ebrei sono i conviventi di sempre e dove si stanno creando importanti comunità musulmane. Lungo il Mediterraneo vivono differenti comunità cristiane: cattoliche occidentali in maggioranza, ma anche cattoliche orientali, ortodosse, protestanti, armene, siriache, copte. Il Mare nostro bagna tanti mondi plurali. È il mare della diversità, che può divenire quello dello scontro. Lo è stato per secoli: dalle invasioni arabe e turche alle crociate. Il terrorismo islamico vorrebbe far tornare la guerra tra cristiani e musulmani. Lo chiarì l'Isis quando decapitò in Libia, sul bordo del Mediterraneo, 21 copti egiziani, annunciando che presto sarebbero arrivati fino a Roma e nel cuore dell`Europa.
La riunione dei vescovi cattolici del Mediterraneo, svoltasi a Bari e conclusasi domenica 23 febbraio, non è una risposta al "nemico", ma una mano tesa a tutti.
Infatti, dopo l'incontro tra vescovi cattolici, ci si dovrà aprire agli altri cristiani mediterranei, agli ebrei e ai musulmani protagonisti di questo mare. Era il disegno di Giorgio La Pira, che il cardinale Bassetti ha ricordato. È stato il disegno perseguito da tanti anni di incontri mediterranei, come quello del 1990 a Bari dal titolo Mediterraneo, mare di pace, realizzato dall'allora arcivescovo Magrassi e dalla Comunità di Sant'Egidio, che riunì personalità delle due rive mediterranee in un tempo in cui si parlava di scontro di civiltà.
Il 7 luglio 2018 papa Francesco ha convocato i primati delle Chiese mediterranee per parlare di pace e dei cristiani in Medio Oriente: un evento inedito dalla divisione tra Oriente e Occidente. Così, di ritorno a Bari, il Pontefice ha detto: «Potremmo chiamare Bari la capitale dell'unità, l'unità della Chiesa».
L'unità nel Mediterraneo non si fa con il dominio. È stata un'illusione delle civiltà e degli imperi affacciatisi su questo mare, dopo il crollo di quello romano. Troppo radicate sono le differenze e le diverse identità. Nel Mediterraneo non ci si protegge con le barriere. La sfida del Mediterraneo (religiosa, culturale e politica) è la ricomposizione nel dialogo.
Ci si "protegge" con il dialogo e l'incontro. Perché il Mediterraneo è scambio e incontro. Uno studioso barese, Franco Cassano, parla di un "pensiero meridiano" comune alla gente di questo mare: bisogna andare lenti - egli dice - per incontrare e guardare gli altri, non farsi prendere dalla voracità di chi vuole classificare tutti in amici e nemici.
Il Mediterraneo plurale deve fare sentire la sua ricca voce in Europa, dove talvolta si teme il Sud come terra di incertezza e instabilità. Deve parlare la sua lingua, che è dialogo quotidiano e incontro. Francesco ha detto a Bari: «È il mare del meticciato».
L'incontro dei vescovi mediterranei a Bari segna una ripresa di iniziativa della Chiesa nel dialogo e nell'incontro. A essa il Papa ha indicato la direzione: il Signore «ci ha chiesto l'estremismo della carità. È l'unico estremismo cristiano lecito».
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del I/3/2020
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