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Finalmente la verità storica sul pontificato di Pio XII: non attaccò Hitler ma si adoperò per la pace

Papa Pio XII in un'immagine d’archivio  -  Foto da open.online - ANSA/ARCHIVIO

Il Pontefice fece condanne generali e non dirette, anche per preservare la Chiesa come spazio d`asilo

Se non ci fosse stato il coronavirus, in questa settimana gli studiosi sarebbero al lavoro negli Archivi della Santa Sede. Infatti, dal 2 marzo scorso, sono aperti i fondi archivistici di un periodo delicato della storia della Chiesa: gli anni di Pio XII, dalla vigilia della Seconda guerra mondiale alla guerra fredda (1939-1958).
Gli anni del conflitto sono stati al centro di forti polemiche. Fin dal 1963, il drammaturgo tedesco Rolf Hochhuth scrisse una pièce teatrale, Il Vicario, in cui accusava il Papa di indifferenza verso il dramma degli ebrei durante il nazismo. Ne è derivata una letteratura, spesso molto polemica ma anche seria: Pio XII sapeva delle deportazioni degli ebrei e non è intervenuto. Si è arrivati fino a un libro, come quello di John Cornwell, intitolato Il papa di Hitler. Si capisce l'interesse per gli Archivi vaticani. Tanto che, Paolo VI, già collaboratore di Pio XII come sostituto della Segreteria di Stato (e impegnato nel salvataggio degli ebrei), cominciò a fare pubblicare una serie di volumi dal 1965 al 1981 - contenenti i documenti vaticani. Ma il riordino dell'archivio degli anni di Pio XII era molto in ritardo, e infatti viene aperto solo ora.
Da parte mia, avendo studiato la figura e il pontificato di Pacelli dalla metà degli anni Settanta, quando la polemica era forte, ho sempre pensato che fosse necessario aprire i suoi archivi presto, per capire quanto era successo. Quando cominciai a studiare l`occupazione nazista di Roma - sempre negli anni Settanta -, erano vivi molti religiosi che avevano nascosto ebrei, antifascisti e renitenti alla leva di Salò: la loro convinzione era che ci fosse un ordine del Papa. Un ordine scritto non ci fu, ma evidentemente Pio XII e i suoi collaboratori vollero la Chiesa come spazio d'asilo per i ricercati: i «randagi», disse il Papa in un discorso.
Il Pontefice fece condanne generali, ma non attaccò direttamente l'azione di Hitler. Questo va riconosciuto. Oggi molti ebrei, che hanno sofferto l'abisso della Shoah, lo rimproverano per questo. E si capisce. Tuttavia, Pio XII intendeva cercare la pace, preservare la Chiesa come spazio d'asilo, guidare l`unità dei cattolici. Nonostante ciò, Hitler aveva in animo di rapirlo.
Ma non c'è solo questo negli archivi di Pio XII. Si pensi ai documenti sulla persecuzione comunista che si scatenò contro la Chiesa nell'Est europeo e in Urss, un'azione di annientamento senza pari nella storia europea: migliaia di morti, tanti deportati e tanti dolori. È un "martirio" da indagare. Inoltre ci sono molte altre tematiche di grande interesse: l'avvio delle Chiese dei Paesi colonizzati verso la libertà, la fine dell'esperienza dei preti operai nel 1954, le prime riforme introdotte da Pio XII e tanto altro.
La Chiesa è storia del popolo di Dio unito a tanti popoli che, nella propria fragilità e tra le avversità, vive una grande speranza e opera per essa: quella di un mondo più fraterno.
I documenti che troviamo negli archivi sono le tracce delle scelte di uomini, delle avversità, dei limiti e della grandezza. Lo storico non è un apologeta della Chiesa, pronto sempre a difenderla; non è nemmeno però un giudice. Come diceva il grande storico Marc Bloch: «Una parola domina e illumina i nostri studi: "comprendere"». Non giudicare né difendere, ma comprendere. Questa è la storia. Leggerla e amarla ci aiuta a orientarci meglio in questo nostro complicato presente.

Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 15/3/2020

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