Padre Maccalli nella sua parrocchia in Niger - Foto da Vatican News |
I terroristi l'hanno ripreso accanto a un altro italiano, Nicola Chiacchio. Il pensiero va a loro e agli altri rapiti
Questa Pasqua è particolare: in casa, senza festa, senza Messa, accompagnata dalle preoccupazioni per la pandemia e dal dolore per la scomparsa di alcuni malati. È Pasqua di grande dolore per gli anziani che muoiono isolati negli istituti, dove sono finiti imprigionati. Stiamo vivendo un`esperienza simile a una guerra, secondo alcuni. Non è proprio così, ma è un tempo difficile, con tante preoccupazioni per il futuro. A ragione siamo concentrati sui nostri problemi, quelli del territorio o del Paese. La pandemia, anche a livello di informazione, occupa la ribalta e le prime pagine dei giornali, quasi facendoci dimenticare un mondo grande, oltre noi.
Ci riporta a questa realtà una notizia: un italiano, il missionario padre Pier Luigi Maccalli, rapito in Niger, è ancora vivo. Un breve video, diffuso qualche giorno fa, lo mostra con un altro rapito, Nicola Chiacchio. Padre Maccalli è stato prelevato dai terroristi islamici la notte tra il 17 e il 18 settembre 2018. Più di un anno fa. È un missionario della Società delle missioni africane (Sma), che ha altri sei sacerdoti nel Niger, al servizio della piccola comunità cattolica, circa lo 0.5% della popolazione in larghissima parte musulmana. Oggi, in alcune parrocchie del Paese - tra l'altro dove Maccalli opera - non è più possibile la presenza dei sacerdoti (quindi non ci sono celebrazioni liturgiche). Lì il terrorismo impone a povere comunità in diaspora una chiusura che noi stiamo vivendo per il coronavirus.
Nel Sahel, infestato dal terrorismo, non sono pochi i rapiti. C'è suor Gloria Cecilia Narvaez, colombiana, che operava nel Nord del Mali, detenuta dal 2017: da tre anni. Ci sono anche un operatore umanitario tedesco, Jörg Lange, prelevato al confine con il Mali nel 2018 e altri sequestrati da quattro o più anni.
Il pensiero va anche a Silvia Romano, rapita a 23 anni nel novembre 2018 in Kenya, dove svolgeva un servizio umanitario. Sembra - ma niente è certo - che sia stata venduta ad altre bande e ora sia in Somalia.
Perché il terrorismo si accanisce contro questi amici dei poveri e dell`Africa? Sono italiani, europei, latino-americani che hanno lasciato i loro Paesi per scopi umanitari o religiosi: solo per servire gratuitamente. La loro generosità è veramente un'alternativa alla strategia di violenza e del terrore imposta dagli islamisti a gente inerme. In qualche modo, le loro presenze sono accuse viventi a chi sparge terrore su popolazioni povere e indifese. Non avanguardie dell'imperialismo, come dice la propaganda islamista. Colpire queste donne e questi uomini serve a mostrare potenza e a cancellare l'impronta della gratuità in terre povere e spesso dimenticate.
Questi "rapiti", che vogliamo ricordare a Pasqua, sono testimoni di una vita gratuita e spesa per gli altri. Ci sono quasi ottomila missionari italiani nel mondo: religiose e religiosi, volontari laici, famiglie, sacerdoti, più della metà in Africa. E con loro parecchi volontari. Sono la parte migliore dei nostri Paesi, che mostra come ci siano donne e uomini che sentono il mondo - specie dove si soffre e si è esclusi - come una casa comune. Anche loro sono i nostri eroi.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 19/4/2020
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